Proroga per la misurazione della TARI con criterio medio-ordinario

La conversione in legge del DL n. 124/2019 porterà in dote alcune novità in tema di TARI, le più significative delle quali sono: - la proroga della modalità di misurazione del tributo da parte dei Comuni sulla base di un criterio medio-ordinario e non sull’effettiva quantità di rifiuti prodotti; - la fissazione al 30 aprile del termine di deliberazione delle tariffe per l’anno 2020; - l’accesso alle condizioni tariffarie agevolate alla fornitura del servizio di gestione integrato dei rifiuti urbani e assimilati agli utenti domestici che si trovino in condizioni economico-sociali disagiate. In particolare, nel modificare il comma 652 dell’art. 1 della L. n. 147/2013 (legge di stabilità 2014), è prevista la proroga della modalità di misurazione della TARI da parte dei Comuni sulla base di un criterio medio-ordinario, vale a dire sulla base delle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie in relazione agli usi e alla tipologia di attività svolte, fino a diversa regolamentazione disposta dall’ARERA (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) e in attesa di una revisione complessiva del DPR n. 158/1999 (recante le norme per l’elaborazione del metodo normalizzato per definire la tariffa del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti urbani). La misurazione sull’effettiva quantità di rifiuti prodotti, che si riflette perfettamente nel fondamentale principio comunitario “chi inquina paga” di cui all’art. 14 della direttiva 2008/98/Ce, può dunque ancora attendere. Si ricorda che le tariffe per ogni categoria o sottocategoria omogenea sono determinate da ciascun Comune moltiplicando il costo del servizio per unità di superficie imponibile accertata, previsto per l’anno successivo, per uno o più coefficienti di produttività quantitativa e qualitativa di rifiuti. L’utilizzo del criterio medio-ordinario, più volte prorogato, è stato recentemente differito al 2019 dall’art. 1, comma 1093 della L. n. 145/2018 (legge di bilancio 2019). In buona sostanza, la modifica permette ancora ai Comuni di adottare i coefficienti di cui alle tabelle 2, 3a, 3b, 4a e 4b dell’allegato 1 del citato DPR n. 158/1999, in misura inferiore ai minimi o superiori ai massimi ivi indicati del 50%, al fine di semplificare l’individuazione dei coefficienti di graduazione delle tariffe TARI, evitando altresì cambiamenti troppo marcati del prelievo su talune categorie almeno fino a diversa regolamentazione da parte dell’ARERA. Al fine di acquisire il piano finanziario del servizio di gestione dei rifiuti urbani, i Comuni per l’anno 2020 approvano le tariffe e i regolamenti della TARI e della tariffa corrispettiva (TARIP) entro il 30 aprile (art. 683-bis dell’art. 1 della L. n. 147/2013). Il termine di deliberazione viene quindi scollegato da quello previsto per la deliberazione del bilancio di previsione. Per i Comuni e i gestori dei rifiuti si tratta di una novità importante, essendo alle prese con l’applicazione del nuovo sistema di determinazione dei costi efficienti del servizio rifiuti delineato dall’ARERA con la delibera n. 443 del 31 ottobre 2019 (recante la definizione dei criteri di riconoscimento dei costi efficienti di esercizio e di investimento del servizio integrato dei rifiuti per il periodo 2018-2021). Inoltre, è stato previsto un bonus sociale anche per le utenze domestiche del servizio rifiuti, secondo criteri simili a quelli già stabiliti per l’energia elettrica, il gas e il servizio idrico. Bonus sociale anche per le utenze domestiche del servizio rifiuti L’attuazione di tale bonus è rimessa a provvedimenti dell’ARERA, i quali saranno emanati sulla base dei principi e criteri individuati con decreti del Presidente del Consiglio. Da ultimo si segnala una modifica introdotta all’art. 19, comma 7 del DLgs. n. 504/1992 sulla modalità di riscossione del TEFA (tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente), cioè del tributo provinciale determinato come addizionale della TARI. Allo stato attuale il tributo provinciale è riscosso dai Comuni contestualmente al pagamento della TARI, stante l’assenza di un autonomo e distinto codice tributo, e viene poi riversato alla Provincia o alla Città metropolitana, cioè ai soggetti attivi, al netto di una commissione pari allo 0,30% dell’ammontare riscosso. A decorrere dal 1° gennaio 2020, invece, sarà la struttura di gestione dei modelli di pagamento unificato F24 a effettuare direttamente il riversamento, calcolando il tributo sulla base di un’aliquota pari al 5%, salvo diversa deliberazione del soggetto attivo.

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Tra le novità del Ddl di conversione del decreto fiscale, anche la fissazione al 30 aprile del termine di deliberazione delle tariffe per l’anno 2020

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