Paese di origine: rileva dove avviene la raccolta dei prodotti

Il Paese di origine dei funghi coltivati è quello dove avviene la raccolta degli stessi, a prescindere dal fatto che fasi sostanziali della produzione abbiano luogo in altri Stati membri dell’Unione e che i funghi medesimi siano stati trasportati nel territorio soltanto nei tre giorni precedenti la prima raccolta (Corte di giustizia Ue, Causa C-686/17). IL FATTO Con la sentenza in rassegna, la Corte di giustizia Ue si è pronunciata in merito alla corretta interpretazione delle disposizioni che definiscono l’origine doganale delle merci, nell’ambito di una controversia relativa a un’azione, promossa da un’associazione tedesca per la lotta contro la concorrenza sleale, volta a inibire la vendita di funghi di coltivazione raccolti in Germania e commercializzati con l’etichettatura “Origine: Germania”, senza altre indicazioni esplicative. E invero, come risulta dagli atti di causa, il processo di produzione dei funghi da coltivazione di cui trattasi risulta articolato in quattro fasi. Inizialmente, la materia prima per il compost viene tagliata e mescolata, per un periodo da sette a undici giorni, in Belgio e nei Paesi Bassi, mentre la seconda fase della produzione consiste nella pastorizzazione, che dura da cinque a sei giorni, e nella preparazione del compost nei Paesi Bassi, nella terza fase di produzione viene iniettato il micelio (sapore di funghi) nel compost per quindici giorni, mentr nella quarta fase, che ha luogo nei Paesi Bassi, viene avviata la formazione del carpoforo su uno strato di torba e calcare in cassette per la coltivazione e, infine, dopo circa quindici giorni, le cassette vengono trasportate in Germania, dove, nell’azienda produttrice, dopo un periodo da uno a cinque giorni, ha luogo la prima raccolta dei funghi e, dopo dieci-quindici giorni, la seconda. Secondo i rilievi mossi dalla predetta associazione ricorrente, la menzione utilizzata al momento della commercializzazione dei funghi, ovvero “Origine: Germania”, sarebbe stata tale da indurre in errore il consumatore, dal momento che il pubblico di riferimento ne deduce che non solo la raccolta, ma anche l’intero processo di produzione abbia avuto luogo in Germania e sul punto, il giudice del rinvio osservava che, dall’esame della normativa di riferimento in materia doganale, dovrebbe effettivamente dedursi che il Paese d’origine dei funghi sia la Germania. Tuttavia, tale giudice s’interrogava anche sulla relazione tra i diversi strumenti del diritto dell’Unione relativi al Paese di origine dei prodotti ortofrutticoli destinati alla vendita al consumatore come prodotti freschi adottati in materia doganale, agricola e di tutela dei consumatori, al fine di accertare se le disposizioni particolari in materia di etichettatura – come quelle previste in materia agricola dal Regolamento n. 543/2011, recante modalità di applicazione del Regolamento (Ce) n. 1234/2007 nei settori degli ortofrutticoli freschi e degli ortofrutticoli trasformati – prevalgano sulle norme del Regolamento (UE) n. 1169/2011, riguardanti l’informazione dei consumatori sugli alimenti. Il giudice del rinvio si chiedeva altresì se, al fine di evitare un ordine inibitorio emesso a causa del carattere ingannevole delle indicazioni del Paese di origine, un produttore possa integrare l’indicazione del Paese d’origine con un’indicazione relativa alle fasi di produzione svolte in altri Stati membri. Per quanto attiene, in particolare, alla questione relativa alla corretta determinazione dell’origine doganale dei prodotti in esame, l’associazione ricorrente sostiene che l’applicazione dell’articolo 23 del codice doganale comunitario, istituito dal Regolamento (Cee) n. 2913/1992, è subordinata alla condizione che la merce di cui trattasi sia interamente ottenuta in un Paese, mentre l’articolo 24 del medesimo codice si riferisce al caso in cui vari Paesi sono intervenuti nella produzione di tale merce. Sul punto, l’associazione ricorrente ritiene che il legislatore sia partito dal principio che una pianta può essere “raccolta” solo nel Paese in cui è stata anche coltivata e alla cui terra è legata; tale postulato non si verificherebbe nel caso in esame, poiché – come detto – i funghi da coltivazione sono stati piantati in un Paese in un contenitore trasportabile riempito di terra e sono stati estratti da tale terra in un altro Paese. LA DECISIONE DELLA CORTE DI GIUSTIZIA UE Al riguardo, contrariamente a quanto sostenuto dalla predetta associazione, la Corte di giustizia ritiene che le norme previste al citato articolo 24 del codice doganale comunitario – ora: articolo 60, paragrafo 2, del codice doganale dell’Unione (istituito dal Regolamento UE n. 952/2013), in combinato disposto con articolo 32, del Regolamento Ue n. 2446/2015 – relativo all’origine delle merci nella cui produzione intervengono vari paesi o territori, non sono applicabili. E invero, conformemente all’articolo 23, paragrafo 1, del codice doganale comunitario e all’articolo 60, paragrafo 1, del codice doganale dell’Unione, le merci interamente ottenute in un unico Paese sono considerate originarie di tale Paese o territorio. L’articolo 23, paragrafo 2, lettera b), del codice doganale comunitario specifica, poi, che per merci interamente ottenute in un Paese s’intendono “i prodotti del regno vegetale ivi raccolti”; parimenti, l’articolo 31, lettera b), del Regolamento n. 2446/2015 prevede che “i prodotti del regno vegetale ivi raccolti” sono merci considerate interamente ottenute nello stesso Paese o in un medesimo territorio. Nei Regolamenti in materia doganale citati non figura alcuna definizione del termine “raccolti” in relazione ai prodotti del regno vegetale e secondo i giudici unionali, per definire tale termine occorre tener conto del fatto che è alla data in cui sono separati dal substrato che i funghi di coltivazione diventano ortaggi “freschi”, ai sensi della voce tariffaria 0709 della nomenclatura combinata, che riguarda gli “altri ortaggi, freschi o refrigerati” e che contiene la sottovoce 0709 51 intitolata “funghi”. Inoltre, la Corte osserva che, sebbene il Regolamento n. 1337/2013, fondato sull’articolo 26, paragrafo 2, lettera b), del citato Regolamento n. 1169/2011, abbia previsto la menzione di diverse indicazioni di etichettatura al fine di informare sufficientemente i consumatori sull’origine delle carni fresche, refrigerate e congelate di animali delle specie suina, ovina, caprina e di volatili, nessun Regolamento ha previsto norme simili per quanto riguarda il Paese d’origine dei funghi. Conseguentemente, la Corte di giustizia ha concluso che l’articolo 23, paragrafi 1 e 2, lettera b), del codice doganale comunitario e l’articolo 60, paragrafo 1, del codice doganale dell’Unione (in combinato disposto con l’articolo 31, lettera b, del relativo Regolamento integrativo n. 2446/2015), devono essere interpretati nel senso che il Paese di origine dei funghi di coltivazione è il Paese di raccolta degli stessi ai sensi delle disposizioni summenzionate, a prescindere dal fatto che fasi sostanziali della produzione abbiano avuto luogo in altri Stati membri dell’Unione e che i funghi di coltivazione siano stati trasportati nel territorio di raccolta soltanto nei tre giorni precedenti la prima raccolta.

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