Fringe benefit, raddoppia il limite di esenzione a 516,46 euro

Il criterio che regola la determinazione del reddito di lavoro dipendente è quello di onnicomprensività (dizione utilizzata dalla stessa Amministrazione finanziaria; si veda, tra le molte, la risposta ad interpello n. 37/2019), definito dall’art. 51, comma 1, TUIR. In base a tale disposizione, costituiscono reddito di lavoro dipendente “tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d'imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro”. Sulla portata di tale principio si sono innestati infiniti dibattiti dottrinali, numerosissime pronunce di prassi e molta giurisprudenza. Lo stesso legislatore ne ha limitato l’estensione. Difatti, il comma 2 del medesimo articolo elenca una serie di fattispecie in cui le erogazioni a favore del dipendente “non concorrono a formare il reddito”. Senza voler entrare nel dettaglio di questo “mondo”, basti qui dire che è proprio in questo elenco che si rinvengono in buona parte (basti pensare alle “famose” lettere f, f-bis) le basi giuridiche tributarie di quello che viene definito “welfare aziendale” e che negli ultimi anni, grazie anche alla spinta ricevuta dalle disposizioni in materia di conversione dei premi di produttività in beni e servizi detassati (art. 1, commi 182-189, legge n. 208/2015 e successive modifiche ed integrazioni), ha avuto un rinnovato impulso ed utilizzo nelle politiche retributive aziendali. Seguendo il filo logico tracciato dall’art. 51 TUIR, il comma 3 elegge il “valore normale” a criterio principe per la determinazione in denaro dei valori non monetari corrisposti al dipendente, compresi quelli dei beni ceduti e dei servizi prestati al coniuge del dipendente o ai familiari indicati nell’art. 12 TUIR o il diritto di ottenerli da terzi. La soglia di non concorrenza alla formazione del reddito L’ultimo periodo del comma 3 dell’art. 51 TUIR prevede che “non concorre a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati se complessivamente di importo non superiore nel periodo d'imposta a euro 258,23; se il predetto valore è superiore al citato limite, lo stesso concorre interamente a formare il reddito”. Come chiarito dalla circolare del Ministero delle Finanze 23 dicembre 1997, n. 326, si tratta di una previsione di carattere generale applicabile anche con riferimento ai beni indicati nel successivo comma 4 (vale a dire quelli per i quali è prevista una determinazione convenzionale del relativo valore). Inoltre, la verifica che il valore sia non superiore complessivamente nel periodo d'imposta a lire 500.000 (oggi 258,23 euro), va effettuata con riferimento agli importi tassabili in capo al percettore del reddito e, quindi, al netto di quanto eventualmente corrisposto dal dipendente per tutti i beni o servizi di cui ha fruito nello stesso periodo d'imposta, tenendo conto di tutti i redditi percepiti, anche se derivanti da altri rapporti di lavoro eventualmente intrattenuti nel corso dello stesso periodo d'imposta. L’importante documento di prassi, poi, precisa che in sede di applicazione delle ritenute di acconto il sostituto d'imposta terrà conto di tutti i valori che sono stati percepiti nel corso di rapporti intrattenuti con lui, nonché, se il dipendente ha chiesto di conguagliare altri redditi di lavoro dipendente o assimilati, dei valori percepiti nel corso di altri rapporti. Viene chiarito, infine, che - in sede di tassazione alla fonte del reddito di lavoro dipendente - il sostituto d'imposta deve applicare la ritenuta nel periodo di paga in cui viene superata la predetta soglia e che se risulta chiaro che il valore, tenuto conto dell'intero periodo d'imposta, sarà complessivamente superiore al suddetto importo, deve effettuare la ritenuta fin dal primo periodo di paga. Più di recente, invece, la legge n. 208/2015 ha inserito un nuovo comma 3-bis a mente del quale l'erogazione di beni, prestazioni, opere e servizi da parte del datore di lavoro può avvenire mediante documenti di legittimazione, in formato cartaceo o elettronico, riportanti un valore nominale (cc.dd. voucher). Il decreto Agosto raddoppia la soglia In tale contesto, si inserisce la previsione di cui all’art. 112 del decreto Agosto (D.L. n. 104/2020), rubricata, forse in maniera non del tutto corretta da un punto di vista terminologico, “raddoppio limite welfare aziendale anno 2020”. Per effetto di tale disposizione, limitatamente al periodo d'imposta 2020, l'importo del valore dei beni ceduti e dei servizi prestati dall'azienda ai lavoratori dipendenti che non concorre alla formazione del reddito ai sensi dell'art. 51, comma 3, TUIR, è elevato a 516,46 euro. Per il resto, dunque, le regole restano immutate: così è, ad esempio, per la rilevanza delle erogazioni effettuate verso alcuni familiari o per la regola della tassabilità integrale al superamento della predetta soglia. Prove di ammodernamento? Sebbene non sensazionale, la previsione del decreto Agosto può essere comunque salutata con favore. In primo luogo, può essere vista come un primo passo - da tanti e da tanto tempo atteso - verso un generale ammodernamento della disciplina in materia di reddito di lavoro dipendente. In tale ottica, proprio la predetta soglia - rimasta inalterata negli ultimi decenni nella misura di 500.000 lire - è stata spesso giudicata insufficiente, più che altro anacronistica, rispetto alle concrete necessità aziendali. Non foss’altro per la perdita di significatività subita con il passaggio all’euro. Ecco, allora, che questo estemporaneo raddoppio (benché, probabilmente, ancora insufficiente) suscita un barlume di speranza, alla stregua di un timido approccio verso una possibile e sperabile opera di svecchiamento dell’intera disciplina. A giudicare dai “numeri” indicati dalla stessa norma (agli oneri derivanti dal presente articolo valutati in 12,2 milioni di euro per l'anno 2020 e in 1,1 milioni di euro per l'anno 2021, si provvede ai sensi dell'art. 114) non sembra che questa misuri costi molto. Di tal che è legittimo quantomeno sperare in una sua introduzione “a regime”, e non solo per il 2020 (2021 per effetto della c.d. cassa allargata). Da una tale misura, infine, potrebbero derivare esternalità positive anche per il welfare di produttività che, in parte, si poggia anche su questa soglia di esenzione attraverso il c.d. “carrello della spesa”, caratterizzato essenzialmente da voucher per l’acquisto di beni e servizi che non fruiscono di regimi specifici di non imponibilità.

Concordato preventivo biennale: in un video le istruzioni per l’uso

Decreto salva casa: nuovi requisiti di abitabilità

Concordato preventivo forfetari: aggiornato il software

Via libera al Decreto Agricoltura: le misure approvate

Decreto Salva Casa: le novità in arrivo

Influencer inquadrabile come agente di commercio

Carta Dedicata a te: destinatari, requisiti e misura

Decreto Coesione in Gazzetta Ufficiale, le novità in arrivo

Disabili: come cambia la legge 104 dal 30 giugno

Fringe benefit, raddoppia il limite di esenzione a 516,46 euro

Per l’anno 2020 raddoppia la quota di welfare aziendale, legata ai fringe benefit portando il limite per la detassazione di beni e servizi riconosciuti ai lavoratori dipendenti a 516,46 euro

Lascia un commento Annulla risposta

Newsletter

Articoli correlati

Lascia un commento Annulla risposta