È ancora disponibile, ma non per tutti i professionisti e le partite Iva, il bonus connettività per migliorare l’accesso alla rete del proprio studio o, perché no, dell’abitazione, se risulta essere anche il luogo di lavoro. L’importante è sottoscrivere un abbonamento per partite Iva. I fondi sono ingenti. Ma il meccanismo di funzionamento e distribuzione delle risorse sta creando un piccolo corto circuito: almeno l’85% del plafond è ancora disponibile, eppure in certe Regioni è ormai difficile puntare al voucher più corposo, quello da 2.500 euro. È Infratel a gestire l’erogazione del maxi fondo connettività, da quasi 590 milioni di euro, nato inizialmente per imprese fino a un massimo di 250 dipendenti, poi esteso agli autonomi, con decreto Mise del 22 aprile 2022 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale 116 del 19 maggio 2022). Il bonus non serve genericamente per cambiare operatore, ma per effettuare un upgrade rispetto alla tecnologia abitualmente in uso. La disponibilità dei fondi I voucher sono di tre tipi: A (300 euro), B (500 euro) e C (2.000 euro) cui possono aggiungersi 500 euro per eventuali costi di ricollegamento. Il valore del voucher varia in base alla velocità disponibile presso l’indirizzo del cliente, cui corrispondono differenti offerte commerciali. È chiaro che il voucher maggiore sia preferibile, soprattutto per aggiungere servizi accessori, alla normale linea dati. Tempi stretti per le richieste Perché è importante fare in fretta? Primo: il denaro a disposizione è tratto dal Fondo Sviluppo e Coesione, che assegna per sua natura un peso maggiore ad alcune Regioni del Sud. Così, su 589 milioni di euro totali, la Sicilia ne ha disponibili 117, la Campania 106, mentre Toscana e Lazio si accontentano di 15 a testa, 20 la Lombardia. Poi, le risorse sono così ripartite: il 25% è destinato a voucher di tipo A, il 50% a quello B e il restante 25% al voucher C. Ecco perché in tante regioni gran parte dei voucher da 2.000 euro risulta già impegnata, o perché già attivata (ossia sottoscritta dal cliente) o prenotata (ossia opzionata da un operatore di telefonia, che si impegna a venderlo entro un certo periodo di tempo). Questo avviene in Toscana (50% dei voucher C già sottoscritti), in Lombardia (53,5% già sottoscritti), in Piemonte (il 68%) o nel Lazio (53%) solo per citare alcuni casi. Sono dati pubblici, aggiornati al 4 agosto, reperibili dal cruscotto digitale del Mise (bandaultralarga.italia.it/scuole-voucher/voucher-imprese/). Il contatore gira velocemente e a breve potrebbero arrivare i primi stop dagli operatori.