Pensioni, si apre il tavolo di confronto tra governo e parti sociali

È ripreso il 19 gennaio il confronto tra Governo e Parti sociali per delineare un nuovo intervento di riordino del sistema previdenziale, verso caratteristiche di maggiore flessibilità ed equità, dopo le misure varate nella legge di Bilancio 2023. Insieme al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, erano presenti all'incontro con le associazioni datoriali e sindacali i sottosegretari Claudio Durigon (Lavoro) e Federico Freni (Economia e Finanze), i vertici dell'INPS e l'Ufficio legislativo del Ministero della Pubblica Amministrazione. L’obiettivo che ci si pone è quello di costruire una riforma che abbia valenza strutturale entro l’estate. Così come ha sottolineato il Ministro del Lavoro la razionalizzazione dei sistemi di accesso alla pensione che ci si propone di realizzare risponde alla volontà di dare certezze a quanti, dopo una vita di lavoro, si interrogano rispetto alle effettive prospettive pensionistiche. Si è poi sottolineato come serve un quadro chiaro e stabile di norme affinché i singoli possano scegliere come eventualmente provvedere a integrare gli assegni, con congruo anticipo e in maniera sostenibile. In attesa di meglio comprendere i profili “del domani che verrà”, dal 1° gennaio si evidenziano poi alcuni profili di novità. Le linee guida Così come si legge sul sito del Ministero del Lavoro, all'attenzione del confronto è stato portato l'attuale quadro della spesa pensionistica, anche in un'ottica di evoluzione del sistema all'interno del quale si dovrà tenere conto degli scenari demografici in Italia, dei cambiamenti nei modelli organizzativi delle imprese e della congiuntura economica attuale. In questo senso, il Ministro Calderone ha anticipato la volontà di ripristinare permanentemente il Nucleo di valutazione della spesa previdenziale per meglio monitorare i fattori che influenzano l'andamento del settore, consentendo così una revisione sostenibile del complesso sistema pensionistico vigente. In relazione alle direttrici della riforma si lavorerà per trovare meccanismi di ulteriore miglioramento dell'attuale normativa vigente per quanto riguarda, in particolare, la flessibilità in uscita specialmente in riferimento alle categorie più interessate da lavori usuranti; uno degli obiettivi principali sarà quello di assicurare la possibilità di lasciare prima il lavoro revisionando le pensioni sperimentali come la cd. Opzione Donna, puntando al contempo sul potenziamento della previdenza complementare con un'azione di vera e propria educazione previdenziale mirata a rendere più adeguati gli assegni pensionistici. Attenzione anche ai meccanismi di staffetta generazionale al fine di favorire l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro senza disperdere il patrimonio di competenze dei più anziani con una cooperazione virtuosa fra Stato e imprese per favorire il ricambio generazionale. Prossimo incontro previsto per l'8 febbraio 2023, con un tavolo verticale dedicato alle misure per giovani e donne. Si proseguirà poi con tavoli settimanali per arrivare velocemente alla definizione della riforma. Canali di pensionamento Andando alle novità del 2023, per quello che riguarda i canali di pensionamento la legge di Bilancio introduce in via sperimentale la nuova quota 103 cui può accedersi maturando, entro il 31 dicembre 2023, un'età anagrafica di almeno 62 anni e un'anzianità contributiva di almeno 41 anni, a condizione che il valore lordo mensile del trattamento di pensione anticipata non sia superiore a cinque volte il trattamento minimo. Per i lavoratori dipendenti che, pur avendo maturato i requisiti pensionistici di quota 103, rimangono in servizio viene meno l'obbligo di versamento all'ente previdenziale dei contributi a carico del lavoratore e del datore di lavoro e il medesimo importo viene quindi corrisposto interamente al lavoratore. Sono state poi prorogate anche per il 2023 Ape sociale e Opzione donna, cui possono le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2022 hanno maturato un'anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un'età di 60 anni (ridotta di un anno per ogni figlio nel limite massimo di due anni) e che assistono un parente disabile, o che hanno una riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74% o che sono lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese in crisi (in tale ultimo caso il requisito anagrafico è pari a 58 anni). Rivalutazione montante contributivo e coefficienti di trasformazione Va ancora evidenziato come nel 2023 il tasso medio annuo composto di variazione del prodotto interno lordo nominale, nei cinque anni precedenti il 2022, da utilizzarsi per la rivalutazione della parte contributiva di tutte le pensioni (di vecchiaia, di anzianità, di invalidità) erogate dalla previdenza pubblica obbligatoria (INPS) è pari a 0,009973 e, pertanto, il coefficiente di rivalutazione è pari a 1,009973. Pur se a valenza positiva, essendo superiore leggermente a 1, il nuovo coefficiente “recupera” la media invece negativa, inferiore a 1, accertata nel 2021 che era stata pari a 0,999785. Entrano poi in vigore i nuovi coefficienti di trasformazione del contributivo, aggiornati con decreto direttoriale dei Ministeri del Lavoro e dell’economia del 1° dicembre 2022. In considerazione degli effetti sulla mortalità determinati dall’emergenza epidemiologica nell’ultimo biennio si determina un aumento della rendita con un incremento sulla quota contributiva stimata in una percentuale tra il 2 e il 3 per cento. Il meccanismo di perequazione È stata introdotta poi per il biennio 2023-2024 una disciplina speciale per l'indicizzazione dei trattamenti pensionistici, confermando una perequazione automatica pari al 100% della variazione dell'indice del costo della vita (per il 2023 individuato in misura pari al 7,3%) per i trattamenti di importo fino a quattro volte il trattamento minimo INPS e riconoscendo una perequazione in misura variabile, all'85% per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo, al 53% per le pensioni tra 5 a 6 volte il minimo, al 47% tra 6 e 8 volte il minimo, al 37% da 8 a 10 volte il minimo e al 32% negli assegni oltre 10 volte il minimo. Si prevede poi un’integrazione una tantum dell’indicizzazione pari all’1,5% nel 2013 e al 2,7% nel 2024. Per il solo 2023 la rivalutazione delle pensioni minime per i soli over 75 prevede però un incremento del 6,4% raggiungendo l’importo mensile di 597,3 euro mensili. Casse di previdenza Nella legge di Bilancio, si prevede poi che entro fine giugno il Ministero dell’Economia di concerto con il Ministero del Lavoro emani un decreto per fissare le regole generali sugli investimenti delle Casse di previdenza sulla base del quale i singoli Enti previdenziali dovranno autoregolamentarsi con specifico regolamento da sottoporre a specifica approvazione Previdenza complementare e informativa di sostenibilità Per quel che riguarda la previdenza complementare è in vigore dal 1° gennaio il regolamento delegato UE n. 2022/1288 del 6 aprile 2022 che, combinato con il regolamento Disclosure, trova applicazione con riferimento alle forme pensionistiche e alle società che hanno istituito le predette forme, giacché rientranti nell’ampia definizione di partecipanti ai mercati finanziari. Le relative previsioni riguardano l’informativa da rendere sui siti web, la documentazione precontrattuale, i bilanci/rendiconti di tutte le forme pensionistiche complementari.

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