Assemblee dei soci: ancora in remoto fino al 31 luglio 2023

L’art. 106 del D.L. n. 18/2020 (Decreto Cura Italia) è intervenuto sulle norme in materia di assemblee di società ed enti al fine di agevolare lo svolgimento delle riunioni dei soci. La disposizione, ora oggetto di proroga da parte della legge di conversione del D.L. n. 198/2022 (decreto Milleproroghe) al 31 luglio 2023 consente di: - esprimere il voto in via elettronica o per corrispondenza nonché intervenire in riunione, anche in modo esclusivo, mediante mezzi di telecomunicazione, senza la necessità che il presidente, il segretario o il notaio si trovino nel medesimo luogo; per l’utilizzo di possibilità è necessaria la sua esplicitazione nell’avviso di convocazione delle assemblee ordinarie e straordinarie; - assumere, da parte dei soci delle società a responsabilità limitata, le deliberazioni mediante consultazione scritta o esprimendo il consenso per iscritto; - designare, anche ove lo statuto disponga diversamente e in via esclusiva, per le assemblee ordinarie o straordinarie delle società con azioni quotate (per quelle i cui titoli sono immessi in un sistema multilaterale di negoziazione e per quelle con azioni diffuse fra il pubblico in misura rilevante) il rappresentante previsto dall’art. 135-undecies del TUF; - designare, per le banche popolari e le banche di credito cooperativo, le società cooperative e le mutue assicuratrici, per le assemblee ordinarie e straordinarie il rappresentante previsto dall’art. 135-undecies, c. 1, del D.Lgs. n. 58/98. Si segnala che poiché il tenore letterale del comma 7 dell’art. 106 del DL n. 18/2020 è rimasto invariato, la disposizione si applica alle assemblee tenute entro la data del 31 luglio 2023, indipendentemente dalla data della loro convocazione. Quali sono gli orientamenti interpretativi sulle disposizioni prorogate È utile segnalare alcune delle interpretazioni di cui sono state oggetto le previsioni dell’art. 106, nello specifico quelle provenienti dal Comitato Triveneto dei Notai e dal Consiglio Notarile di Milano. In particolare, secondo i Notai del Triveneto: - le disposizioni dell’art. 106 sono applicabili direttamente anche alle assemblee degli obbligazionisti in quanto la norma che disciplina lo svolgimento di tali ultime assemblee (art. 2415, comma 3 c.c.) rinvia alle disposizioni relative alle assemblee straordinarie dei soci; - alle deroghe emergenziali in esame deve farsi ricorso con la dovuta attenzione rispetto alle indicazioni statutarie vale a dire vi si può ricorrere solo laddove le stesse deroghe siano effettivamente necessarie allo svolgimento delle assemblee nel periodo pandemico; - l’assunzione delle decisioni dei soci attraverso la consultazione scritta o con il voto espresso per iscritto non può applicarsi: a) alle materie indicate dall’ 2479, secondo comma, nn. 4) e 5) c.c. (le modificazioni dell'atto costitutivo e le decisioni di compiere operazioni che comportano una sostanziale modificazione dell'oggetto sociale determinato nell'atto costitutivo o una rilevante modificazione dei diritti dei soci); b) alle fattispecie di cui all’ 2482-bis, quarto comma c.c.in materia di riduzione del capitale; c) al diritto, in capo agli amministratori o ai soci che rappresentano almeno un terzo del capitale sociale, di richiedere che la decisione dei soci sia adottata mediante deliberazione assembleare. Secondo il Consiglio Notarile di Milano (massima n. 200 del 23 novembre 2021) l’assemblea dei soci, a prescindere dal suddetto regime emergenziale di cui al citato art. 106, D.L. n. 18/2020 e al di fuori dei casi di assemblea totalitaria, può essere convocata (e svolgersi anche in forma non totalitaria) senza l'indicazione di alcun luogo fisico, bensì solo mediante mezzi di telecomunicazione. Inoltre, le agevolazioni in esame devono ritenersi applicabili anche alle riunioni degli altri organi sociali, con particolare riguardo al consiglio di amministrazione e al collegio sindacale, anche in assenza di una clausola statutaria che preveda espressamente la possibilità di convocare l'organo collegiale solo mediante mezzi di telecomunicazione (sempreché vi sia la generica disposizione statutaria che, ai sensi degli artt. 2388, comma 1 e 2404, comma 1, c.c., consenta la partecipazione con tali mezzi). Quali sono le interpretazioni sullo svolgimento delle assemblee dopo l’emergenza Sullo svolgimento delle assemblee da remoto post periodo emergenziale si registrano diversi ed opposti orientamenti dottrinali. Secondo alcuni autori, nell’ordinamento vi sarebbe un vero e proprio divieto di svolgimento delle riunioni con modalità meramente virtuali; depongono in tal senso la lettera dell’art. 2366 c.c. (che impone di indicare nell’avviso di convocazione il luogo di svolgimento dell’assemblea), l’art. 2370 c.c. (che consente un intervento a distanza, ma in presenza anche di una riunione fisica) e l’art. 2363 c.c. (che impone di convocare l’assemblea nel comune del luogo ove ha sede la società). Non solo: lo svolgimento a distanza potrebbe comportare una discriminazione nei confronti dei soci che possono avere difficoltà di accesso alla tecnologia digitale o potrebbero non possedere le competenze necessarie a usufruire pienamente di tali strumenti. Secondo altri, tra cui il Consiglio notarile di Milano, è possibile continuare a svolgere le assemblee da remoto già sulla base dell’attuale disciplina del c.c. Infatti, non osterebbero a tale fine né la norma che impone la convocazione in un luogo fisico (art. 2363 c.c.), né quella in tema di sottoscrizione del verbale da parte del presidente e del segretario (art. 2375 c.c.). A supporto della suddetta tesi si è espressa anche Assonime nel documento Note e Studi n. 2/2022: l’autorevole associazione ritiene che anche nel regime ordinario, i soci possano autorizzare lo svolgimento di riunioni assembleari virtuali mediante una specifica previsione statutaria. Pertanto, sembra si possa sostenere che sia possibile svolgere, anche dopo la fase emergenziale, un’assemblea in videoconferenza sempre che tale possibilità sia stata inserita nello statuto sociale in quanto il codice civile, che condiziona appunto la partecipazione a distanza all’esistenza di una previsione statutaria, esprime la volontà del legislatore di attribuire tale scelta non tanto all’organo amministrativo bensì alla volontà dei soci i quali sono chiamati ad esprimersi sul punto all’atto dell’approvazione dello statuto. Tale decisione, quindi, dovrebbe rientrare nella competenza inderogabile dei soci in sede di definizione (o modifica) dello statuto.

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