Un decreto legge di oltre quaranta di articoli che si propone di riscrivere le regole del mondo del lavoro. Sarà approvato in una delle prossime riunioni del consiglio dei ministri e rivoluzionerà diversi aspetti dell’universo lavorativo, dal reddito di cittadinanza ai contratti a termine, dalle assunzioni agevolate degli under 30 alle uscite di prepensionamento. E che probabilmente sarà utilizzato anche come veicolo per introdurre le misure sul taglio del cuneo fiscale annunciato di recente dal governo. Ecco, nel dettaglio, che cosa cambierà. Contratti a termine, più facile prolungarli Il provvedimento che sarà presto portato in Consiglio dei ministri interviene sul decreto legge Dignità, voluto nel 2018 dai 5 Stelle. Quel decreto aveva posto diversi paletti, stabilendo che il contratto a termine si poteva fare senza causali per non più di 12 mesi e si poteva prorogare al massimo per altri 12 solo in presenza di motivazioni dettate dalla legge riferite a esigenze oggettive e temporanee di aumento dell’attività. Con la riforma, ferma restando la possibilità di stipulare liberamente i contratti temporanei per i primi 12 mesi, per andare oltre scatteranno nuove casuali che fanno riferimento a: esigenze previste dai contratti; motivi di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuati da aziende e sindacati; esigenze di sostituzione di altri lavoratori. I contratti a termine potranno essere così più facilmente prolungati da 12 a 24 mesi. Si potrà arrivare fino a 36 mesi ma servirà un passaggio agli uffici territoriali del ministero del Lavoro. Via i vincoli del decreto Trasparenza Il nuovo decreto Lavoro rimuove i vincoli per le aziende introdotti l’anno scorso col decreto Trasparenza: esse non dovranno più, all’atto dell’assunzione, consegnare tutta una serie di documenti sul rapporto di lavoro, ma potranno rimandare alla consultazione dei contratti. Come cambia il Reddito di cittadinanza La riforma del sussidio ai poveri resta il cuore del decretone messo a punto sotto la regia della ministra del Lavoro, Elvira Calderone. Il vecchio Reddito di cittadinanza dal 2024 sarà diviso in due: una misura per le famiglie in povertà assoluta (Garanzia per l’inclusione) che mantiene l’importo dell’attuale Reddito (massimo 780 euro per un single con casa in affitto), ma per una platea ridotta (anche la nuova bozza conferma il taglio del requisito Isee da 9.360 a 7.200 euro) e una nuova misura per i cosiddetti occupabili (Garanzia per l’attivazione lavorativa) di appena 350 euro al mese (meno dei 375 ipotizzati inizialmente) e per non più di 12 mesi non rinnovabili, contro i 18 mesi dell’assegno ai nuclei poveri, rinnovabili dopo un mese di sospensione, per 12 mesi. Entrambe le nuove prestazioni scatteranno dal 1° gennaio 2024. Il Reddito di cittadinanza diventa Garanzia per l’inclusione Il nuovo reddito non si chiamerà più Mia (misura per l’inclusione attiva) come era previsto nella prima bozza ma Gil, Garanzia per l’inclusione. Potranno chiederlo i nuclei familiari in povertà assoluta al cui interno vi sia almeno un minore o un anziano con almeno 60 anni o un disabile. L’importo base sarà sempre di 500 euro al mese più l’eventuale parte destinata a coprire l’affitto, fino a 280 euro al mese, per un totale appunto di 780 euro, com’è stato finora, aumentati, fino a un massimo di 1.150 euro, in base alla composizione familiare. Garanzia per l’attivazione lavorativa, quanto vale La misura per gli occupabili si chiamerà Gal, Garanzia per l’attivazione lavorativa. Potrà essere richiesta da single o coppie di adulti (18-59 anni) abili al lavoro, che quindi non fanno parte di famiglie con minori, anziani e disabili che fanno scattare il diritto a chiedere la Gil. L’assegno sarà di 350 euro al mese per non più di 12 mesi non rinnovabili. Nel caso in cui la famiglia sia composta di due adulti occupabili, il secondo percettore prenderà la metà: 175 euro, per un totale nella coppia di 525 euro. Per chiedere la Gal il requisito di Isee scende a 6 mila euro. Il sussidio durerà al massimo 12 mesi. Cos’è la Pal, la misura di transizione Per gli abili al lavoro, che da agosto di quest’anno, secondo quanto stabilisce la legge di Bilancio, non riceveranno più il vecchio Reddito di cittadinanza, scatterà una prestazione transitoria per coprire gli ultimi mesi del 2023, si chiamerà Pal, prestazione di accompagnamento al lavoro. I risparmi rispetto al Reddito di cittadinanza La riforma provocherà una riduzione della platea dei beneficiari, stimata in poco più di 700 mila famiglie per quanto riguarda la Gil. Gli occupabili titolari di Gal sarebbero invece 426 mila. Con la riforma il governo mira a risparmiare tra i due e i tre miliardi di euro a regime, rispetto ai circa 8 miliardi annui spesi col Reddito (la spesa stimata scenderà a circa 5,3 miliardi). Si fa molto affidamento sulla progressiva riduzione delle domande (già cominciata con l’esaurirsi della pandemia e in seguito all’inasprirsi dei controlli) e sul fatto che per gli occupabili il sussidio di 350 euro potrà appunto durare al massimo 12 mesi non rinnovabili. Sussidi, i nuovi criteri e le sanzioni per chi truffa Per chiedere il sussidio di povertà verrà infine abbassato da 10 a 5 anni il requisito della residenza in Italia, così da non discriminare le famiglie straniere richiedenti il sussidio. La bozza prevede anche un inasprimento della sanzioni per dichiarazioni false e truffe con pene da due a sei anni di carcere. Gli sgravi per chi assume i beneficiari dei sussidi Le aziende che assumeranno a tempo indeterminato i beneficiari dei sussidi riceveranno per i i primi due anni uno sgravio fino a 8mila euro annui. Incentivi dimezzati in caso di assunzione a termine. E riceveranno un premio, da 1.200 a 2.400 euro, anche le Agenzie private per ogni beneficiario collocato al lavoro. In arrivo il Bonus assunzioni under 30 Nel decreto Lavoro è previsto anche il bonus assunzioni under 30, per dare un taglio ai circa 3 milioni di giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti neet: ai datori di lavoro privati che assumono under 30 registrati al programma «Iniziativa occupazione giovani» andrà uno sgravio pari al 60% della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali. Colf e badanti, cosa cambia per i contributi Nel decreto legge Lavoro sono previste anche norme contro il caro badanti e colf (dopo gli aumenti contrattuali scattati quest’anno, con i minimi aumentati del 9,2%): raddoppia, infatti, da 1.500 a 3.000 euro l’importo dei contributi deducibili per chi assume i collaboratori domestici. Assegno unico, maggiorazione anche per i figli con unico genitore La maggiorazione dell’assegno unico universale per i figli sarà riconosciuta anche per i minori di nuclei familiari in cui c’è uno solo genitore lavoratore perché l’altro è deceduto. Attualmente, invece, la maggiorazione è riconosciuta solo per ciascun figlio minorenne di nuclei familiari in cui entrambi i genitori percepiscono reddito. Si tratta dela maggiorazione di 30 euro con un Isee pari o inferiore a 15.000 euro (poi l’importo cala). Pensioni, le tre uscite per lasciare prima il lavoro Per i lavoratori precoci le finestre di uscita per il pensionamento anticipato saliranno da due a tre. E corrisponderanno a quelle previste per l’Ape sociale. I lavoratori precoci sono quelli che hanno cominciato a lavorare prima del compimento dei 19 anni di età per almeno 12 mesi anche in modo non continuativo. Le tre finestre di uscita dal lavoro diventeranno 31 marzo, 15 luglio e 30 novembre. Contratti di espansione, verso la proroga al 2025 Sempre in tema di previdenza, il decreto Lavoro prevede anche la proroga dei cosiddetti contratti di espansione che permettono il prepensionamento in base ad accordi aziendali. La bozza del nuovo decreto prevede la proroga dei contratti di espansione, che permettono di lasciare il lavoro 5 anni prima, alle stesse condizioni attuali (imprese con almeno 50 dipendenti), dal 2023 al 2025. I contratti di espansione prevedono l’assunzione di un nuovo lavoratore ogni tre che usufruiscono dello «scivolo».