Riscossione: solo il ruolo è titolo della pretesa verso il contribuente

“Soltanto il ruolo costituisce il titolo della pretesa nei confronti del contribuente, senza che alcun rilievo assuma la successiva e distinta attività di notifica della cartella”. La Corte di Cassazione ha enunciato il principio con l'ordinanza n. 10846 depositata il 24 aprile 2023, definendo quel che da anni risulta scritto normativamente ma che, per via di diverse interpretazioni giurisprudenziali di merito e di legittimità precedenti, non ha trovato consolidamento su un fronte: quello probatorio. Infatti, benché fosse pacifica la natura giuridica del ruolo rispetto alla cartella esattoriale, il problema era la sua funzione processuale e non meramente amministrativa. Sennonché il punto cruciale è se il ruolo sia sottoposto al regime di esibizione giudiziale o meno a seconda delle eccezioni e contestazioni del contribuente. La risposta che si può intuire, data la decisione in esame, appare confermativa: il ruolo va esibito ai fini della prova dell'esistenza del c.d. titolo esecutivo ex art. 49 del dpr 602/73. Quindi la cartella di pagamento, essendo mero primo precetto dell'azione esattoriale dell'Agente della riscossione, finisce per essere uno strumento-veicolo di sola conoscenza dell'esistenza di una pretesa (cosa diversa, concettualmente, dal debito fiscale) che si differenzia dall'intimazione di pagamento solo perché: la cartella è primo precetto mentre l'intimazione è utilizzata per precettare il pagamento della pretesa con notifiche successive alla prima. La Cassazione, pertanto, non rinuncia a cristallizzare un ulteriore passaggio ovverosia che “ai fini della individuazione della disciplina applicabile relativamente alla determinazione del quantum delle imposte iscrivibili a ruolo (...) viene in linea di conto esclusivamente il momento terminativo del procedimento di formazione del ruolo che si perfeziona con la dichiarazione di esecutività”. È, quest'ultimo, il ragionamento logico che sta a significare due cose: - se il contribuente contesta la pretesa nella sua portata quantitativa (l'ammontare), l'unica prova ai fini esattoriali è l'esibizione del ruolo per come formato, sottoscritto e reso esecutivo; - se il contribuente contesta la pretesa nella sua portata qualitativa in termini di diritto ad esigere (il come), l'unica prova ai fini esattoriali è l'esibizione dell'affidamento in carico effettuato dall'ente impositore al concessionario per la riscossione. La decisione è confortante poiché il contrasto giurisprudenziale trascinatosi negli ultimi 20 anni (cioè da quando v'è stata la riforma di riordino del dlgs 46/99 unitamente ad altre modifiche successive del dpr 602/73) ha non poco generato disarmonie interpretative sulla questione del ruolo. In conclusione un fatto è certo: “è il momento di venuta ad esistenza del ruolo che segna l'individuazione della disciplina applicabile relativamente alla conformazione della pretesa impositiva” con l'effetto che il ruolo stesso rappresenta l'atto mediante il quale questa assume giuridica consistenza. Ne è obbligata, quindi, la produzione in giudizio, posto che quand'anche possa qualificarsi quale atto meramente interno all'amministrazione, ciò non significa che sia sottratto alla sua esibizione esterna e perciò in giudizio. D'altronde la prova nel processo si forma in contradditorio tenuto conto del superiore principio di cui all'art. 111 della Costituzione.

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