Mancato godimento dei riposi: l’indennizzo si tassa

Le somme percepite per non aver goduto dei giorni di riposo hanno natura retributiva e come tali scontano l'Irpef. Lo precisa la Corte di Cassazione con l'ordinanza n. 13727 pubblicata il 18 maggio 2023. IL FATTO Quattro lavoratori hanno conseguito dal giudice del lavoro il riconoscimento del diritto alla corresponsione di quanto dovuto in conseguenza del mancato godimento di riposi giornalieri e settimanali. I prestatori hanno presentato istanza di rimborso dell'Irpef trattenuta e versata dal datore di lavoro sulle somme pagate quale acconto sugli importi riconosciuti. La tesi sostenuta dai ricorrenti è che le somme fossero state corrisposte quale indennità risarcitoria, e non quale parte della retribuzione, e non dovessero pertanto essere assoggettate al tributo dell'Irpef. L'Amministrazione finanziaria ha opposto il silenzio-rifiuto all'istanza proposta dai lavoratori. I contribuenti hanno impugnato il rigetto tacito della loro istanza innanzi alla Commissione Tributaria Provinciale di Lecce, che lo ha respinto. I lavoratori hanno dunque proposto appello innanzi alla Commissione Tributaria Regionale della Puglia, la quale ha riformato la decisione di primo grado ed affermato invece che il rimborso dell'Irpef competesse ai contribuenti. L'Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per cassazione sostenendo che, diversamente da quanto ritenuto dai giudici dell'appello, le somme corrisposte in conseguenza del mancato godimento di riposi giornalieri e settimanali debbano essere assoggettate ad imposizione ai fini Irpef. Pertanto, avrebbe errato la Ctr per aver attribuito natura risarcitoria alle somme riconosciute dal giudice del lavoro ai contribuenti in conseguenza del mancato godimento di riposi giornalieri e settimanali, ed avere comunque ritenuto che gli importi erogati dovessero rimanere esenti dall'imposizione ai fini Irpef, conseguendone l'accoglimento della domanda di rimborso proposta dai lavoratori. Diversamente, nella prospettazione dell'Ente impositore, gli importi corrisposti in conseguenza del mancato godimento di riposi giornalieri e settimanali costituiscono "comunque una dazione a favore del lavoratore in dipendenza del rapporto di lavoro" e devono perciò essere assoggettati a tributo ai fini Irpef. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La questione posta dall'Amministrazione finanziaria è stata ripetutamente affrontata dalla Suprema Corte la quale, soprattutto pronunziando in relazione all'analoga problematica del regime tributario di quanto corrisposto dal datore di lavoro ai lavoratori per il mancato godimento delle ferie, ha espresso un orientamento ormai consolidato. Si è infatti già chiarito che "in tema d'IRPEF, l'indennità sostitutiva del riposo settimanale, equiparabile all'indennità per ferie non godute, è soggetta a tassazione a norma degli artt. 46 e 48 (ora 49 e 51) del d.P.R. n. 917 del 1986, sia perché, essendo in rapporto di corrispettività con le prestazioni lavorative effettuate nel periodo di tempo che avrebbe dovuto essere dedicato al riposo, ha carattere retributivo, sia perché un eventuale suo concorrente profilo risarcitorio non ne escluderebbe la riconducibilità all'ampia nozione di retribuzione imponibile delineata dai citati articoli, costituendo essa comunque un'attribuzione patrimoniale riconosciuta a favore del lavoratore in dipendenza del rapporto di lavoro e non essendo ricompresa nell'elencazione tassativa delle erogazioni escluse dalla contribuzione", Cass. sez. VI-V, 28.3.2017, n. 8020 (conf. Cass. sez. V, 15.9.2004, n. 18606; cfr., anche, tra le molte, Cass. sez. L, 29.5.2018, n. 13473, e Cass. sez. VI-V, 16.4.2014, n. 8915). Ne consegue, in definitiva, l'accoglimento del ricorso.

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L'indennità sostitutiva del riposo giornaliero e settimanale, equiparabile all'indennità per ferie non godute, ha carattere retributivo

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