Agevolazione IMU terreni agricoli: irrilevante lo status di pensionato

Per beneficiare delle agevolazioni IMU previste per i terreni agricoli, è sufficiente che il soggetto pensionato mantenga l’iscrizione nella gestione previdenziale e assistenziale agricola. Detta iscrizione, infatti, certifica di per sé che lo stesso continua a svolgere attività in agricoltura versando i relativi contributi. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, sentenze n. 13131 del 12 maggio 2023 e n. 13306 del 15 maggio 2023, che è tornata ad occuparsi della spettanza delle agevolazioni ai fini dell’IMU per i terreni agricoli di cui sia il proprietario o possessore un coadiuvante di un coltivatore diretto, titolare di un reddito da pensione. IL FATTO Nel caso di specie la questione riguarda gli anni dal 2013 al 2017 e la norma di riferimento era l’art. 13 comma 8-bis del DL 201/2011 che ricalcava in parte la disposizione contenuta nell’art. 9 comma 1 del DLgs. 504/92 in tema di ICI. Il citato art. 13, infatti, abrogato dall’art. 1 comma 10 lett. d) della L. 208/2015 dal 1° gennaio 2016, stabiliva che “i terreni agricoli posseduti da coltivatori diretti o da imprenditori agricoli professionali di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, e successive modificazioni, iscritti nella previdenza agricola, purché dai medesimi condotti, sono soggetti all’imposta limitatamente alla parte di valore eccedente euro 6.000 e con le seguenti riduzioni”. Collegata alla disposizione contenuta nell’art. 13 del DL 201/2011 vi era poi quella dell’art. 1 comma 705 della L. 145/2018 secondo cui “I familiari coadiuvanti del coltivatore diretto, appartenenti al medesimo nucleo familiare, che risultano iscritti nella gestione assistenziale e previdenziale agricola quali coltivatori diretti, beneficiano della disciplina fiscale propria dei titolari dell’impresa agricola al cui esercizio i predetti familiari partecipano attivamente”. La norma di interpretazione autentica è contenuta nell’art. 78-bis comma 1 del DL 104/2020 (inserito in sede di conversione dall’art. 1 comma 1 della L. 126/2020), il quale stabilisce che “al fine di sostenere l’esercizio delle attività imprenditoriali agricole garantendo la corretta applicazione delle agevolazioni in materia di imposta municipale propria (IMU), l’articolo 1, comma 705, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, si interpreta, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 1, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n. 212, nel senso che le disposizioni ivi recate si applicano anche ai periodi di imposta precedenti all’entrata in vigore della citata legge n. 145 del 2018”. L’art. 78-bis comma 3 del DL 104/2020, inoltre, stabilisce che le disposizioni in materia di IMU si interpretano “nel senso che si considerano coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali anche i pensionati che, continuando a svolgere attività in agricoltura, mantengono l’iscrizione nella relativa gestione previdenziale e assistenziale agricola”. In relazione ai requisiti soggettivi necessari per poter beneficiare dell’agevolazione IMU, quindi, diversamente da quanto era previsto per l’ICI, viene richiesta la qualifica di coltivatore diretto o IAP desumibile dall’iscrizione nella previdenza agricola e non è più necessario il requisito della conduzione diretta del fondo. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE Come osservato dalla Cassazione, dato che nel nostro ordinamento manca una nozione generale di coltivatore diretto, il riferimento contenuto nella norma all’iscrizione alla previdenza agricola implica che anche ai fini fiscali sia sufficiente la “presenza della sola iscrizione ai fini previdenziali, senza necessità di procedere ad un accertamento ulteriore in ordine all’attività in concreto svolta ed alla prevalenza dei redditi”. Del resto, anche la norma di interpretazione autentica contenuta nell’art. 78-bis comma 3 del DL 104/2020 considera coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali anche i pensionati che devono limitarsi a svolgere l’attività agricola che consenta di mantenere l’iscrizione alla gestione previdenziale e assistenziale agricola (l’art. 1 comma 705 della L. 145/2018, analogamente, richiede soltanto che i coadiutori partecipino attivamente all’impresa del familiare “con le modalità dell’abitualità e della prevalenza che costituiscono il presupposto dell’iscrizione”). Secondo la Cassazione, quindi, per beneficiare delle agevolazioni IMU previste per i terreni agricoli fino all’anno 2019, è sufficiente che il soggetto pensionato mantenga l’iscrizione nella gestione previdenziale e assistenziale agricola, che costituisce l’unica condizione necessaria per fruire dei benefici fiscali. Detta iscrizione, infatti, certifica di per sé che lo stesso continua a svolgere attività in agricoltura versando i relativi contributi. Si ricorda, infine, che dal 2020 sono esenti da IMU, tra gli altri, i terreni agricoli posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali di cui all’art. 1 del DLgs. 99/2004, iscritti alla previdenza agricola, comprese le società agricole al successivo comma 3 dello stesso art. 1, indipendentemente dalla loro ubicazione (art. 1 comma 758 della L. 160/2019). Appare evidente, quindi, come la decisione della Corte Suprema possa interessare anche l’attuale disciplina dell’IMU nella quale continua ad applicarsi anche il menzionato art. 78-bis comma 3 del DL 104/2020.

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