Bonus barriere architettoniche: necessario documentare gli ostacoli

Realizzare opere tecnicamente adeguate per i disabili non basta. È necessario dimostrare che l'intervento elimini un ostacolo preesistente. Per fruire del bonus barriere architettoniche è necessario ben documentare la presenza degli ostacoli architettonici che l'intervento edilizio mira ad eliminare. Non basta, cioè, installare materiali ed eseguire opere rispondenti ai dettami tecnici del DM 236/1989, ma occorre superare con tali interventi una barriera architettonica preesistente. In caso contrario, l'Agenzia delle entrate avrebbe a disposizione lo spazio per contestare l'effettiva ricorrenza dei requisiti normativi da possedere per fruire del bonus barriere architettoniche, e il contribuente rischia di subire il recupero del credito d'imposta indebitamente percepito e vedere applicate le relative sanzioni. A tal fine, però, non esiste un documento specifico predisposto normativamente da produrre per essere certi di scampare ai controlli del fisco, in quanto le asseverazioni tecniche devono sulla carta attestare solo che le opere eseguite siano adatte per soggetti a ridotta capacità motoria. È quanto emerge da un'approfondita lettura dell'art. 119-ter, co. 1, del decreto c.d. Rilancio (dl 34/2020), che riconosce ai contribuenti “una detrazione dall'imposta lorda, fino a concorrenza del suo ammontare, per le spese documentate sostenute dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2025 per la realizzazione di interventi direttamente finalizzati al superamento e all'eliminazione di barriere architettoniche in edifici già esistenti”. Dal modo in cui è formulata la disposizione, dunque, appare evidente che il bonus in parola spetta per gli interventi che consistono nella “eliminazione” o nel “superamento” di barriere architettoniche preesistenti negli edifici. Tuttavia, non è un concetto scontato che questi ostacoli siano effettivamente presenti prima di avere eseguito i lavori o che, se lo sono per una determinata componente edilizia, lo siano anche per quelle analoghe presenti nel medesimo edificio. Esempio tipico è quello della sostituzione degli infissi. Non è assolutamente detto che tutte le finestre di un edificio esistente siano inadeguate per persone con disabilità, e se anche solo una fra le tante risultasse già a norma prima dell'intervento edilizio, questa dovrà essere esclusa dal computo delle opere che beneficiano del bonus 75%. Sorge spontanea, dunque, la questione su come accertare tale stato di inadeguatezza per i disabili precedente ai lavori. I professionisti addetti al rilascio del visto di conformità fiscale, infatti, dovranno porre un occhio attento all'attestazione che devono produrre i tecnici edili. Tuttavia, tale certificazione è prevista solo nel caso in cui le opere da eseguire richiedano il deposito di un titolo abilitativo e non è propriamente volta a certificare quali dei costi sostenuti siano ammissibili alla detrazione fiscale di cui all'art. 119-ter. La certificazione del tecnico è rivolta al comune, non al committente, e produce i suoi effetti in modo ben diverso dalle asseverazioni tipiche dell'ecobonus e del sismabonus, essendo unicamente finalizzata ad attestare la conformità delle opere eseguite alle norme in materia di eliminazione delle barriere architettoniche, tra le quali il DM 236/1989, il cui rispetto è richiesto dall'art. 119-ter per accedere al bonus barriere architettoniche. Sarà pertanto fondamentale documentare dettagliatamente lo stato preesistente dell'edificio, per dimostrare, in caso di controlli, che l'intervento, a seguito delle opere previste in progetto, non solo è conforme al DM 236/1989, ma che antecedentemente era presente una barriera architettonica che, proprio a seguito dell'intervento edilizio, è stata eliminata.

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L'intervento edilizio deve mirare a superare una barriera architettonica preesistente

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