Cancellazione dai registri AIRE: obbligo di ricerca presso gli uffici consolari

In tema di notifica di un atto impositivo al soggetto che ha la residenza all’estero e non è più registrato all’AIRE, l’Amministrazione finanziaria prima di procedere alla notificazione per irreperibilità assoluta deve dare dimostrazione di aver fatto le opportune ricerche anche presso i Consolati. Questo è il principio espresso dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 13753 del 18 maggio 2023, che pone in capo all’Amministrazione finanziaria un onere di ricerca prima di procedere con la procedura ex art. 60 comma 1 lett. e) ed e-bis) del DPR 600/73. IL FATTO Nel caso della sentenza al contribuente registrato inizialmente all’AIRE ma poi non più iscritto la notifica dell’atto impositivo all’indirizzo estero non andava a buon fine, per cui l’atto era rinotificato nell’ultimo domicilio fiscale italiano. Successivamente il contribuente risultava reiscritto all’AIRE a seguito di iscrizione da parte del Consolato e al nuovo domicilio estero veniva inviata la cartella di pagamento che il contribuente impugnava sull’assunto della mancata notifica dell’atto presupposto. Si ricorda che la notifica nei confronti del contribuente residente all’estero è oggetto di una disciplina ad hoc contenuta nell’art. 60 del DPR 600/73 comma 1 lett. e), e-bis) e commi 4 e 5. La notifica al cittadino residente all’estero va operata in primis all’indirizzo estero che risulti dall’AIRE, in mancanza di detta comunicazione si verifica l’indirizzo estero eventualmente indicato dal contribuente nelle domande e/o variazioni anagrafiche precisate al terzo comma dell’art. 60 del DPR 600/73. Nel caso di mancanza di qualsivoglia comunicazione del contribuente si procede alla notificazione all’ultimo indirizzo italiano conosciuto ai sensi dell’art. 140 c.p.c.; se però a quell’indirizzo non vi è abitazione l’avviso del deposito in busta chiusa e sigillata viene affisso nell’albo del Comune (ipotesi di irreperibilità assoluta ex art. 60 primo comma lett. e) del DPR 600/73 che può avvenire anche se la spedizione non si perfezioni per un errore nell’indirizzo estero imputabile al contribuente, oppure ci sia incertezza o l’indirizzo estero è falso). La particolarità del caso deciso risiede nel fatto che il contribuente, già iscritto all’AIRE, non sia poi stato più presente in detto registro senza che ne corrispondesse una nuova registrazione presso l’anagrafe del Comune italiano. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE Da detta circostanza è dipesa la decisione della Suprema Corte, la quale ha previsto che ove la notifica all’originario indirizzo registrato all’AIRE non sia andata a buon fine, l’Amministrazione finanziaria deve procedere a espletare le “opportune ricerche e, in particolare, l’assunzione di informazioni presso gli Uffici consolari per verificare se vi sia un nuovo indirizzo estero prima di procedere alla notificazione ai sensi dell’art. 60, primo comma, lett. e), DPR n. 600 del 1973”. L’onere di ricerca posto in capo al notificante, spiegano i giudici, deriva dall’assunto per cui per gli italiani all’estero l’art. 6 comma 6 della L. 470/88 prevede che gli uffici consolari in base ai dati in loro possesso iscrivano d’ufficio negli schedari i cittadini italiani di cui hanno avuto conoscenza per ragioni anche diverse dall’iscrizione in AIRE. Per cui prima di attivare la notifica ex art. 60 comma 1 lett. e) del DPR 600/73 occorre che l’Amministrazione finanziaria assuma ulteriori informazioni presso il Comune di ultima residenza (le cui variazioni sono comunicate dall’Ufficio consolare) onde verificare se sia stata effettuata o meno una nuova registrazione, nonché presso l’Ufficio consolare in merito all’eventuale effettiva residenza estera. Si segnala che le notifiche degli atti impositivi ex art. 60 quarto e quinto comma del DPR 600/73 sono alternative, ed equivalenti, a quella sancita in via ordinaria, dall’art. 142 c.p.c. per persona non residente, né dimorante, né domiciliata nella Repubblica come previsto dall’art. 60 comma 4 del DPR 600/73. Questa notifica è più macchinosa perché prevede un doppio adempimento: spedizione al destinatario con raccomandata e consegna di altra copia al pubblico ministero che ne cura la trasmissione al Ministero degli affari esteri per la consegna al destinatario. Tuttavia, i criteri di diligenza in capo all’Amministrazione finanziaria sono richiesti sia per la notifica ex art. 142 c.p.c. che per quella ex art. 60 commi 4 e 5 del DPR 600/73. Segnaliamo però un difetto di coordinamento normativo: l’art. 60 comma 4 del DPR 600/73 prevede sì la menzionata alternatività, ma l’art. 60 comma 1 lett. f) include proprio l’art. 142 tra le norme inapplicabili per le notifiche degli atti tributari, aspetto non trattato nella sentenza in commento.

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