Accertamento: la GdF non può utilizzare i conti “in nero” trovati a casa della madre

Inutilizzabili. Non possono essere impiegati nell'accertamento a carico della società i conti “in nero” trovati dalla Guardia di finanza a casa della madre del legale rappresentante. E ciò perché l'autorizzazione all'ispezione fornita dal pubblico ministero è illegittima in quanto fondata su una delazione anonima, che come tale non integra «i gravi indizi di violazioni fiscali» tali da far scattare la verifica. Non c'è dubbio che il contribuente, insieme all'atto impositivo, possa impugnare anche un atto istruttorio prodromico come il provvedimento emesso dal pm nei confronti di un soggetto estraneo all'accertamento. Così la Corte di cassazione civile, sez. tributaria, n. 33399 del 30 novembre 2023. Verifica giudiziale - Bocciato il ricorso proposto dall'Agenzia delle entrate: diventa definitiva la decisione che accoglie l'appello incidentale della srl sottoposta a verifica fiscale, dichiarando inutilizzabile contro la società la documentazione extracontabile trovata a casa della madre del titolare. La perquisizione nel domicilio, d'altronde, può avvenire soltanto quando ci sono gravi indizi di violazioni tributarie che devono essere valutati da un giudice; il tutto anche quando il contribuente impugna l'autorizzazione del pm grazie alla quale nell'ispezione a casa del terzo sono trovati documenti poi utilizzati contro di lui in sede di contestazione tributaria. Non giova al fisco dedurre che la richiesta di accesso domiciliare sarebbe sorta in base a un «esposto dettagliato» inviato alla polizia tributaria «da un ex dipendente della società»: resta confermata la valutazione secondo cui la “spiata” alla Finanza non integra i gravi indizi. Piena legittimazione - L'accertamento tributario è una sequenza di atti: nel momento in cui è emesso il provvedimento impositivo il contribuente risulta pienamente legittimato a impugnare l'atto che ritiene illegittimo o invalido anche se non è stato emesso nei suoi confronti; esattamente come accade nel caso di specie, in cui la verifica nel domicilio è compiuta a carico di un soggetto estraneo della società verificata; il quale può a sua volta impugnare davanti al giudice ordinario l'autorizzazione del pm se la ritiene lesiva delle sue prerogative costituzionali.

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L’autorizzazione all’ispezione fornita dal Pm era illegittima in quanto fondata su una delazione anonima, che come tale non integrava i «gravi indizi di violazioni fiscali» tali da far scattare la verifica

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