La prof. Elsa Fornero boccia Quota 100: “Controriforma furbesca”

L'ex ministro del Lavoro spiega come le pagine del Dl che interessano le pensioni sono una "controriforma furbesca", un modo di estendere e ricercare il consenso facendo passi che sembrano cambiare tutto ma rimangono ancorati a qualcosa che "sa di antico"

La prof. Elsa Fornero boccia Quota 100: "Controriforma furbesca"“Dedico quota 100 a Monti e Fornero” aveva detto Matteo Salvini durante il Cdm per presentare il decretone. Proprio l’ex ministro del Lavoro risponde al vice premier dalle pagine de Il Foglio dove spiega come le pagine del Dl che interessano le pensioni sono una “controriforma furbesca”, un modo di estendere e ricercare il consenso facendo passi che sembrano cambiare tutto ma rimangono ancorati a qualcosa che “sa di antico”.

Secondo Fornero sono tre i principi sui quali si regge il sistema pensionistico italiano, dettati dalla riforma Dini del 1995: Il “finanziamento”, dato dalla ripartizione dei contributi versati dai lavoratori; il “calcolo della pensione”, che consiste nel rapporto di interdipendenza tra età e pensione (a parità di contributi maggiore è l’età maggiore è la pensione); la “solidarietà”, contributi a carico generale per salvaguardare i lavoratori impiegati in attività usuranti. I tre punti della riforma Dini si manifestarono “Coraggiosi nei principi ma timorosi nei fatti”. L’excursus storico della professoressa di economia arriva poi alla riforma del 2011 “Quella che porta il mio nome”.

La riforma non era perfetta ma affrontava i problemi di lungo termine del nostro sistema previdenziale in modo coerente con la riforma del 1995, che venne infatti estesa a tutti i lavoratori, per le anzianità future. La riforma avrebbe dovuto essere comunicata in modo corretto, mettendo in evidenza i suoi principali punti strutturali, ossia la riduzione degli oneri caricati sulle spalle delle generazioni giovani e future (…). E non presentata soltanto in termini di austerità fine a se stessa e di blocco all’occupazione.

Elsa Fornero parla di una riforma perfettibile, qualcosa che poteva e doveva essere corretta e monitorata soprattutto per quello che lei stessa riconosce come “il problema pur grave degli esodati”, spiegando come la semplificazione della narrazione attorno alla riforma abbia creato un “capro espiatorio” facile e sia diventato soltanto un pretesto per fare campagna elettorale.
Era nell’interesse della politica, che pure approvò la riforma a larga maggioranza, parlarne male quasi subito dopo l’approvazione. E non era nelle possibilità di un ministro tecnico, senza l’appoggio di partiti o di sindacati, far arrivare una lettura con almeno qualche positività.

La nuova riforma è dunque figlia di quella strumentalizzazione e in quest’ottica si pone il quadro di “quota 100” in quanto secondo Fornero è “il ritorno della politica nella determinazione delle regole pensionistiche”. Difendendo il suo operato, l’ex Ministro del lavoro ricorda come non è utile attaccare l’economia scindendola dalla politica pensando che il benessere sociale sia proprio solo della seconda piuttosto che della prima. “Ragionevole dare un po’ di flessibilità – dice la professoressa – ma si poteva continuare sulla strada dell’APE”.

La controriforma è furbesca perché viene offerta come grande opportunità mentre è contornata di condizioni che ne riducono fortemente la convenienza ma scalfiscono di poco il messaggio mediatico. Intanto, essendo il metodo contributivo di calcolo delle pensioni in vigore dal primo gennaio 2012 ogni anno di anticipo del pensionamento rispetto alle regole della riforma Fornero comporta una perdita del 3-5 per cento anno.

Inoltre, spiega Fornero, il blocco per le pensioni superiori a 1.524 euro lordi faceva parte anche della precedente riforma, con la differenza che nel 2011 l’Italia versava in una situazione economica peggiore ed erano richiesti sacrifici alle classi più abbienti. Il ritorno al passato denunciato da Fornero termina con la definizione di “propaganda slegata da ogni visione strategica del futuro” per quella che è un’innovazione che “sa molto di antico”.

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