Rottamazione ter: perimetro esteso a multe e tributi locali

È un fisco a due velocità. Sembra essere questa l’espressione più corretta riferibile alla pace fiscale dei tributi locali. Ciò con riferimento alla vicenda della rottamazione ter e alla possibilità che ora si apre per i numerosi contribuenti di definire il pagamento delle multe, dell’IMU, della TASI e della TARI, senza le relative sanzioni anche in quei comuni la cui riscossione dei tributi non è stata affidata prima ad Equitalia ed ora all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Il decreto Crescita approvato dal Consiglio dei Ministri allarga il perimetro applicativo della rottamazione ter. Prima della previsione contenuta nel decreto Crescita potevano fruire della rottamazione solo i contribuenti la cui riscossione dei tributi locali non versati fosse curata tramite la notifica della cartella o ruolo, dal concessionario nazionale. La stessa possibilità non era prevista per i Comuni che effettuano la riscossione con ingiunzione secondo il R.D. n. 639 del 1910, e che non si avvalgono del concessionario nazionale. Il periodo di rottamazione L’arco temporale interessato dalla rottamazione è lo stesso relativo alle cartelle di pagamento, quindi il periodo relativo agli anni compresi tra il 2000 e il 2017. Tuttavia, la nuova disposizione non è perfettamente coincidente con quella già in vigore ed è foriera di dubbi. La disposizione contenuta nel decreto Crescita fa riferimento alle entrate non riscosse “a seguito di provvedimenti di ingiunzione fiscale di cui al R.D. n. 639 del 1910, notificati, negli anni dal 2000 al 2017, dagli enti stessi e dai concessionari privati della riscossione di cui all’articolo 53 del D.Lgs. n. 446 del 1997 [...]” Sembra, quindi - diversamente dalle cartelle di pagamento, per le quali si deve fare riferimento alla data di affidamento del carico al concessionario della riscossione - che la nuova disposizione faccia riferimento alla data di notifica dell’ingiunzione. In questo senso sembra debba essere intesa la novella che utilizza l’espressione “provvedimenti notificati”. Il timing I comuni avranno a disposizione 60 giorni di tempo per decidere se beneficiare dell’opportunità. Dovranno quindi decidere con apposita delibera se aderire alla definizione e rinunciare alla riscossione delle sanzioni. Nell’ipotesi in cui la scelta sia positiva, avranno a disposizione altri 30 giorni di tempo per dare notizia dell’adozione dell’atto effettuandone la pubblicazione sul proprio sito internet istituzionale. La procedura da seguire Nell’ipotesi in cui la decisione fosse positiva i Comuni dovranno stabilire le regole per l’adesione alla “rottamazione locale”. In particolare, il decreto Crescita prevede che dovrà essere previsto il numero delle rate e la relativa scadenza, che non potrà comunque superare il 30 settembre 2021. Gli enti locali dovranno anche stabilire le modalità di adesione alla sanatoria; i termini di presentazione dell’istanza in cui il debitore indica il numero delle rate con il quale intende effettuare il pagamento. Dovrà essere stabilito anche il termine entro cui deve essere comunicato ai contribuenti l’ammontare complessivo delle somme dovute, il numero delle rate e le singole scadenze delle stesse. Dubbi sull’errore scusabile Il decreto Crescita prevede espressamente che - in caso di mancato, tardivo o insufficiente versamento dell’unica rata o di una delle rate nel caso di dilazione del pagamento - la definizione non produce effetti. È singolare che non venga effettuato alcun riferimento all’art. 3, comma 14-bis del decreto fiscale 2019 riguardante l’errore scusabile. È dunque lecito domandarsi nell’ipotesi di errori, omissioni o tardivi versamenti, se la definizione continui a produrre effetti qualora il contribuente versi tardivamente, ma entro i cinque giorni successivi, la somma dovuta.

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