Appropriazione indebita per il commercialista che non restituisce la contabilità

Compie il reato di appropriazione indebita il professionista che, dopo la revoca del mandato, non restituisce la documentazione contabile e fiscale al cliente, anche al fine di occultare le responsabilità professionali. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 20231 del 10 maggio 2019. IL FATTO Una professionista veniva dichiarata colpevole del delitto di appropriazione indebita aggravata della documentazione contabile e fiscale di una ditta individuale. Quest'ultima aveva chiesto la restituzione della documentazione già nel 2009, allorché le reiterate cartelle esattoriali pervenute avevano incrinato il rapporto di fiducia con la predetta professionista, ricevendo un sostanziale rifiuto, giustificato in vario modo con il manifestato intento di chiarire l'accaduto ovvero di attivare la copertura assicurativa. Ad avviso della Corte d'Appello, i comportamenti dilatori ed elusivi tenuti dalla professionista per lungo tempo erano in maniera inequivoca espressivi dell'implicita volontà di trattenere le scritture indebitamente, con integrazione dell'atto di dominio che segna il momento consumativo della fattispecie. La Corte territoriale ha, infatti, evidenziato come successivamente alla formale revoca dell'incarico comunicata alla prevenuta nel luglio 2010, con contestuale richiesta di consegna della documentazione in suo possesso, l'imputata, pur dichiarandosi disponibile, di fatto non vi aveva provveduto se non, in maniera parziale, nel mese di novembre successivo. I giudici di merito hanno sottolineato, altresì, la ravvisabilità di un concreto interesse della professionista a trattenere la documentazione contabile e fiscale del cliente al fine di occultare le responsabilità professionali che avevano condotto alla grave esposizione verso il fisco della parte civile. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Corte di Cassazione ha confermato la condanna. In particolare, la Suprema Corte ha in più circostanze chiarito che il reato di appropriazione indebita si consuma nel momento dell’inversione del possesso, vale a dire quando il possessore compie un atto di dominio sulla res, così manifestando l’intenzione di tenere questa come propria; il reato, pertanto, non è escluso ne’ dal proposito del soggetto attivo di restituire la cosa o di risarcirne il danno, ne’ dalla possibilità di recupero o dell’avvenuto recupero della cosa medesima. Rileva ulteriormente la Corte che la prevalenza dell’estinzione del reato per prescrizione sulla declaratoria di nullità assoluta ed insanabile, giustificata anche dai principi di matrice convenzionale che indirizzano il sistema a privilegiare soluzioni improntate all'economia processuale, resta purtuttavia limitata in ambito processuale ai soli effetti penali, stante la maturata preclusione in ordine all'accertamento della responsabilità penale, ma non in ordine alla responsabilità dell'imputato nei confronti della parte civile, rimanendo giuridicamente indenne la relativa azione dagli effetti della pronunzia viziata.

Concordato preventivo biennale: in un video le istruzioni per l’uso

Decreto salva casa: nuovi requisiti di abitabilità

Concordato preventivo forfetari: aggiornato il software

Via libera al Decreto Agricoltura: le misure approvate

Decreto Salva Casa: le novità in arrivo

Influencer inquadrabile come agente di commercio

Carta Dedicata a te: destinatari, requisiti e misura

Decreto Coesione in Gazzetta Ufficiale, le novità in arrivo

Disabili: come cambia la legge 104 dal 30 giugno

Appropriazione indebita per il commercialista che non restituisce la contabilità

Compie il reato di appropriazione indebita il professionista che, dopo la revoca del mandato, non restituisce la documentazione contabile e fiscale al cliente, anche al fine di occultare le responsabilità professionali

Lascia un commento Annulla risposta

Newsletter

Articoli correlati

Lascia un commento Annulla risposta