Ddl semplificazione lavoro, Confprofessioni: più peso alle parti sociali
Il presidente Stella in audizione in Commissione Lavoro del Senato: «Massima attenzione su apprendistato, servizi per l'impiego e politiche attive del lavoro, dove le forze sociali possono svolgere un ruolo attivo nel processo di placement»
Nonostante l’accelerazione degli ultimi anni, la politica di semplificazione normativa e amministrativa è apparsa «discontinua e poco incisiva, perché non ha saputo dare risposte concrete sul piano pratico e obiettivi tangibili, a cominciare dalla riduzione della burocrazia» ha aggiunto Stella. «Su questo campo, i liberi professionisti sono i migliori alleati delle istituzioni, perché lavorano ogni giorno a contatto con i cittadini, le imprese e la pubblica amministrazione».
Entrando nel merito del provvedimento all’esame dalla XI Commissione di Palazzo Madama, Confprofessioni ha sottolineato l’esigenza di un restyling normativo in materia di lavoro, purché la delega non oltrepassi «il campo della semplificazione per sconfinare in interventi di revisione sostanziale degli istituti del diritto del lavoro, impegno che richiederebbe ben altro coinvolgimento sociale e politico». Massima attenzione, dunque, su apprendistato, servizi per l’impiego e politiche attive del lavoro, dove le parti sociali possono svolgere un ruolo attivo nel processo di placement, così come già avviene in molti paesi europei.
Sempre sul fronte della sburocratizzazione, Confprofessioni rileva che nel disegno di legge delega non c’è alcuna traccia di semplificazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, già prevista dallo statuto del lavoro autonomo, ma rimasta inattuata. «È paradossale che le norme contenute nel Testo Unico si applichino indistintamente a tutte le realtà produttive, a prescindere dalle dimensioni e dai contesti produttivi, senza adeguarsi alle specificità dei contesti di lavoro».
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