Valida la cartella di pagamento anche se priva del codice fiscale

L'omissione del codice fiscale non inficia la sicura riferibilità del ruolo al contribuente in assenza di elementi che possano indurre ad incertezza. Inoltre, la normativa che comprende nel contenuto minimo della cartella di pagamento anche l'indicazione del codice fiscale è minus quam perfecta, in quanto non assistita da alcuna sanzione di nullità dell'atto. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con l'ordinanza n. 13047 del 15 maggio 2019. IL FATTO Il caso trae origine da una controversia concernente l'impugnazione di una cartella di pagamento per Irpef e Iva relative all'anno 2012. In particolare, la Ctr Campania ha rigettato l'appello del contribuente, rilevando che lo stesso non aveva prodotto il ruolo, ma il solo estratto di ruolo che conteneva il codice fiscale ed ha ritenuto, quindi, validamente formata la cartella di pagamento e irrilevante la mancanza di firma sulla stessa. Nel ricorso per cassazione, il contribuente censura la decisione della Ctr laddove afferma che l'omissione del codice fiscale "non inficia la sicura riferibilità del ruolo al contribuente". LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Corte di Cassazione respinge il ricorso. Come motivato dalla Ctr, nella fattispecie "l'omissione del codice fiscale non inficia la sicura riferibilità del ruolo al contribuente in assenza di elementi che possano indurre ad incertezza". In ogni caso, come affermato dalla Cassazione, "quel che rileva ai fini della validità del ruolo o della cartella esattoriale è l'indicazione di circostanze univoche ai fini dell'individuazione della pretesa e delle sue causali, così che resti soddisfatta l'insopprimibile esigenza del contribuente di controllare la legittimità della procedura di riscossione promossa nei suoi confronti. E ciò può senza dubbio affermarsi avuto riguardo ai contenuti dell'art. 7, comma 3, legge n. 212 del 2000 e degli artt. 1 e 12 d.P.R. n. 602 del 1973 (come modif. dall'art. 8 d.lgs. 26 gennaio 2001, n. 32): Cass. n. 1111 del 18/01/2018, Cass. 25/05/2011, n. 11466 (con riferimento all'art. 25 d.P.R. n. 602 del 1973, nel testo anteriore alla sostituzione operata con il d.lgs 26 febbraio 1999, n. 46, Cass. 26/10/05, n. 20847). Va peraltro aggiunto che la norma di cui all'art. 6 d.m. n. 321 del 1999, richiamata dal ricorrente, la quale comprende nel contenuto minimo della cartella di pagamento (art. 1 comma 1 lett. c) anche l'indicazione del codice fiscale è minus quam perfecta, in quanto non assistita da alcuna sanzione di nullità dell'atto; e che la natura vincolata del ruolo, che non presenta in fase di formazione e redazione margini di discrezionalità amministrativa, comporta l'applicazione del generale principio di irrilevanza dei vizi di invalidità del provvedimento, ai sensi dell'art. 21 octies della legge n. 241 del 1990 (Cass. n. 27561 del 30/10/2018). Nel caso di specie, che l'omessa indicazione del codice fiscale possa determinare di per sé incertezza sul destinatario della pretesa è escluso dai giudici di merito sia per la mancanza di "elementi che possano indurre ad incertezza", sia in considerazione del fatto che l'estratto di ruolo - allegato - conteneva il codice fiscale del contribuente. Ne consegue il rigetto del ricorso.

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Valida la cartella di pagamento anche se priva del codice fiscale

La normativa che comprende nel contenuto minimo della cartella di pagamento anche l'indicazione del codice fiscale è minus quam perfecta, in quanto non assistita da alcuna sanzione di nullità dell'atto

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