ICI dovuta anche con la servitù di uso pubblico sul bene

Le servitù di uso pubblico sono dei diritti reali atipici e sui generis appartenenti ad una determinata collettività, finalizzati al soddisfacimento di un interesse pubblico. Essendo una figura diversa dal diritto d’uso civilisticamente inteso, non è dunque possibile porre a carico del Comune, che esercita tale diritto di servitù su un immobile, il pagamento dell’ICI, trattandosi solo di un soggetto che rappresenta la collettività, atteso che la stessa non ha alcuna capacità giuridica di agire. Ne consegue che al soggetto proprietario dell’immobile oggetto di dette servitù compete comunque il pagamento dell’ICI, mantenendo tutti i poteri del dominus sul bene, per il quale vi è solo una circoscritta limitazione del godimento. Questi i principi stabiliti dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 24264 del 30 settembre 2019. IL FATTO Una Spa presentava domanda di rimborso ICI per diverse annualità al Comune, in relazione ad alcuni immobili di sua proprietà gravati però da servitù di uso pubblico. Decorso il termine di novanta giorni, la società impugnava il silenzio-rifiuto con ricorso che veniva respinto dalla CTP. La decisione, impugnata, veniva riformata in appello, dove la CTR riteneva che non fosse dovuto nulla a titolo di ICI perché gli immobili in questione erano gravati da detta servitù: in sintesi la contribuente era paragonabile ad un nudo proprietario dei beni, mentre soggetto passivo d’imposta poteva essere solo il pieno proprietario. Inoltre, l’appellante non era nemmeno titolare di diritti reali di usufrutto, uso o abitazione, i quali sarebbero stati presupposti per il pagamento del tributo, atteso che, eventualmente, solo in capo al Comune poteva essere riconosciuto proprio un diritto d’uso sugli immobili in questione. La sentenza di secondo grado era impugnata dall’ente soccombente, il quale eccepiva che la contribuente, in quanto proprietaria dei beni, era soggetto passivo ICI. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia e, decidendo nel merito, ha confermato la correttezza e legittimità della pretesa impositiva. Le servitù pubbliche sono quelle che gravano su immobili di proprietà di un privato e consistono in un diritto, in favore della collettività, di utilizzare determinate aree (nella specie con parcheggio, scale, ascensori e scivoli collegate ad un complesso comunale). In sintesi, si tratta di diritti imputati ad una comunità di abitanti che riguardano beni immobili appartenenti a soggetti, sia privati che pubblici, terzi rispetto a detta collettività. Quest’ultima non ha capacità di agire e pertanto è necessario individuare un ente, dotato di tale capacità, che possa occuparsi del bene, potendo esprimere una volontà e compiere attività giuridicamente rilevanti. Il Comune funge quindi da rappresentante dei propri cittadini ed è preposto al compimento di atti di disposizione e gestione del bene in questione. Non si rientra pertanto, come erroneamente aveva sostenuto la CTR, nella categoria dei “diritti demaniali su beni altrui” (ex art. 825 c.c.), trattandosi, come anticipato, di diritti collettivi. Pertanto, le servitù pubbliche non possono essere considerate, né in senso civilistico né tributario, appartenenti all’ente pubblico di riferimento: le stesse appartengono alla collettività e la proprietà del terreno rimane sempre in capo al privato. Quest’ultimo non è dunque qualificabile come nudo proprietario, mantenendo tutti i poteri propri del dominus, semplicemente con una limitazione parziale e circoscritta del godimento del bene. In conclusione, le servitù pubbliche costituiscono diritti reali sui generis ed atipici che appartengono alla collettività, finalizzati al soddisfacimento di un interesse pubblico di questa, differenziandosi quindi dal diritto d’uso regolato dal codice civile. Da qui l’infondatezza dell’originario ricorso della contribuente, proprietaria dei beni e quindi soggetto passivo ICI.

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ICI dovuta anche con la servitù di uso pubblico sul bene

Al proprietario dell’immobile oggetto della servitù di uso pubblico compete comunque il pagamento dell’ICI, mantenendo il contribuente tutti i poteri del dominus sul bene, per il quale vi è solo una circoscritta limitazione del godimento

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