Fatture false: non basta l’assenza di una sede operativa adeguata in capo al cedente

In tema di operazioni soggettivamente inesistenti, il diritto alla detrazione IVA presuppone la buona fede del contribuente la quale non può essere esclusa per il solo fatto della mancanza, in capo alla Società cedente, di una sede operativa adeguata. Questo solo dato non integra la prova circa la consapevolezza del committente – cessionario di partecipare a un’operazione fraudolenta. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione nell’ordinanza n. 25013 del 7 ottobre 2019. IL FATTO Il giudizio nasce dall’impugnazione di un avviso di accertamento IVA per l’anno d’imposta 2006, emesso nei confronti di una S.a.s. Il suddetto atto impositivo è stato valutato legittimo dalla Commissione Tributaria Regionale della Lombardia (Sez. Staccata di Brescia) che ha, così, confermato la decisione di primo grado favorevole all’Agenzia delle Entrate. La Ctr bresciana ha ritenuto sia operante il cd. “raddoppio” del termine di accertamento sia che l’Ufficio avesse provato l’inesistenza soggettiva delle operazioni commerciali poste a fondamento del recupero a tassazione, non potendosi escludere la malafede della contribuente S.a.s. Riguardo a quest’ultimo aspetto, il Collegio regionale ha tenuto conto dell’indirizzo giurisprudenziale della Cassazione, che si rifà alle pronunce della Cgue, secondo cui l’impresa che è coinvolta in una frode riguardante l’imposta sul valore aggiunto è ammessa a provare che non sapeva o non poteva sapere di partecipare a una frode ai danni del Fisco. In giudizio, dunque, occorre allegare elementi utili a far escludere non solo la conoscenza ma anche la conoscibilità dell’operazione fraudolenta posta in essere da soggetti terzi. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE Ebbene, a proposito della prova dell’ignoranza incolpevole, gli Ermellini, nell’ordinanza in commento, hanno rimproverato al Giudice di merito di non essersi adeguato al loro consolidato orientamento giurisprudenziale, in tema di ripartizione dell’onere probatorio tra Fisco e contribuente. Il Collegio di legittimità, in particolare, ha rilevato che l’Amministrazione finanziaria «ha l'onere di provare, non solo l'oggettiva fittizietà del fornitore, ma anche la consapevolezza del destinatario che l'operazione si inseriva in una evasione dell’imposta, dimostrando, anche in via presuntiva, in base ad elementi oggettivi e specifici, che il contribuente era a conoscenza o avrebbe dovuto esserlo, usando l'ordinaria diligenza in ragione della qualità professionale ricoperta, della sostanziale inesistenza del contraente; ove l'Amministrazione assolva a detto onere istruttorio, grava sul contribuente la prova contraria di avere adoperato, per non essere coinvolto in un'operazione volta ad evadere l'imposta, la diligenza massima esigibile da un operatore accorto, secondo criteri di ragionevolezza e di proporzionalità in rapporto alle circostanze del caso concreto, non assumendo rilievo, a tal fine, né la regolarità della contabilità e dei pagamenti, né la mancanza di benefici dalla rivendita delle merci o dei servizi» (tra le molte, Cass. n. 9851/2018). Nel caso di specie, la Ctr non si è attenuta al principio esposto sopra. La Suprema Corte, infatti, ha rilevato che la sentenza impugnata ha valutato legittimo l’operato del Fisco sulla base di un’unica circostanza: la società cedente non aveva «mai avuto una sede operativa adeguata allo svolgimento dell'attività asseritamente svolta». Si tratta, però, di un dato che da solo è inidoneo – chiosano gli Ermellini – «a costituire prova presuntiva dello stato soggettivo del contraente, di consapevolezza che l'operazione si inseriva in una evasione dell'imposta». Alla luce di ciò, i giudici tributari del Palazzaccio hanno annullato il verdetto della Ctr bresciana che, in diversa composizione, dovrà procedere con un nuovo giudizio.

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Fatture false: non basta l’assenza di una sede operativa adeguata in capo al cedente

In tema di operazioni soggettivamente inesistenti, il diritto alla detrazione IVA presuppone la buona fede del contribuente la quale non può essere esclusa per il solo fatto della mancanza, in capo alla Società cedente, di una sede operativa adeguata

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