Accertamenti esecutivi per tributi locali con imposte e interessi da pagare per intero

L’art. 1 commi 784-815 della L. 160/2019 estende anche ai tributi locali, quali ad esempio l’IMU, la TARI, la TOSAP e l’imposta sulla pubblicità, l’applicazione della disciplina dei c.d. “accertamenti esecutivi”, già operanti ai fini delle imposte sui redditi, dell’IRAP e dell’IVA ai sensi dell’art. 29 del DL 78/2010. Saranno “esecutivi” gli accertamenti emessi ai fini dei predetti tributi a partire dal 1° gennaio 2020 anche se relativi a imposte dovute per annualità precedenti al 2020. L’esecutività dell’accertamento implica che gli importi richiesti con l’atto di accertamento dovranno essere corrisposti entro il termine per la presentazione del ricorso, ferma restando la sospensione della decorrenza dei termini nel periodo 1° agosto-31 agosto, ai sensi dell’art. 1 della L. 742/69. Nel caso in cui venga presentato ricorso, gli importi richiesti a titolo di imposte e interessi vanno comunque pagati per l’intero ammontare (Corte Cost. n. 464/99), perché per i tributi locali non risulta previsto l’istituto della “riscossione frazionata” in pendenza di giudizio, tale per cui in caso di ricorso pendente imposte e interessi devono essere versati solo nella misura di un terzo e i restanti due terzi solo dopo l’eventuale sentenza di rigetto del ricorso da parte del giudice di primo grado (così dispone l’art. 15 del DPR 602/73 ai fini delle imposte sui redditi, dell’IRAP e dell’IVA). Da questo punto di vista, dunque, l’inasprimento del meccanismo del solve et repete, che è implicito nella esecutività degli atti di accertamento, risulta ancora maggiore con riguardo ai tributi locali di quanto non lo sia stato, a suo tempo, con riguardo ai tributi erariali. Per gli importi richiesti a titolo di sanzione, invece, valgono per gli avvisi di accertamento relativi a tributi locali le medesime regole applicabili a quelli relativi a tributi erariali, ragione per cui, in caso di ricorso, le sanzioni vanno corrisposte soltanto dopo l’eventuale sentenza di rigetto del ricorso da parte del giudice di primo grado e, nel caso appello, soltanto per i due terzi, versando il terzo residuo solo dopo l’eventuale rigetto dell’appello da parte del giudice di secondo grado (art. 19 del DLgs. 472/97 e art. 68 del DLgs. 546/92). Salvo ottenimento della sospensione giudiziale, le somme richieste con l’accertamento esecutivo non pagate entro il termine per il ricorso vengono poste in riscossione coattiva tramite affidamento al concessionario ex art. 53 del DLgs. 446/97 o ad Agenzia delle Entrate-Riscossione, senza notifica al contribuente della cartella di pagamento (il soggetto legittimato alla riscossione coattiva informa il debitore di aver preso in carico le somme mediante raccomandata semplice o posta elettronica, ma questa semplice informativa non costituisce atto autonomamente impugnabile). Modalità di affidamento per la riscossione coattiva con decreto del MEF Le modalità di affidamento dovranno essere definite con decreto del MEF, nelle more del quale sono autonomamente individuate dall’ente locale. L’affidamento avviene decorsi 30 giorni dal termine ultimo per il versamento (quindi decorsi 90 giorni dalla notifica dell’accertamento esecutivo) e una volta che il credito è stato affidato diviene possibile azionare le consuete misure cautelari (quali i fermi dei beni mobili registrati e le ipoteche). Le misure cautelari non possono tuttavia essere azionate nel caso in cui il contribuente abbia presentato una richiesta di dilazione di pagamento (per la cui proposizione non ci sono limiti temporali), fino a quando quest’ultima non sia stata respinta o qualora il contribuente sia decaduto dal beneficio per mancati pagamenti delle rate. Salvo diverso regolamento dell’ente locale, il massimo di rate concedibili per il pagamento dilazionato è di 72 e occorre comunque la dimostrazione della sussistenza di una situazione di temporanea e obiettiva difficoltà finanziaria. Oltre che alle misure cautelari, l’affidatario della riscossione può procedere all’espropriazione del debitore (tipicamente mediante pignoramento), ma, nel caso in cui sia stato proposto ricorso, l’espropriazione non può avvenire prima che siano decorsi dalla data di affidamento del credito: - 120 giorni, se alla riscossione provvede l’ente locale o un suo concessionario locale; - 180 giorni, se alla riscossione provvede Agenzia delle Entrate-Riscossione. Solo nel caso in cui l’espropriazione non sia iniziata entro un anno dalla notifica dell’accertamento esecutivo, essa deve essere preceduta dalla notifica al debitore dell’intimazione ad adempiere ex art. 50 del DPR 602/73 (quando dovuta, autonomamente impugnabile).

Via libera al Decreto Agricoltura: le misure approvate

Decreto Salva Casa: le novità in arrivo

Influencer inquadrabile come agente di commercio

Carta Dedicata a te: destinatari, requisiti e misura

Decreto Coesione in Gazzetta Ufficiale, le novità in arrivo

Disabili: come cambia la legge 104 dal 30 giugno

Nuove regole sulle compensazioni di crediti, prime istruzioni del Fisco

Imprese, arriva il pre-Durc

ISA 2023: i chiarimenti in una circolare

Accertamenti esecutivi per tributi locali con imposte e interessi da pagare per intero

Nel caso in cui venga presentato ricorso, inasprimento del meccanismo del solve et repete maggiore per i tributi locali rispetto ai tributi erariali

Lascia un commento Annulla risposta

Newsletter

Articoli correlati

Lascia un commento Annulla risposta