Adempimento collaborativo e concordato preventivo: via libera al decreto correttivo

Il Consiglio dei Ministri del 25 luglio 2024 era particolarmente atteso. Il Governo ha bruciato le tappe e ha approvato il decreto correttivo con l’intento di rendere più appetibile il concordato. Non si tratta, però, dell’unica novità. Il medesimo provvedimento contiene, in base alla prima bozza del disponibile, anche una mini proroga del termine di versamento della quinta rata della rottamazione quater. Concordato preventivo biennale con flat tax Le novità prevedono l’introduzione di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle relative addizionali sulla differenza, se positiva, tra il reddito concordato proposto e accettato dal contribuente e il reddito relativo all’anno 2023 indicato dal contribuente nel modello relativo al concordato preventivo biennale. Si tratta, in sostanza, di un modello di tassazione simile alla flat tax incrementale finalizzato a rendere più “morbido” il prelievo qualora il reddito concordato fosse più elevato del previsto. Infatti, il contribuente è vincolato a dichiarare nel modello Redditi 2025 e 2026, relativi al primo biennio, le basi imponibili concordate. La misura dell’imposta sostitutiva sarà variabile in relazione al voto ISA ottenuto dai contribuenti. Nei casi di maggiore affidabilità, l’aliquota dell’imposta sostitutiva sarà inferiore. In particolare: - per i contribuenti che nell’anno 2023 avranno raggiunto un voto almeno pari a 8 la misura dell’imposta sostitutiva sarà del 10%; - per i contribuenti con un voto inferiore all’8 e fino a 6, l’aliquota sarà del 12%; - per i contribuenti con voto insufficiente l’aliquota sarà pari al 15%. Rateizzazione del secondo acconto per chi aderisce al CPB Sempre con l’intento di rendere più convincente il concordato preventivo e indurre i contribuenti ad aderire, è prevista, in base alla bozza del testo, la possibilità di rateizzare il secondo acconto nell’ipotesi di adesione al concordato preventivo biennale. Lo scorso anno tale possibilità è stata riservata ai soggetti di minori dimensioni il cui ammontare dei compensi o dei ricavi relativi all’anno 2022 non superasse il limite di 170.000 euro. Inoltre, la possibilità era riservata esclusivamente alle persone fisiche. Ora, invece, si va oltre e indipendentemente dalla forma giuridica e dall’ammontare dei ricavi o compensi, l’adesione al concordato preventivo dovrebbe consentire la rateazione anche del secondo acconto. Si tratta di un’importante novità che, ove confermata nel testo definitivo, potrebbe effettivamente spingere i contribuenti ad aderire al nuovo strumento di compliance. Proroga per la quinta rata della rottamazione Il Consiglio dei Ministri ha anche confermato le “voci” che in questi giorni si sono diffuse e che hanno ipotizzato il rinvio del termine di versamento della quinta rata della rottamazione quater in scadenza il 31 luglio 2024. In realtà l’indiscrezione era più che fondata in quanto le Commissioni parlamentari competenti, che hanno espresso i relativi pareri sul decreto correttivo, avevano opportunamente suggerito il differimento della scadenza. Ora, il termine è stato fissato al 15 settembre 2024. Il rinvio è stato più che opportuno. Il giorno del 31 luglio è da “bollino rosso”. Infatti, scade anche il termine per il versamento del saldo delle imposte risultanti dalla dichiarazione dei redditi, del saldo IVA annuale con la maggiorazione dello 0,40% per ogni mese o frazione di mese dal 16 marzo scorso, del versamento della prima rata degli acconti 2024, oltre all’IRAP. Il differimento della scadenza è utile anche per favorire l’accesso al concordato preventivo biennale. L’eventuale decadenza nell’ipotesi di mancato pagamento della rata in scadenza avrebbe fatto rivivere i debiti fiscali. In tale ipotesi molti contribuenti avrebbero superato la soglia di 5.000 euro quale limite in grado di inibire l’accesso al nuovo strumento di compliance. In quest’ottica il Governo sembra anche intenzionato a estendere in futuro la rottamazione delle cartelle agli affidamenti effettuati al concessionario della Riscossione entro il 31 dicembre 2023. Anche in questo caso la misura potrebbe agevolare l’accesso al concordato preventivo.

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