Approvata la direttiva sulla parità di genere nei cda dal 2026

Entro luglio 2026, tutte le grandi società quotate in borsa dell’UE dovranno adottare misure per aumentare la presenza femminile nei loro consigli di amministrazione. L’adozione da parte del Parlamento europeo della cosiddetta direttiva “Donne nei consigli di amministrazione” arriva dieci anni dopo la prima proposta. Il dossier, infatti, è rimasto bloccato in Consiglio per quasi un decennio, fino a quando i ministri dell’Occupazione e degli Affari sociali hanno finalmente concordato una posizione nel marzo 2022 e i negoziatori del Parlamento e del Consiglio hanno trovato un accordo a giugno.

La proposta del Parlamento mira a introdurre procedure di assunzione trasparenti nelle aziende, in modo che almeno il 40% dei posti di amministratore non esecutivo o il 33% di tutti i posti di amministratore siano occupati dal sesso “sottorappresentato” entro la fine di giugno 2026.

La nuova direttiva, seppure in ritardo, riveste un’importanza particolare dato che nel 2021, solo il 30,6% dei membri dei consigli di amministrazione delle maggiori società quotate in borsa dell’UE era costituito da donne, con differenze significative tra gli Stati membri (dal 45,3% in Francia all’8,5% a Cipro). In Italia, in particolare, si sono fatti molti passi in avanti – soprattutto grazie alla legge Golfo-Mosca del 2011 – se si pensa che nel 2003 la presenza di membri donna nelle società più grandi quotate era all’1,9%, mentre nel 2022 è salita al 39,6%. Questa percentuale, rilevata dall’European Institute for Gender Equality, si avvicina parecchio alla soglia del 40% della nuova direttiva.

Secondo le nuove norme, il merito deve rimanere il criterio principale nelle procedure di selezione, che devono essere trasparenti. Le società quotate dovranno fornire alle autorità competenti informazioni sulla rappresentanza di genere nei loro consigli di amministrazione una volta all’anno e, se gli obiettivi non sono stati raggiunti, come intendono raggiungerli. Queste informazioni saranno pubblicate sul sito web della società in modo facilmente accessibile.

Le piccole e medie imprese con meno di 250 dipendenti sono escluse dal campo di applicazione della direttiva.

Gli Stati membri sono sollecitati a introdurre norme relative a sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate, come ad esempio ammende, per le aziende che non rispettano procedure di nomina aperte e trasparenti. Un organo giudiziario potrebbe anche annullare il consiglio di amministrazione selezionato dalla società se questo viola i principi della direttiva.

“L’adozione della direttiva ‘Donne nei consigli di amministrazione’, dieci anni dopo la sua proposta, è un importante passo avanti per la parità di genere. Stiamo finalmente dando alle donne un’equa possibilità di ricoprire posizioni di vertice nelle aziende e stiamo migliorando la governance aziendale. Le donne sono innovative, intelligenti, forti e capaci di fare molte cose. Stiamo eliminando uno dei principali ostacoli che le donne incontrano per ottenere i posti di comando: le reti informali maschili. D’ora in poi, la competenza conterà più che mai in una procedura di selezione, così come la trasparenza”, ha commentato Evelyn Regner, correlatrice.

“Nei dieci anni in cui questa direttiva è rimasta sullo scaffale, i consigli di amministrazione sono rimasti prevalentemente appannaggio degli uomini. Ma nei Paesi in cui sono state introdotte quote vincolanti, sono state nominate molte più donne. Con questa legge, quei Paesi non saranno più un’eccezione e l’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate diventerà la norma in tutta l’UE”, ha aggiunto la correttrice Lara Wolters.

Ora che il Parlamento e il Consiglio hanno formalmente approvato l’accordo, la direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE. Gli Stati membri dovranno attuare le norme entro due anni.

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