Boom turismo: crescono gli occupati, ma non la qualità dei profili

Nella ricerca della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, lo stato dell’arte del comparto produttivo uscito più martoriato dalla pandemia, tra luci e ombre

Più occupati, ma non più qualificati. È uno degli attuali trend del settore turistico italiano riscontrati dall’indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro dal titolo “Boom del
turismo: crescono gli occupati, ma non la qualità dei profili”, pubblicata oggi.

Stando agli ultimi dati Istat, nell’ultimo anno il comparto dei servizi di alloggio e ristorazione è quello che ha registrato la maggior crescita occupazionale, segnando un +10,3% a fronte di un aumento medio dei lavoratori del 2,3%.

Nel confronto con l’anno precedente, il numero di impiegati nel settore è passato da 1 milione 259 mila a 1 milione 338 mila (130 mila in più, pari al 25,3% dei nuovi posti di lavoro creati durante i 12 mesi). Dati confermati anche dall’ultimo bollettino Excelsior, secondo cui è proprio il turismo a offrire le maggiori opportunità di impiego con quasi 62 mila previsioni di assunzione nel mese corrente su circa 293 mila programmate dalle aziende e circa 200 mila nel trimestre.

Segnali positivi, che consentono al comparto uscito più martoriato dalla pandemia di recuperare e superare i livelli occupazionali pre-Covid (+0,9% rispetto al 2019). Non solo. Secondo l’indagine, infatti, la tendenza potrebbe addirittura consolidarsi nei prossimi mesi se, come è lecito aspettarsi, il valore aggiunto di settore recupererà i livelli pre-pandemici.

A trainare la crescita del turismo, in particolare, il lavoro dipendente, che assorbe la quasi totalità della nuova occupazione (+13,8%), mentre quello autonomo appare meno dinamico (+1,9%).

Sorridono le donne. L’occupazione femminile nel settore, infatti, segna nell’ultimo anno un +15,5% (quasi 100 mila occupate in più), contro il +5,5% registrato dalla controparte maschile.

Avvicinando la lente, poi, emerge come il boom del comparto stia interessando soprattutto il Nord Ovest che, con 56 mila lavoratori in più e un incremento occupazionale del 16,6%, supera di gran lunga il Nord Est (12,2%) e il Mezzogiorno (9,8%). Il Centro è l’unica area ad aver registrato un aumento più esiguo (+2,2%).

Eppure, l’esplosione del turismo mal cela delle ombre: su 100 occupati, infatti, solo il 17,1% rientra tra le professionalità ad alta qualificazione, come manager, direttori, imprenditori e specialisti. La maggioranza (73,9%), invece, presenta una media qualificazione (addetti alle vendite, ai servizi, al marketing), mentre le figure a bassa qualificazione (addetti pulizie, magazzinieri, fattorini) sono il 10% circa.

Nell’ultimo anno, in particolare, la crescita occupazionale ha riguardato soprattutto i livelli professionali intermedi (+17,8%), a scapito di quelli elevati (-4,3%) e bassi (-7,5%). Appare interessante, in questo senso, notare come il turismo sia il settore dove ovunque, ma perlopiù in Italia, si registra il più alto livello di overqualification: su 100 persone con un elevato livello formativo (Isced 5-9), 72 sono impiegate in posizioni per cui non è richiesto il grado di istruzione conseguito. Un dato, questo, che se letto alla luce dell’intera economia si attesta al 22%.

La ricerca della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, infine, opera un confronto tra le dinamiche occupazionali registrate dal comparto turistico italiano e quelle che hanno visto protagonisti gli altri Paesi europei.