Certificazione Unica errata: trasmissione con sanzione ridotta entro il 15 maggio

È scaduto il 16 marzo scorso il termine di trasmissione telematica delle Certificazioni Uniche relative a redditi di lavoro dipendente, di lavoro autonomo e redditi diversi, fermo restando il fatto che nel caso in cui la certificazione si riferisca esclusivamente a redditi esenti o non dichiarabili con la precompilata, la trasmissione può essere effettuata entro il maggior termine del 31 ottobre 2023. Nell’ambito delle certificazioni relative al lavoro autonomo e redditi diversi, a dover essere tassativamente trasmesse entro il 16 marzo, al fine di non incorrere in sanzione, erano le CU relative ai seguenti redditi: derivanti da utilizzazione economica, da parte dell’autore o dell’inventore, di opere dell’ingegno, brevetti, ecc. prestazioni di lavoro autonomo non esercitate abitualmente; redditi da attività commerciali non esercitate abitualmente; redditi derivanti dall’assunzione di obblighi di fare, di non fare o permettere; indennità di trasferta, rimborso forfetario di spese, premi e compensi erogati: nell’esercizio diretto di attività sportive dilettantistiche e in relazione a rapporti di collaborazione di carattere amministrativo-gestionale di natura non professionale resi a favore di società e associazioni sportive dilettantistiche e di cori, bande e filodrammatiche da parte del direttore e dei collaboratori tecnici; utili derivanti da contratti di associazione in partecipazione e da contratti di cointeressenza, quando l’apporto è costituito esclusivamente dalla prestazione di lavoro; utili spettanti ai soci promotori ed ai soci fondatori delle società di capitali; levata di protesti cambiari da parte dei segretari comunali; indennità corrisposte ai giudici onorari di pace e ai vice procuratori onorari. Laddove il già menzionato termine del 16 marzo non sia stato rispettato, ovvero la CU non sia stata trasmessa, la sanzione prevista è stabilita dall’articolo 4 comma 6- quinquies, del D.P.R. n. 322/1998 in misura fissa, pari a 100 euro per ciascuna certificazione, senza possibilità di potersi avvalere del cumulo giuridico, ma con un massimo di euro 50.000 per sostituto di imposta. Occorre tuttavia distinguere il caso della mancata trasmissione, da quello dell’errata trasmissione. Infatti, nel caso in cui la trasmissione sia avvenuta tempestivamente, ma con dati errati, laddove venga inviata una CU sostitutiva contenente le corrette informazioni entro 60 giorni dalla scadenza originaria, la sanzione si riduce ad un terzo (ovvero scende a 33,33 euro per ciascuna certificazione). Si riduce anche il tetto di sanzione massima comminabile al sostituto di imposta, ma non in maniera proporzionale alla riduzione della sanzione. Tale tetto, infatti, nel caso di correzione entro 60 giorni - ovvero entro il 15 maggio 2023 - viene stabilito in euro 20.000. Quanto alla possibilità di ricorrere al ravvedimento operoso al fine di ridurre le sanzioni dovute, l’Agenzia delle Entrate, a suo tempo, aveva escluso tale possibilità con la circolare n. 6/E del 19 febbraio 2015. La questione è tuttavia controversa, posto che, con la risoluzione n. 22/E del 23 maggio 2022 - emanata con riferimento alle sanzioni comminabili in caso di omessa o errata comunicazione al Sistema Tessera Sanitaria - l’Agenzia delle Entrate aveva invece espressamente ammesso la possibilità di avvalersi del ravvedimento operoso. Era pertanto stato chiarito, con riferimento ad una comunicazione anch’essa volta alla creazione della base dati utile alle dichiarazioni precompilate, che il ravvedimento operoso era possibile. Per analogia, taluni ritengono che la medesima possibilità sia concessa per i casi di errore o omissione nell’ambito degli obblighi di certificazione. Tuttavia, nel caso delle certificazioni il ravvedimento operoso resta inapplicabile (salvo che non intervengano nuove indicazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate) in ragione del fatto che esiste un precedente importante a tracciare un distinguo tra le comunicazioni propedeutiche alla precompilata dalle quali discenda la comunicazione di una spesa sostenuta dal contribuente, e le certificazioni uniche. Infatti, in materia di sanatoria delle violazioni formali, mentre è pacifico che la violazione relativa alla trasmissione al sistema STS rientri nell’istituto, altrettanto è pacifico che gli errori relativi alle CU non vi rientrino. Quanto sopra come da indicazione dell’Agenzia, che con circolare relativa al precedente istituto di pace fiscale di cui al DL 119/2018 (circolare 11/E del 15 maggio 2019) aveva puntualizzato che: “Infine, sono escluse dalla regolarizzazione di cui all’articolo 9 le seguenti violazioni, considerate le ricadute sostanziali in capo ai contribuenti cui si riferisce la dichiarazione: … l’omessa trasmissione delle certificazioni uniche da parte dei sostituti (sanzionata in misura fissa - 100 euro a certificazione - con un massimo di 50.000 euro)”. In sintesi, per le comunicazioni relative alla precompilata, pare tutt’ora in essere un “due pesi, due misure”, che assegna maggior rilievo all’errore o all’omissione relativa alla CU (poiché in ragione di tali comportanti non pervengono all’Agenzia delle Entrate i corretti dati reddituali), piuttosto che all’errore relativo alla comunicazione di spese. In ragione di quanto sopra, si ritiene pertanto tutt’ora attuale l’indicazione a suo tempo fornita dall’Agenzia, in ragione della quale le sanzioni relative alle CU non possono essere abbattute ricorrendo al ravvedimento operoso.

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