Compagine societaria ristretta, legittime le indagini sui conti dei soci

Un accertamento ai fini Ires, Irap e Iva, a carico di una società, può essere basato anche sull’esame dei conti correnti personali dei soci, soprattutto nel caso in cui si tratta di società di piccole dimensioni e a base familiare. Questo il principio espresso, nell’ordinanza n. 35856 del 22 dicembre 2023, dalla Corte di Cassazione. IL FATTO Nel caso in esame, si trattava di un accertamento notificato a una società a responsabilità limitata ed emesso dopo indagini bancarie e finanziarie eseguite a carico dei due soci della stessa società. A seguito del ricorso presentato dalla società, la Ctp di Latina, con decisione n. 120 del 2011, ha accolto la tesi difensiva, ritenendo che non fosse sufficiente, a giustificare l’accertamento, la dimostrazione fornita dall’Amministrazione finanziaria, in merito alla riferibilità alla società delle operazioni risultanti dai conti correnti personali dei soci. L’appello dell’ufficio è stato, invece, accolto dalla Ctr del Lazio (decisione n. 5194 del 19 agosto 2014) la quale ha ritenuto che l’attività istruttoria, svolta dall’Amministrazione finanziaria sulla base degli articoli 32 del Dpr n. 600/1973 (Testo unico sull’accertamento) e 51 del Dpr n. 633/1972 (Testo unico sull’Iva), fosse legittima, considerato che era stata fornita la prova che le movimentazioni bancarie risultanti dai conti privati dei soci erano, invece, imputabili alla società. Tale prova era stata fornita, in via presuntiva, anche per effetto della dimostrazione che la società era costituita soltanto da due soci, i quali erano tra loro fratelli: uno di essi era anche amministratore e socio di maggioranza, l’altro era socio di minoranza. Era, quindi, evidente, che la ristretta compagine sociale determinava una sostanziale identità tra soci e società. I giudici regionali hanno anche rilevato che i soci non erano stati in grado di offrire una prova analitica, che attestasse la loro estraneità alle operazioni contestate, e si erano limitati ad affermazioni generiche, riguardanti la sola correttezza della contabilità societaria, ignorando che l’accertamento era proprio diretto a far emergere ricavi occulti, che non potevano, ovviamente, risultare dalla contabilità ufficiale del soggetto a carico del quale era stato emesso l’accertamento. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE I giudici della Corte di Cassazione hanno rilevato che le norme sopra richiamate, articoli 32 del Dpr n. 600/1973 e 51 del Dpr n. 633/1972, in tema di accertamento di reddito d’impresa, autorizzano l’Amministrazione finanziaria a procedere a un accertamento fiscale “….anche attraverso indagini su conti correnti bancari formalmente intestati a terzi ma che si ha motivo di ritenere connessi ed inerenti al reddito del contribuente, sicché possono assumere rilievo ai fini delle indagini i conti correnti intestati all’amministratore unico e socio assoluto di maggioranza di una società a responsabilità limitata in ragione di movimentazioni sia in entrata che in uscita che non trovino corrispondenza alcuna nelle registrazioni contabili”. In motivazione sono state richiamate alcune pronunce della stessa Corte di cassazione, in base alle quali: le verifiche fiscali finalizzate a provare, in via presuntiva, la condotta evasiva, possono essere indirizzate anche su conti correnti bancari intestati al coniuge o ad altro familiare del contribuente, se vi sono elementi che fanno ritenere che le operazioni risultanti da tali conti correnti sono, in realtà, riferibili al contribuente non titolare di tali conti correnti (sentenza n. 549 del 15 gennaio 2020) le indagini bancarie nei confronti di una società a responsabilità limitata possono essere estese ai conti correnti dei soci se risultano elementi indiziari che inducono a ritenere che tali conti siano utilizzati per occultare operazioni fiscalmente rilevanti (sentenza n. 33596 del 18 dicembre 2019) l’accesso ai conti correnti intestati formalmente a terzi e le verifiche finalizzate a provare per presunzioni la condotta evasiva e la riferibilità alla società delle somme movimentate su conti correnti intestati al coniuge del contribuente possono essere giustificati da alcuni elementi sintomatici quali, ad esempio, il rapporto di stretta contiguità familiare, l’ingiustificata capacità reddituale dei prossimi congiunti nel periodo d’imposta di riferimento, l’infedeltà della dichiarazione (sentenza n. 26173 del 6 dicembre 2011). I giudici della Corte di Cassazione hanno, inoltre, ritenuto non rilevante la circostanza che uno dei soci era rappresentante legale di altre società e non solo di quella destinataria dell’accertamento. Tale circostanza è stata ritenuta irrilevante “…essendo in tal caso sufficiente, in difetto della prova contraria circa una più corretta imputazione, ripartire i dati estratti dai conti correnti in proporzione al volume di affari di ciascun ente (Sez. 6-5, n. 1898 del 01/02/2016, Rv. 639236-01)”. In senso conforme, la suprema Corte si era espressa anche con l’ordinanza n. 31826 del 4 novembre 2021, con la quale, richiamando l’ordinanza n. 19386 del 17 settembre 2020, era stato espresso il principio in base al quale in tema di imposte sui redditi, lo stretto rapporto familiare e la composizione ristretta del gruppo sociale è sufficiente a giustificare, salva la prova contraria, la riferibilità delle operazioni riscontrate sui conti correnti bancari di tali soggetti all’attività economica della società sottoposta a verifica. Pertanto, in assenza di attività economiche svolta dagli intestatari dei conti correnti idonee a giustificare i versamenti e i prelievi riscontrati, deve ritenersi soddisfatta la prova presuntiva a sostegno della pretesa fiscale, con spostamento dell’onere della prova contraria sul contribuente. Riconoscendo la legittimità dell’operato dell’Amministrazione finanziaria, i giudici della Corte di cassazione hanno, quindi, respinto il ricorso presentato dalla società destinataria dell’accertamento.

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La piccola dimensione del gruppo sociale è sufficiente a giustificare, salva la prova contraria, la riferibilità delle operazioni effettuate dai membri della società all’attività economica della stessa

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