Contributo a fondo perduto Covid-19 scartato: parola al giudice ordinario

La Corte di Cassazione a Sezioni Unite, in sede di rinvio pregiudiziale, con la sentenza n. 34851 depositata il 13 dicembre 2023 ha sancito che non rientrano nella giurisdizione tributaria le liti sullo scarto della domanda di contributo, ad esempio per errori nell’indicazione del codice IBAN. Anticipando che le conseguenze a cui conduce tale decisione sono alquanto singolari, per comprendere i termini della questione è necessario riepilogare il quadro normativo di riferimento. In occasione dell’emergenza epidemiologica che ha caratterizzato il biennio 2020-2021, il legislatore ha introdotto alcuni contributi a fondo perduto per i soggetti che hanno subito, ad esempio, una consistente contrazione dei ricavi. A livello generale, si tratta sì di contributi gestiti ed erogati dall’Agenzia delle Entrate, ma non hanno propriamente natura tributaria, essendo elargizioni una tantum erogate dallo Stato ai consociati che possiedono determinate caratteristiche. Nonostante ciò, l’art. 25 comma 12 del DL 34/2020 stabilisce che “Per le controversie relative all’atto di recupero si applicano le disposizioni previste dal decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546”. Lo stesso vale per il contributo c.d. perequativo, visto il rinvio dell’art. 1 comma 26 del DL 73/2021. Gli atti di recupero del contributo per mancanza dei requisiti previsti dalla normativa di settore non sono, almeno per quanto ci consta, ancora stati notificati. Si è assistito, però, a un ingente contenzioso relativo allo scarto delle domande di riconoscimento del contributo, basato più che altro su controlli automatici. Ad esempio, una delle ragioni di scarto è l’inesistenza dell’IBAN indicato dal contribuente nella domanda (lo scarto spesso è scaturito da cambiamenti di IBAN derivanti dalla soppressione di filiali dell’istituto di credito) oppure la partita IVA non attiva alla data di presentazione della domanda. Il ricorso è stato così proposto vuoi contro la ricevuta di scarto rilasciata dal sistema, vuoi contro il diniego di autotutela successivamente opposto dall’Agenzia delle Entrate, che non di rado ha colto l’occasione per negare il contributo nel merito. Alcuni giudici, investiti del ricorso, hanno disposto la translatio iudicii a favore del giudice ordinario (C.T. Prov. Milano 16 novembre 2021 n. 4296/10/21, C.G.T. I Belluno 13 dicembre 2022 n. 55/1/22). Soluzione a prima vista errata: essendo il legislatore stesso ad aver attribuito le liti alla giurisdizione tributaria, il rimedio avrebbe dovuto essere la rimessione della lite alla Corte Costituzionale. La C.G.T. I Agrigento 31 marzo 2023 n. 428/5/23 ha invece disposto il rinvio pregiudiziale in Cassazione ai sensi dell’art. 363-bis c.p.c., chiedendo alle Sezioni Unite di pronunciarsi sulla giurisdizione. La sentenza n. 34851 di ieri, pur non statuendo espressamente sulla giurisdizione competente trattandosi di rinvio pregiudiziale, ha stabilito che le liti di cui si tratta non possono essere devolute alla giurisdizione tributaria. Precisamente, l’art. 25 comma 12 del DL 34/2020 “non trova applicazione ai giudizi aventi ad oggetto l’impugnazione del provvedimento di diniego del contributo adottato dall’Agenzia delle entrate (c.d. scarto telematico)”. Viene richiamata la sentenza 14 maggio 2008 n. 130, con cui la Corte Costituzionale aveva dichiarato l’illegittimità dell’art. 2 del DLgs. 546/92 ove (nel testo vigente ratione temporis) devolve(va) alla giurisdizione tributaria le liti inerenti alle sanzioni amministrative comunque irrogate da uffici finanziari, anche laddove conseguissero a violazioni di natura non tributaria. La ragione dell’incostituzionalità si rinviene nella violazione dell’art. 102 Cost., che vieta l’istituzione di nuovi giudici speciali. Per le Sezioni Unite, in ragione di ciò, non si può applicare estensivamente l’art. 25 comma 12 richiamato, pena una indiretta violazione della Costituzione. Il rimedio è allora la translatio iudicii Forse ci sarebbero spazi per una declaratoria di incostituzionalità del menzionato comma 12, nella parte in cui attribuisce controversie non fiscali alle Corti tributarie. A ogni modo, sebbene non sia detto espressamente, ragionando in questa maniera la giurisdizione non può che essere quella ordinaria e, allora, se la lite viene instaurata di fronte al giudice tributario e se questo condivide il ragionamento della sentenza di ieri, il rimedio è la translatio iudicii di cui all’art. 59 della L. 69/2009. Le conseguenze, come detto in premessa, sono singolari: se c’è un errore di IBAN si va al giudice ordinario, quindi i funzionari dell’Agenzia dovranno prepararsi ad affrontare un diverso tipo di processo e il contribuente non potrà ovviamente conferire procura al suo dottore commercialista. Invece, quando e se ci sarà il recupero, si apriranno le porte della giurisdizione tributaria.

Concordato preventivo biennale: in un video le istruzioni per l’uso

Decreto salva casa: nuovi requisiti di abitabilità

Concordato preventivo forfetari: aggiornato il software

Via libera al Decreto Agricoltura: le misure approvate

Decreto Salva Casa: le novità in arrivo

Influencer inquadrabile come agente di commercio

Carta Dedicata a te: destinatari, requisiti e misura

Decreto Coesione in Gazzetta Ufficiale, le novità in arrivo

Disabili: come cambia la legge 104 dal 30 giugno

Contributo a fondo perduto Covid-19 scartato: parola al giudice ordinario

Non spetta al giudice tributario decidere sullo scarto telematico del contributo a fondo perduto erogato durante l'emergenza Covid 19. Ciò in quanto mancherebbero gli elementi identificativi di un rapporto giuridico di natura tributaria

Newsletter

Articoli correlati