Coronavirus, fase 2: si valuta la possibilità di ripartenze già dal 27 aprile

Dal 4 maggio tornano al lavoro 2,8 milioni di italiani, ma qualcuno ha già ricominciato. Anticipazioni del vertice Conte-Colao: l’ipotesi di far riaprire già questo mese le aziende in regola con i protocolli di sicurezza. Serve però un piano per i mezzi pubblici

Terminata la riunione del governo con Vittorio Colao, i commissari all’emergenza e gli esperti del comitato tecnico scientifico, adesso il premier Giuseppe Conte prosegue l’analisi delle proposte per la fase 2 con le parti sociali. Dal 4 maggio torneranno al lavoro 2,8 milioni di italiani, ai quali si aggiungono tutti coloro che già lavorano da casa in smart working.

Nel corso del confronto la task force ha espresso l’opportunità di far ripartire già dal 27 aprile quelle aziende in grado di rispettare i protocolli di sicurezza, considerato che ogni settimana persa pesa in termini di miliardi e punti di Pil. Il manager ha presentato al presidente del Consiglio un documento (cinque pagine corredato di slide) che mette in evidenza i requisiti necessari alla ripartenza del Paese.

Tra i primi, la necessità immediata di un protocollo per i mezzi pubblici, considerato che il 15 per cento dei lavoratori di manifattura e costruzioni li usano per andare al lavoro. C’è poi la necessità di aggiornare il protocollo di sicurezza firmato con i sindacati il 14 marzo. E c’è soprattutto la necessità di avere a disposizione i dispositivi di protezione individuale. Il commissario Domenico Arcuri ha comunicato che attualmente vengono consegnate 4 milioni di mascherine al giorno. Ne servono però 7 milioni.

Si è parlato inoltre dei prezzi delle mascherine, valutando la possibilità di un prezzo calmierato. Alcuni ministri ritengono sia necessario, ma questa sarebbe un’ulteriore complicazione.

Il lockdown non si può protrarre, dobbiamo riprendere le attività purché in sicurezza perché non si può aprire in modo indiscriminato. E’ questa la filosofia che secondo fonti presenti all’incontro il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha esposto alle parti sociali nel corso della conference call. Dal 4 maggio, dunque, avrebbe articolato il premier, «manifattura, costruzioni, servizi alle persone e alcune attività commerciali potrebbero riprendere l’attività nel rispetto del protocollo sicurezza a suo tempo sottoscritto che resta la nostra bussola».

Chi ha già riaperto

Intanto è ripresa l’attività all’Electrolux di Porcia (Pordenone) con circa 450 lavoratori impegnati su un totale di 1.400 addetti dello stabilimento. Fino al 30 aprile si lavorerà su un unico turno mattutino di sei ore. All’ingresso della fabbrica, dove si producono lavatrici, sono stati distribuiti kit di mascherine e guanti per tutti i dipendenti. Per ognuno è stata rilevata la temperatura corporea con termoscanner. Ridefiniti anche gli spazi, per consentire il mantenimento delle distanze. Nell’accordo sottoscritto con le organizzazioni sindacali circa le misure di prevenzione sanitaria, è stata prevista anche l’attivazione di un’app per smartphone per calcolare l’indice di rischio al contagio del singolo dipendente in base agli spostamenti interni ed esterni alla fabbrica: l’adesione degli addetti è su base volontaria. “Il rientro è stato ottimo grazie al grande senso di responsabilità di tutti i lavoratori – ha fatto sapere Gianni Piccinin, segretario regionale della Fim Cisl -: c’è tanta voglia di tornare al più presto alla normalità”.

Dopo aver comunicato lo scorso 14 aprile che la produzione era stata gradualmente riattivata negli stabilimenti in Spagna (Burgos, Bilbao e Puente San Miguel) e in Russia (Ulyanovsk) Bridgestone Emia annuncia di aver ripreso la produzione lunedì 20 aprile nei suoi impianti a Bari, Lanklaar (Belgio) e Béthune (Francia). Con queste riaperture l’intera rete industriale Emia di Bridgestone risulta di nuovo in attività, ad eccezione dei suoi impianti in India e Sudafrica, che per ora rimangono chiusi.

“Quello che oggi non è consentito è avere un processo di mobilità che diffonda il contagio, la mia idea è che questo elemento di rigore va tenuto in piedi ancora per un po’ di tempo. Ma questo non riguarda le filiere produttive: nello stesso settore industriale non puoi chiudere una fabbrica da una parte e lasciarla aperta dall’altra. Il settore deve funzionare insieme, quindi gli orientamenti devono essere nazionali”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca a “Porta a Porta”.

Chi è pronto

“Siamo pronti a riaprire, anche da oggi stesso, i reparti modelleria delle nostre imprese. Il numero di lavoratori coinvolti sarebbe limitato. Ma in questo modo, riusciremo a non perdere quelle posizioni di mercato che un mese e mezzo di lockdown rischiano di mettere in discussione. I nostri competitor esteri lavorano; e, con buone probabilità, si stanno già insinuando fra i nostri clienti internazionali. Facciamo allora ripartire almeno questo piccolo, ma importantissimo segmento delle nostre produzioni; sarebbe un primo, ma fondamentale e strategico passo, in vista della fase 2; che le imprese della moda chiedono con forza di aprire già dalla prossima settimana”. A spiegarlo è David Rulli, presidente della Sezione Moda di Confindustria Firenze; e lo fa a nome delle pelletterie, delle imprese delle calzature e della moda del territorio fiorentino, uno dei più importanti comparti del settore a livello europeo.

“Sicurezza prima di tutto. Così è da oltre un mese per tutti noi e, con lo stesso spirito, stiamo definendo le linee guida per ripartire”. Roberto Ariotti, presidente di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta l’industria fusoria italiana, traccia un bilancio di come il settore sta affrontando l’emergenza Covid-19 e in che modo avvierà la Fase 2. “La maggior parte delle fonderie italiane – prosegue Ariotti – è ferma ormai da inizio marzo, a eccezione di quelle che proseguono con l’autorizzazione dei prefetti”.

Turismo e divertimento

Visite programmate in piccoli gruppi, ingressi contingentati, il tutto con l’aiuto della tecnologia. Alla Reggia di Caserta, chiusa al pubblico per l’emergenza coronavirus, sono tempi di riflessione sulle modalità di riapertura e le conseguenti modifiche all’accoglienza che dovranno essere introdotte dopo il lockdown. In attesa che il governo emani i decreti con le indicazioni di dettaglio anche per i Musei, al Palazzo Reale borbonico patrimonio dell’Unesco si ragiona su diverse soluzioni: in primis gli ingressi contingentati, già sperimentati con successo ogni prima domenica del mese, quando gli ingressi negli Appartamenti storici sono gratuiti e c’è sempre folla di turisti; l’ampiezza delle sale potrà poi rendere più agevole controllare il rispetto del distanziamento tra i turisti. “Quando riapriremo, lo faremo garantendo la massima sicurezza per i visitatori” dice il direttore della Reggia di Caserta Tiziana Maffei. Anche le visite guidate subiranno modifiche; nei primi periodi saranno probabilmente fatte in piccoli gruppi, e si farà in modo che ogni turista usi il proprio cellulare come audio-guida, attraverso delle soluzioni tecnologiche tuttora allo studio. Per il Parco Reale, molto esteso e non facilmente controllabile, si seguiranno le indicazioni governative sugli assembramenti; anche in questo caso si privilegeranno probabilmente, in un primo momento, i piccoli gruppi, magari familiari.

Anche il parco divertimenti di Gardaland è pronto a trasformarsi radicalmente per far fronte alla Fase 2 di riapertura nell’emergenza Coronavirus. “Vogliamo garantire una giornata di divertimento all’insegna della totale sicurezza per le famiglie italiane che potranno vivere momenti di svago e relax – spiega l’ad Aldo Vigevani – Gardaland Resort dispone di una superficie di 600mila metri quadrati, equivalenti a oltre 55 campi da calcio, che da sola rappresenta una garanzia per distanziamento sociale”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *