Modifiche in ordine sparso: sembra essere questo il titolo più adatto per fotografare la situazione, quasi surreale, in cui si trova il Fisco italiano. I contribuenti, i professionisti e, più in generale tutte gli operatori sono estremamente disorientati rispetto agli accadimenti e al rapido succedersi di decreti e altri provvedimenti che si accavallano. I contribuenti che hanno vissuto prima la dichiarazione “lunare” e lo scorso anno la prima applicazione degli ISA pensavano di aver vissuto ogni esperienza fiscale; invece, sia pure a causa della pandemia, è necessario aggiungere un ulteriore tassello. Durante il periodo dell’emergenza sanitaria è normale che si susseguano in rapida successione interventi e provvedimenti. Invece è meno normale che non ci sia chiarezza di idee e si vada avanti a “piccoli passi”. I rinvii delle scadenze sono previsti con il contagocce, i benefici fiscali sono ridotti ai minimi termini e il disorientamento è generale. La stessa logica è stata seguita durante il discorso del Presidente del Consiglio Conte che tutti gli italiani hanno seguito con trepidazione. Tutti aspettavano le riaperture, ma in realtà non ci sono state. La situazione è destinata a rimanere quasi invariata per altre tre settimane, con una ripresa che, evidentemente, non ci potrà essere. La circolazione del denaro è ridotta ai minimi termini, i costi fissi crescono e lo Stato riconosce al massimo un credito di imposta del 60% ai commercianti che sono riusciti a pagare una parte dei canoni di locazione. In questa situazione si innesta il tanto atteso decreto di aprile che, dopo essere stato annunciato quasi ogni giorno, è slittato alla fine del mese. Le imprese, cittadini, lavoratori autonomi attendono, ancora una volta e con trepidazione, le misure che “verranno”, ma il rischio che le aspettative vadano deluse è reale. Stop alle attività degli uffici fino al 30 settembre Oramai siamo al rush finale e con il consueto colpo di reni degno del miglio ciclista impegnato nello sprint in prossimità del traguardo, il Governo dovrebbe concepire il decreto Sblocca Italia. Rispetto ad un precedente intervento di qualche giorno fa si affaccia qualche timida novità all’orizzonte. Dopo aver ascoltato nel corso di un’audizione parlamentare che il Fisco sarebbe ripartito dal 1° giugno con la notifica di 8,5 milioni di atti, si profila un nuovo stop. Non è chiaro, però, se alcune delle misure allo studio vengano previste dal nuovo decreto di aprile oppure siano inserite in sede di conversione del decreto Liquidità. In ogni caso è allo studio, e dovrebbe essere recepita, una disposizione che dispone il differimento dello stop dell’attività degli uffici oltre il 1° giugno. La notifica degli atti dovrebbe quindi essere ulteriormente differita al 30 settembre 2020. La soluzione, se confermata, sarebbe sicuramente positiva. Si dovrà però trovare un’ulteriore soluzione che consenta, una volta avvenuta la notifica degli atti arretrati, la gestione degli eventuali pagamenti, ove la pretesa tributaria fosse fondata. Nel mese di settembre imprese e professionisti, avranno presumibilmente iniziato una fase di lento riavvio e altrettanto presumibilmente non saranno in grado di fare fronte ai debiti fiscali pregressi. La soluzione dovrebbe prevedere una rateazione con una durata ben più ampia rispetto a quella di qualche mese e, se possibile, rimettendo in discussione l’intero debito fiscale pregresso. Dovrà essere verificata la possibilità di un “taglio” percentuale delle sanzioni, perché il rinvio a settembre, se pure apprezzabile, rischia di non essere decisivo. Le imprese e i professionisti avranno necessità di ulteriore ossigeno per sopravvivere e iniziare un percorso in grado di condurre tutti gli operatori ad una ripresa reale. ISA da sterilizzare Un discorso a parte meritano gli ISA. È allo studio una misura che sterilizzi anche l’applicazione degli indicatori di affidabilità fiscale. L’idea è sicuramente condivisibile. Infatti, anche se l’anno 2019 si è manifestato come un periodo relativamente normale, è fortemente improbabile che i contribuenti incrementino ricavi e compensi nella prossima dichiarazione dei redditi al fine di migliorare il “voto finale”. In mancanza delle risorse necessarie si sta studiando la possibilità di sterilizzare gli indicatori ai fini dell’analisi di rischio dei contribuenti con un voto pari a sei o inferiore. Allo stesso tempo dovrebbe essere estesa la possibilità di accedere al regime premiale in modo da limitare il ricorso al visto di conformità e rendere più agevoli le compensazioni orizzontali. Compensazioni con meno vincoli Un’altra misura allo studio, che potrebbe trovare spazio nel decreto di aprile, va nella direzione di “allentare” ulteriormente i vincoli alle compensazioni. Con decorrenza dalla prossima dichiarazione dei redditi, i contribuenti non potranno utilizzare in compensazione i crediti relativi alle imposte sui redditi se non presentando preventivamente il modello dichiarativo. Successivamente, dopo l’invio telematico del modello, i contribuenti dovranno attendere ulteriori 10 giorni prima di utilizzare in compensazione orizzontale i crediti risultanti dalla dichiarazione stessa. Il decreto di aprile potrebbe prevedere il rinvio di un anno della nuova disposizione. Conseguentemente, se la misura allo studio sarà confermata, sarà possibile utilizzare in compensazione i predetti crediti senza l’invio preventivo del modello di dichiarazione. La compensazione sarà così in grado di migliorare la liquidità delle imprese. Tuttavia, se l’importo compensato dovesse essere superiore al limite di 5.000 euro, il modello Redditi - la cui scadenza per l’invio è stabilita al 30 novembre - dovrà recare l’apposizione del visto di conformità. Ulteriori misure riguardano il possibile incremento del limite massimo annuale alle compensazioni oggi pari a 700.000 euro, fino a 1 milione di euro. Inoltre, dovrebbero essere sospesi i pignoramenti dell’agente della riscossione di stipendi e conti correnti.