Crisi d’impresa: le regole per il nuovo piano di ristrutturazione soggetto ad omologazione

Una novità tra le più rilevanti del decreto che modifica il Codice della crisi d’impresa, la cui entrata in vigore è stata prorogata al 15 luglio 2022 dal decreto PNRR 2, è l’introduzione del piano di ristrutturazione soggetto a omologazione ai sensi dell’art. 64-bis. Si tratta di uno strumento con il quale si intende dare attuazione alla previsione dell’art. 11, par. 1, della Direttiva, riguardante i quadri di ristrutturazione preventiva, che richiede la previsione di un quadro di ristrutturazione che può prescindere dalle regole distributive delle procedure concorsuali ma che possa essere omologato se approvato da tutte le parti interessate in ciascuna classe di voto. In tale ottica, l’art. 64-bis predispone un nuovo quadro di ristrutturazione per il debitore in stato di crisi o di insolvenza, che prevede l’obbligatoria suddivisione dei creditori in classi, secondo posizione giuridica e interessi economici omogenei, e che consente di distribuire il ricavato del piano senza vincoli di distribuzione, facendo salvi i diritti dei lavoratori, per i quali il pagamento, invece, è sempre assicurato entro 30 giorni dall’omologazione. Si tratta, quindi, di uno strumento che riduce al minimo la fase dell’ammissibilità, fornisce al debitore una maggiore libertà di azione, tranne che per i lavoratori, che non sono mai considerati parti interessate e non votano, ma per poter essere omologata richiede l’approvazione di tutte le classi. Soggetti legittimati a presentare il piano di ristrutturazione L’art. 64-bis del CCI si limita ad indicare che il piano di ristrutturazione soggetto a omologazione possa essere presentato da un debitore in stato di crisi o di insolvenza. Dalla sua posizione all’interno del Titolo IV del CCI e dal suo iter procedimentale, pare possibile sostenere che siano esclusi dal campo di applicazione i debitori di cui all’art. 2 co. 1 lett. c) ossia quei soggetti cui si applica la disciplina del sovraindebitamento come il consumatore, il professionista, l’imprenditore minore e quello agricolo e le start-up innovative. Come si presenta il piano In applicazione del principio di unicità della domanda per tutti i quadri di ristrutturazione preventiva che connota tutto il CCI, anche questo procedimento si instaura con la presentazione della domanda ex art. 40 CCI. Per quanto riguarda il contenuto del ricorso, la documentazione da depositare e gli effetti del deposito della domanda sono i medesimi previsti per il concordato preventivo. Contestualmente al deposito del ricorso, il debitore deve presentare un piano che deve essere attestato da un professionista indipendente circa la veridicità dei dati aziendali e la sua fattibilità e una proposta nei confronti dei creditori che deve obbligatoriamente prevedere la suddivisione di questi in classi secondo posizione giuridica e interessi economici omogenei. In detto contesto, il Tribunale si limita a verificare la sola ritualità della proposta e la corretta formazione delle classi prima di nominare con decreto un giudice delegato e un commissario giudiziale e di stabilire le modalità di svolgimento delle operazioni di voto. Gestione dell’impresa nel corso del procedimento Come nella composizione negoziata, non vi è uno spossessamento in capo all’imprenditore, chiamato comunque a gestire l’impresa nel prevalente interesse dei creditori. Viene, tuttavia, ribadito il potere di vigilanza proprio delle funzioni del commissario giudiziale. Difatti, gli atti di straordinaria amministrazione nonché l’esecuzione di pagamenti non coerenti con il piano dovranno essere preventivamente comunicati al commissario giudiziale, il quale potrà inoltrare una segnalazione all’imprenditore e all’organo di controllo, se presente, ove ritenga l’atto pregiudizievole alle ragioni dei creditori o all’attuazione del piano. Se l’atto viene compiuto lo stesso, il commissario giudiziale informa il Tribunale ai fini dell’art. 106, CCI ossia il compimento di atti di frode nel corso della procedura laddove ne ravvisi i presupposti. Operazioni di voto, giudizio di omologazione e suoi effetti Per le operazioni di voto viene richiamata integralmente la disciplina del concordato preventivo, ivi inclusa la nuova regola di calcolo della maggioranza nella singola classe introdotta nell’art. 112 con riferimento al concordato in continuità aziendale al fine di agevolare il raggiungimento dell’accordo. In particolare, la proposta è approvata dalla classe se in alternativa viene raggiunta la maggioranza dei crediti ammessi al voto ovvero se hanno votato favorevolmente due terzi dei crediti dei creditori votanti e questi rappresentino almeno la metà del totale dei crediti della medesima classe. In sede di omologazione, il Tribunale è tenuto soltanto a verificare che tutte le classi abbiano votato a favore e, in caso di opposizione di un creditore dissenziente per difetto di convenienza, che la proposta non preveda una soddisfazione del credito deteriore rispetto alla liquidazione giudiziale. Il piano di ristrutturazione omologato è equiparato agli altri quadri di ristrutturazione preventiva sia nella conservazione degli effetti degli atti autorizzati dal Tribunale nel corso della composizione negoziata, sia nella possibilità di ottenere le misure protettive e cautelari ex artt. 54-55 nonché nell’esenzione dalla revocatoria ex art. 166 CCI per gli atti e le garanzie poste in essere in sua esecuzione. Conversione del piano di ristrutturazione in concordato preventivo L’art. 64-ter, al comma 1, riconosce in capo al debitore la possibilità in qualsiasi momento di modificare la domanda in una di concordato preventivo chiedendo il provvedimento di apertura del concordato ex art. 47 CCI, anche dopo che un creditore abbia formulato delle osservazioni prima del voto circa eventuali difetti di convenienza della proposta. In tal caso, ai sensi del comma 3, i termini per l’approvazione del concordato sono ridotti alla metà. Ai sensi del comma 4, la memoria contenente la domanda deve essere pubblicata nel registro delle imprese e da quel momento si verificano gli effetti derivanti dal deposito della domanda di concordato preventivo in materia di autorizzazione al compimento di atti straordinari. Il comma 5 disciplina anche il passaggio inverso, consentendo al debitore di abbandonare la procedura di concordato preventivo per proporre una domanda di omologazione del piano di ristrutturazione. Ciò è consentito dalla disposizione fino all’inizio delle operazioni di voto disposte al momento dell’apertura della procedura di concordato.

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