Dichiarazione IVA 2019: divieto di compensazione orizzontale in presenza di ruoli non pagati

È quasi all’inizio la stagione dei modelli dichiarativi. Entro il 30 aprile 2019 i contribuenti dovranno presentare la dichiarazione IVA annuale relativa al periodo di imposta 2018. L’adempimento ha subito diverse modifiche nel corso degli ultimi anni. Il modello ha recepito le ultime novità normative tra cui la possibilità di costituire il Gruppo IVA. I continui interventi del legislatore, soprattutto con riferimento alle continue e crescenti limitazioni alle compensazioni dei crediti, hanno reso l’adempimento sempre più complicato. Particolare attenzione dovrà essere prestata alle predette operazioni di compensazione anche in conseguenza delle novità che si sono continuamente “stratificate” nel corso degli ultimi anni. Il legislatore ha introdotto via via nel tempo sanzioni sempre più stringenti, fino a configurare anche un’ipotesi di reato qualora il contribuente utilizzi in compensazione crediti inesistenti oltre la soglia di 50.000 euro. Il blocco per i ruoli scaduti Oltre all’apposizione del visto di conformità, per le compensazioni oltre la soglia di 5.000 euro, sarà necessario tenere conto di tutte le altre limitazioni. Ad esempio, non potranno essere utilizzati i relativi crediti in presenza di ruoli scaduti di importo superiore a 1.500 euro. Le limitazioni riguardano esclusivamente le compensazioni orizzontali, cioè con altri tributi, e non quelle verticali. L’ambito di applicazione del blocco La disposizione trova applicazione dal 1° gennaio 2011 e riguarda la compensazione di crediti relativi alle imposte erariali in presenza di debiti iscritti a ruolo per le imposte erariali e relativi accessori. Il “blocco” scatta fino a concorrenza dell’importo dei debiti, di ammontare superiore a 1.500 euro. Ai fini dell’individuazione dei debiti erariali si potrà fare riferimento ai chiarimenti forniti con la circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 13/E dell’11 marzo 2011. Sul punto, le Entrate elencano tra le imposte che impediscono la compensazione anche l’IRAP e le addizionali ai tributi diretti, nonché le ritenute alla fonte relative alla stessa tipologia di imposte indicate come compensabili, trattandosi di anticipazioni a titolo di acconto o a titolo di imposta. Rientrano nell’ambito applicativo della disciplina in esame anche i debiti iscritti a ruolo relativi all’imposta di registro, ancorché la stessa non sia soggetta al sistema di versamento e compensazione ex art. 17, D.Lgs. n. 241/1997. Sono esclusi i tributi locali (a titolo esemplificativo, i tributi quali ICI, TARSU, TOSAP, imposta sulla pubblicità), i contributi di qualsiasi natura (tra cui i contributi INPS e INAIL), le agevolazioni a qualsiasi titolo in forma di crediti d’imposta e le altre entrate riscosse mediante la cartella di pagamento (ad esempio, i contributi ai consorzi di bonifica, il diritto annuale dovuto alla CCIAA, i diritti dovuti agli ordini professionali, le sanzioni per le violazioni al codice della strada, etc.). Viene altresì precisato che non rientrano nella disciplina in esame i contributi e le agevolazioni erogati a qualsiasi titolo sotto forma di credito d’imposta, anche se indicati nella sezione “Erario” del modello F24. Come calcolare la soglia Ai fini del computo del limite di 1.500 euro rilevano le sanzioni, gli interessi da ritardata iscrizione a ruolo e gli interessi di mora, gli aggi spettanti all’Agente della riscossione e le altre spese collegate al ruolo, ad esempio quelle relative alla notifica della cartella. Conseguentemente, per superare il limite potrebbe essere sufficiente un’imposta erariale non pagata anche di un importo sensibilmente inferiore a 1.500 euro. La nozione di “ruolo scaduto” Ai fini dell’applicazione del divieto di compensazione in esame, deve essere scaduto il termine di pagamento delle somme iscritte a ruolo per imposte erariali e relativi accessori, cioè deve essere decorso il termine di 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento (art. 25 comma 2, D.P.R. n. 602/1973). L’Agenzia ha precisato che la preclusione opera per tutte le cartelle notificate il cui termine di pagamento sia scaduto, affermando altresì che la norma non attribuisce rilevanza alla circostanza che il ruolo sia ordinario o straordinario o che lo stesso sia a titolo definitivo o provvisorio. La preclusione non opera, invece, nel caso di ruoli non ancora scaduti o per i quali sia stata concessa una sospensione. In caso di rateazione Qualora sia stata concessa la rateazione e sia stata “saltata” una rata, considerato che il piano di rateazione è ancora in essere ai sensi dell’art. 19, D.P.R. n. 602/1973, soltanto la rata scaduta sarà computata ai fini del calcolo del limite di 1.500 euro; diversamente, qualora non sia stata pagata la prima rata o, successivamente, due rate (nell’ipotesi di decadenza) la preclusione riguarda l’intero importo del debito residuo non pagato. Ai fini del calcolo del suddetto limite, le Entrate precisano che è necessario fare riferimento agli importi scaduti in essere al momento del versamento. Pertanto, nel caso di più cartelle, con importi e scadenze diverse, occorre verificare il complessivo debito scaduto ancora in essere al momento dell’effettuazione del versamento e conseguentemente, in caso di pagamento parziale avvenuto in data anteriore a quella in cui si intende procedere alla compensazione, occorrerà fare riferimento all’ammontare del debito residuo nel giorno di presentazione del modello F24.

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