Dj-set, Iva al 10% e niente Isi

Le esibizioni nell’ambito di un DJ-set non sono soggette all’imposta sugli intrattenimenti (ISI) e beneficiano dell’aliquota IVA del 10%. Ciò si verifica quando la prestazione dell’artista consiste nel mixare i brani, sovente di sua produzione, realizzando nuove sonorità, arricchite con la propria voce e talvolta anche con strumenti musicali. In questo caso, l’evento è assimilabile ai concerti vocali e strumentali, esonerati dall’ISI e per i quali l’IVA si applica in modo ordinario e con l’aliquota ridotta (n. 123 della Tabella A, parte III, allegata al DPR 633/72). Il principio è stato affermato dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14090 del 21 maggio 2024, ove è stato ribadito che il regime fiscale per le esibizioni dei DJ, a seconda delle concrete caratteristiche dell’evento, può essere ricondotto a quello delle attività spettacolistiche (se l’esecuzione è “musicalmente creativa”) ovvero a quello degli intrattenimenti (se la musica è eseguita prevalentemente da uno strumento meccanico). La pronuncia della Suprema Corte è interessante perché consente di mettere in luce le distinzioni tra i due ambiti (spettacoli e intrattenimenti), ai quali corrispondono due diversi regimi impositivi ai fini delle imposte indirette. Riepilogando l’ampio e variegato quadro normativo, le attività di intrattenimento soggiacciono alla relativa imposta (DPR 640/72) nonché al regime IVA recato dall’art. 74 comma 6 del DPR 633/72 (salvo opzione per le regole ordinarie). In particolare, il n. 1) della Tariffa allegata al DPR 640/72 assoggetta all’ISI (nonché al connesso regime speciale IVA per gli intrattenimenti) “le esecuzioni musicali di qualsiasi genere ad esclusione dei concerti musicali vocali e strumentali, e trattenimenti danzanti anche in discoteche e sale da ballo quando l’esecuzione di musica dal vivo sia di durata inferiore al cinquanta per cento dell’orario complessivo di apertura al pubblico dell’esercizio”. Invece, il regime IVA degli spettacoli è disciplinato dalle disposizioni di cui all’art. 74-quater del DPR 633/72, facendo rinvio alle prestazioni individuate dalla Tabella C allegata a tale decreto, e prevede alcune peculiarità in merito: - al momento di effettuazione delle prestazioni (all’inizio dell’esecuzione, salvo quelle rese in abbonamento); - alle modalità di certificazione dei corrispettivi (mediante il rilascio di un titolo di accesso per mezzo di apparecchi misuratori fiscali o biglietterie automatizzate). Il n. 3) della Tabella C, allegata al DPR 633/72, qualifica come attività spettacolistiche, diversamente dalle precedenti, “le esecuzioni musicali di qualsiasi genere, esclusi i concerti vocali e strumentali, anche se effettuate in discoteche e sale da ballo qualora l’esecuzione di musica dal vivo sia di durata pari o superiore al 50 per cento dell’orario complessivo di apertura al pubblico dell’esercizio”. Dal quadro normativo rappresentato sono esclusi i concerti vocali e strumentali. Essi configurano, infatti, una fattispecie autonoma esclusa tanto dal novero delle esecuzioni musicali di cui al n. 3) della Tabella C allegata al DPR 633/72 quanto dal novero delle esecuzioni di cui al n. 1) della Tariffa allegata al DPR 640/72. Sul punto, si è espressa la ris. Agenzia delle Entrate n. 257/2008, evidenziando che un aspetto è il “regime tributario applicabile alla generalità delle esecuzioni musicali”, mentre un altro aspetto sono i presupposti per l’applicazione dell’aliquota agevolata per i concerti (n. 123 della Tabella A, parte III, allegata al DPR 633/72). Occorre, dunque, un ulteriore esame delle nozioni di “intrattenimento” e di “spettacolo”. Tra i primi interventi, successivi alla riforma del DLgs. 60/1999 (con il quale è stata abolita l’imposta sugli spettacoli ed è stata istituita l’ISI solo per alcune attività), la C.M. n. 165/2000 ha chiarito che: - le attività di “intrattenimento” sono caratterizzate da un prevalente aspetto ludico e che implicano la partecipazione attiva del soggetto all’evento; - le altre attività di “spettacolo” si caratterizzano per la partecipazione prevalentemente passiva dello spettatore all’evento, il quale assume anche una connotazione culturale. Per le esibizioni nell’ambito di un DJ-set, il distinguo tra le due diverse attività (e i connessi regimi fiscali) è stato evidenziato dalla SIAE nella nota del 27 aprile 2015, fatta propria dalla Cassazione nella sentenza in commento. Ivi è stato precisato che rientrano tra le attività spettacolistiche le “manifestazioni in cui l’esibizione del DJ caratterizza l’evento ed è musicalmente creativa”. Come detto, si tratta del caso in cui l’artista mixa i brani, sovente di sua produzione, realizza nuove sonorità, arricchendoli “con la propria voce e talvolta anche con strumenti musicali”. Secondo la Cassazione, dunque, tali manifestazioni sono assimilabili ai concerti vocali e strumentali, i quali rientrano tra le attività di spettacolo esenti dall’ISI e beneficiano dell’aliquota IVA del 10% (n. 123 della Tabella A, parte III, allegata al DPR 633/72).

Via libera al Decreto Agricoltura: le misure approvate

Decreto Salva Casa: le novità in arrivo

Influencer inquadrabile come agente di commercio

Carta Dedicata a te: destinatari, requisiti e misura

Decreto Coesione in Gazzetta Ufficiale, le novità in arrivo

Disabili: come cambia la legge 104 dal 30 giugno

Nuove regole sulle compensazioni di crediti, prime istruzioni del Fisco

Imprese, arriva il pre-Durc

ISA 2023: i chiarimenti in una circolare

Dj-set, Iva al 10% e niente Isi

Le prestazioni qualificabili come DJ-set sono intese come manifestazioni in cui l’esibizione caratterizza l’evento ed è musicalmente creativa

Newsletter

Articoli correlati