Le attività che sono interessate dalle chiusure o dalle limitazioni imposte dall’ultimo Dpcm anti-Covid saranno esenti dal pagamento della seconda rata Imu. Si parla, dunque, di palestre, bar, ristoranti e degli altri esercizi penalizzati dal recente provvedimento del Governo. Ad una condizione, però: che il gestore dell’attività ed il proprietario del locale siano la stessa persona. Questo significa che il proprietario di un immobile in cui sorge un esercizio pubblico gestito in affitto da un’altra persone non avrà diritto all’esenzione dall’Imu, poiché è l’inquilino a pagare il prezzo più alto del Dpcm. In questo modo, si allarga la platea di chi non deve versare la seconda rata dell’imposta comunale, quella prevista per metà dicembre. In passato, infatti, il decreto Rilancio aveva escluso dal pagamento: stabilimenti balneari marittimi, lacuali e fluviali nonché immobili degli stabilimenti termali; alberghi e pensioni, agriturismo, immobili di villaggi turistici, ostelli della gioventù, rifugi di montagna, colonie, affittacamere per soggiorni brevi, case ed appartamenti per vacanze, bed & breakfast, residence e campeggi, purché proprietario e gestore siano la stessa persona; immobili che rientrano nella categoria catastale D in uso per fiere o manifestazioni. L’acconto Imu è stato, poi, cancellato anche per cinema e teatri accatastati nella categoria D/3, discoteche, night club e simili. Per alberghi e pensioni, l’esenzione interessa sia la prima rata Imu sia il saldo. Ora, è stata disposta l’esenzione anche per gli esercizi interessati dall’ultimo Dpcm e per le loro pertinenze. La condizione è sempre la stessa: proprietario e gestore devono essere la stessa persona. Inoltre, conta la destinazione d’uso dell’immobile, tranne per: alberghi e pensioni accatastati come D/2; cinema, teatri e sale da concerto accatastate come D/3; unità in uso alle imprese che svolgono attività fieristica.