Esenti Iva le cessioni di lamine d’oro

Con la sentenza n. 13742 del 18 maggio 2023, la Corte di Cassazione ha esaminato le condizioni per l’applicabilità del regime di esenzione IVA previsto per le cessioni di oro da investimento. Ai sensi dell’art. 10 comma 1 n. 11 del DPR 633/72, che recepisce le disposizioni di cui agli artt. 344 e 346 della direttiva 2006/112/Ce, sono esenti dall’IVA “le cessioni di oro da investimento, compreso quello rappresentato da certificati in oro, anche non allocato, oppure scambiato su conti metallo”. Secondo l’art. 1 della L. 7/2000, nella nozione di “oro da investimento” rientra l’oro in forma di lingotti o placchette di peso (superiore a 1 grammo) accettato dal mercato e di purezza pari o superiore a 995 millesimi, rappresentato o meno da titoli. In tale contesto, la Corte ribadisce che il regime di esenzione per l’oro da investimento presuppone il rispetto di specifici parametri di peso, forma e purezza; diversamente, si è in presenza di oro “industriale”, in regime di imponibilità con il meccanismo del reverse charge ex art. 17 comma 5 del DPR 633/72 (Cass. n. 26760/2022 e Cass. n. 11927/2021). Tuttavia, la Cassazione, in maniera piuttosto netta, precisa che “appaiono decisivi i requisiti relativi al peso e alla purezza più che alla forma”. Potrebbero quindi essere inclusi nel regime di esenzione anche prodotti in oro, la cui forma è diversa dal lingotto o placchetta, come nel caso dell’oro in lamine. Ve ne sarebbe conferma, secondo i giudici, nella norma interpretativa di cui all’art. 3 comma 11 della L. 7/2000 che riteneva applicabile l’esenzione anche per “le operazioni aventi per oggetto oro in lamina se effettuate anteriormente alla data di entrata in vigore della presente legge”, sostanzialmente parificando le cessioni in oro in lamina alle altre cessioni di oro da investimento. Di particolare pregio è il fatto che la Cassazione faccia proprie le considerazioni in materia del Comitato IVA della Commissione europea (per la prima volta in assoluta a quanto ci consta), formulate nel Working Paper n. 1000 del 19 ottobre 2020. In tale sede, è stata ammessa sostanzialmente la possibilità di considerare “da investimento” l’oro con forme diverse dal lingotto o placchetta (ossia, in forma ovale o tonda o irregolare), a condizione che siano rispettati i requisiti sostanziali della purezza e del peso e che il bene sia accettato dal mercato di riferimento, con i conseguenti effetti ai fini IVA. L’esame del Comitato IVA si fonda sul richiamato art. 344 della direttiva 2006/112/Ce, secondo cui il regime di favore ricomprenderebbe tutti quei beni che: - presentano un’oggettiva composizione in oro; - hanno un peso superiore a un grammo; - sono accettati nel mercato dell’oro. Ad avviso del Comitato IVA, la forma dell’oro da investimento esplicitamente prevista dalla norma di esenzione (lingotto o placchetta) non rappresenta un requisito determinante per beneficiare del regime, poiché le due forme menzionate sono essenzialmente quelle più comuni rinvenibili nel mercato. La pronuncia di Cassazione, allineata alla posizione condivisa in sede comunitaria, diverge dalla posizione dell’Agenzia delle Entrate, che nella fattispecie in esame sostiene la necessità di un’interpretazione restrittiva, come in tutti i casi derogatori rispetto al principio di assoggettamento ad imposta delle operazioni. L’Amministrazione finanziaria ha, in verità, affermato che il regime agevolativo per le cessioni di oro da investimento si intende circoscritto soltanto all’oro che possiede le suddette caratteristiche di peso, forma e purezza (peso superiore a un grammo, forma di lingotti o placchette, purezza pari o superiore a 995 millesimi), che può essere rappresentato o meno da titoli. Dette caratteristiche devono sempre sussistere congiuntamente, con la conseguenza che, in difetto di una di esse, non si è in presenza di oro da investimento bensì di oro industriale, soggetto a IVA con il meccanismo del reverse charge (cfr. risposta a consulenza giuridica Agenzia delle Entrate n. 4/2021). Viceversa, stando all’intervento di Cassazione e al descritto Working Paper, potrebbero rientrare nel regime di esenzione IVA previsto per le cessioni di “oro da investimento” anche le cessioni di oro avente forme diverse dal lingotto o placchetta, come ad esempio, l’oro di forma tonda, ovale o irregolare oppure, stando al caso della sentenza, in lamine. Tutto ciò fermo il rispetto dei requisiti sostanziali del prodotto (purezza pari o superiore ai 995 millesimi), del peso (superiore a un grammo) e del fatto che lo stesso sia accettato dal mercato di riferimento. Nel contesto sopra delineato, non sarebbe inopportuno quindi un ulteriore intervento di prassi che definisca, in termini coerenti all’interpretazione fornita dal Comitato IVA in sede comunitaria e dalla giurisprudenza nazionale, l’ambito applicativo del regime di esenzione secondo l’art. 10 comma 1 n. 11 del DPR 633/72.

Concordato preventivo biennale: in un video le istruzioni per l’uso

Decreto salva casa: nuovi requisiti di abitabilità

Concordato preventivo forfetari: aggiornato il software

Via libera al Decreto Agricoltura: le misure approvate

Decreto Salva Casa: le novità in arrivo

Influencer inquadrabile come agente di commercio

Carta Dedicata a te: destinatari, requisiti e misura

Decreto Coesione in Gazzetta Ufficiale, le novità in arrivo

Disabili: come cambia la legge 104 dal 30 giugno

Esenti Iva le cessioni di lamine d’oro

Sono esenti da Iva le cessioni di lamine d’oro in quanto parificate alle altre cessioni in oro da investimento.

Newsletter

Articoli correlati