Spiragli per la proroga al 31 marzo delle scadenze di fine febbraio di esterometro, spesometro e comunicazione dati delle liquidazioni Iva. Sul tavolo dell’amministrazione finanziaria sono già arrivate le richieste di associazioni di categoria, Consiglio nazionale dei commercialisti (Cndcec) e sindacati degli stessi. Si lavora al dossier, ma la decisione finale spetta al ministro Tria che la dovrà proporre a Palazzo Chigi. Per spostare in avanti le scadenze del 28 febbraio è necessario, infatti, passare da un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Ma sarebbe, comunque, un veicolo meno “impegnativo” rispetto a un provvedimento di legge necessario, invece, per ottenere una moratoria più ampia delle sanzioni per la fattura elettronica: differimento che, allo stato attuale, non appare all’ordine del giorno. Del resto, le motivazioni per lo slittamento delle comunicazioni ci sarebbero tutte. Il debutto dell’obbligo di fattura elettronica ha già messo sotto pressione intermediari, commercialisti e imprese. E che, quindi, nelle prossime due settimane si troverebbero a fare i conti con un tour de force tra fine della moratoria per le e-fatture di gennaio (in coincidenza con la liquidazione Iva) e nuovo adempimento dell’esterometro, ossia l’invio telematico dei dati delle fatture da e verso l’estero che transitano attraverso lo Sdi (Sistema di interscambio). Non vanno dimenticati poi l’ultimo appuntamento con lo spesometro e quello con i dati delle liquidazioni Iva, sempre in scadenza il 28 febbraio. Come dimostra la nota diffusa venerdì scorso, il Consiglio nazionale dei commercialisti confida, comunque, che il margine possa essere anche più ampio, arrivando per l’esterometro addirittura al 30 maggio e per spesometro e invio dati liquidazioni Iva al 15 aprile. Intanto dalla base dei commercialisti arrivano segnali di forte malcontento. L’ultimo a manifestarlo pubblicamente è l’Ordine dei commercialisti di Locri. Il presidente Ettore Lacopo ha scritto direttamente al Consiglio nazionale a cui con un gesto eclatante vuole «consegnare le chiavi dell’Ordine». Lacopo denuncia a chiare lettere «schizofreniche semplificazioni fiscali che paradossalmente si trasformano in complicati adempimenti». E in rappresentanza dei colleghi locali non ci sta a vedersi “togliere” incarichi complessi da parte di «chi non ha svolto i nostri stessi lunghi percorsi di studio e formazione» (il riferimento è ai ruoli di curatore e commissario giudiziale ora accessibili ai consulenti del lavoro). Un appello che, oltre alle condivisioni via Facebook, ha ricevuto anche il sostegno ufficiale dell’Ordine di Bari. A dare voce al malcontento è anche il sindacato Unagraco che, in una nota, invita le altre sigle a intraprendere uno sciopero a oltranza. Anche se il Codice di autoregolamentazione consente un massimo di otto giorni consecutivi di sciopero al mese.