L’evasore fiscale può mantenere la facoltà d’uso dell’immobile sequestrato

L'esistenza del vincolo cautelare del sequestro preventivo non è incompatibile con la nomina di un custode; la figura del custode, inoltre, è prevista in rapporto di complementarietà con quella dell'amministratore giudiziario prevista quando il sequestro abbia per oggetto aziende, società ovvero beni di cui sia necessario assicurare l'amministrazione; resta ferma la possibilità di non procedere allo spossessamento allorché il bene in sequestro non presenti particolari necessità di conservazione e le esigenze cautelari risultino ugualmente garantite anche qualora lo stesso rimanga nella disponibilità di colui che lo detiene, sia esso l'indagato o un soggetto terzo. Sono questi i principi ribaditi dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 17390 del 23 aprile 2019. IL FATTO Il Gip concedeva in favore di un soggetto - indagato tra l'altro per il reato di omessa dichiarazione e custode di un immobile sottoposto a sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente - la facoltà d'uso dell'immobile in sequestro. Avverso tale ordinanza ha proposto ricorso per cassazione il Procuratore della Repubblica, argomentando che in materia di sequestro penale non esiste la possibilità di uso del bene sequestrato da parte dell'indagato/imputato, nominato custode del bene: il Giudice per le indagini preliminari avrebbe dovuto o applicare l'art. 85 disp. att. cod. proc. pen, e, quindi, restituire il bene all'indagato, o in alternativa, in base al disposto dell'art. 104 bis disp. att. cod. proc. pen, nominare un amministratore giudiziario; ha rimarcato, inoltre, come, con la facoltà d'uso concessa all'indagato, consentirebbe allo stesso di continuare a beneficiare degli effetti dei reati commessi e del profitto del reato, incrementando il proprio patrimonio mediante la ricezione dei frutti derivanti dalla cosa sequestrata ovvero conseguendo il risparmio di spesa determinato dall'utilizzo gratuito. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso. Premettono innanzitutto gli Ermellini che, pur dopo le modifiche attuate con l'art. 2, comma 9, lett. a) e b), legge 15 luglio 2009, n. 94, le modalità esecutive del sequestro preventivo ordinariamente indicate nell'art. 104 disp. att. cod. proc. pen. non escludono l'adozione di ulteriori prescrizioni che, secondo i casi specifici, siano necessarie per assicurare gli effetti della misura. La Suprema Corte ha, infatti, affermato il principio che ai fini della esecuzione del sequestro preventivo, le modalità di trascrizione del relativo provvedimento presso i competenti uffici (...) non sostituiscono tale incombente alle ordinarie modalità di apprensione del bene e della sua custodia, atteso che la finalità della suindicata disposizione è quella di disciplinare l’apposizione del vincolo in modo da renderlo opponibile a terzi. L'elisione del rinvio alle norme che disciplinavano le modalità di esecuzione del sequestro probatorio non comporta l’automatica sottrazione di quello preventivo all'operatività della disposizione generale contenuta nell'art. 259 cod. proc. pen., che in realtà non è mai stata oggetto di espresso rinvio da parte dell'art. 104 proprio in forza della sua valenza generale; inoltre, in tema di sequestro preventivo di beni immobili, la previsione dell'art. 104 disp. att. cod. proc. pen., come modificato dalla L. n. 94 del 2009, secondo cui lo stesso è eseguito con la trascrizione del provvedimento presso i competenti uffici, non implica che al Giudice non sia consentito, al fine di garantire le esigenze cautelari sottese, anche di privare il titolare della materiale disponibilità del bene mediante la nomina di un custode (Sez. 2, n. 35810 del 29/05/2013), con la precisazione che ben possa darsi anche il caso in cui non sia necessario procedere allo spossessamento, allorché il bene non presenti particolari necessità di conservazione e le esigenze cautelari risultino ugualmente garantite anche qualora lo stesso rimanga nella disponibilità di colui che lo detiene, sia esso l'indagato o un soggetto terzo (Sez. 5, n. 25118 del 08/05/2012). L'art. 104 bis disp. att. cod. proc. pen, invero, stabilisce che, nel caso in cui il sequestro preventivo abbia per oggetto aziende, società ovvero beni di cui sia necessario assicurare l'amministrazione, l'autorità giudiziaria nomina un amministratore. La norma, tuttavia, prevede la possibilità all'autorità giudiziaria di affidare la "custodia" a soggetti diversi da quelli sopra indicati. L'autorità giudiziaria, quindi, nomina un amministratore giudiziario, autorizzandolo, secondo i casi, alla gestione del bene sequestrato, ad esempio a porre in essere gli adempimenti necessari a ricondurre a norma la condotta illecita (Sez. 3, n. 35801 del 02/07/2010; fattispecie di nomina di custode autorizzato a proseguire l'attività industriale dello stabilimento sequestrato in modo tale da contenere le emissioni moleste di gas, fumi e polveri nei limiti di legge), ovvero, più semplicemente, alla utile gestione del bene, il cui mancato esercizio possa risolversi in pregiudizio per l'avente diritto (Sez. 5, n. 30596 del 17/04/2009, relativa a fattispecie precedente all’approvazione dell'art. 104-bis disp. att. cod. proc. pen.). A quest’ultimo proposito si è peraltro affermato che, in tema di sequestro preventivo, la decisione di nominare un amministratore giudiziario ai sensi dell'art. 104-bis disp. att. cod. proc. pen. per consentire la gestione e l'esercizio dei beni non è obbligatoria ma è rimessa alla sfera discrezionale del giudice (Sez. 3, n. 13041 del 28/G2/2013). Alla luce dei principi suesposti, la Cassazione ritiene che l'esistenza del vincolo cautelare del sequestro preventivo, la cui esecuzione secondo la previsione dell'art. 104, comma primo, lett. b) disp. att. cod. proc. pen., come modificata dalla legge 15 luglio 2009, n. 94, si esegue con la trascrizione del provvedimento presso i competenti uffici, non sia incompatibile con la nomina di un custode, in base al disposto dell'art. 259 cod. proc. pen., norma di carattere generale e che non è mai stata oggetto di espresso rinvio da parte dell’art. 104 cit. proprio in forza della sua valenza generale; la figura del custode, inoltre, è prevista dallo stesso art. 104-bis disp. att. proc. pen., in rapporto di complementarietà alla figura dell'amministratore giudiziario prevista quando il sequestro abbia per oggetto aziende, società ovvero beni di cui sia necessario assicurare l'amministrazione; resta ferma la possibilità di non procedere allo spossessamento allorché il bene in sequestro non presenti particolari necessità di conservazione e le esigenze cautelari risultino ugualmente garantite anche qualora lo stesso rimanga nella disponibilità di colui che lo detiene, sia esso l'indagato o un soggetto terzo. Nella specie, legittimamente il giudice aveva ritenuto opportuno procedere alla nomina di un custode e non di un amministratore giudiziario. Ne consegue il rigetto del ricorso.

Concordato preventivo biennale: in un video le istruzioni per l’uso

Decreto salva casa: nuovi requisiti di abitabilità

Concordato preventivo forfetari: aggiornato il software

Via libera al Decreto Agricoltura: le misure approvate

Decreto Salva Casa: le novità in arrivo

Influencer inquadrabile come agente di commercio

Carta Dedicata a te: destinatari, requisiti e misura

Decreto Coesione in Gazzetta Ufficiale, le novità in arrivo

Disabili: come cambia la legge 104 dal 30 giugno

L’evasore fiscale può mantenere la facoltà d’uso dell’immobile sequestrato

L'esistenza del vincolo cautelare del sequestro preventivo non è incompatibile con la nomina di un custode; la figura del custode, inoltre, è prevista in rapporto di complementarietà con quella dell'amministratore giudiziario

Lascia un commento Annulla risposta

Newsletter

Articoli correlati

Lascia un commento Annulla risposta