È illegittimo l’atto di revisione del classamento catastale se non adeguatamente motivato

Il nuovo classamento dell’immobile deve essere adeguatamente motivato dal Comune e deve contenere i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche del cambiamento. L’atto di revisione del classamento (categoria e classe), che comporta la variazione delle rendite catastali degli immobili e attribuita in base alla destinazione d’uso e alle caratteristiche costruttive dell’unita immobiliare, deve specificare i motivi del classamento risultando insufficiente che all’atto sia allegata la sola verifica dell’Ufficio Tecnico Erariale. A fornire questi principi è la terza sezione civile della Corte di Cassazione con l'ordinanza n. 7732 del 20 marzo 2019. IL FATTO Il Comune emetteva un avviso di accertamento nei confronti di una Spa, esercente attività connesse ai trasporti marittimi, a seguito di un diverso classamento di un fabbricato in concessione demaniale (D7) eseguito dal Comune sulla base di una rendita presunta di immobili similari. La società impugnava l’atto impositivo dinanzi alla CTP eccependo che l’atto emesso non era motivato e che il Comune non poteva essere deputato ad attribuire una diversa rendita catastale. La Commissione tributaria regionale, confermativa del primo grado, accoglieva parzialmente il ricorso della società confermando l’atto impositivo ai fini Ici con esclusione delle sanzioni. Avverso tale decisione ricorreva la società che contestava ex art. 7 della L. n 212/2000 la legittimità dell’atto impositivo da cui non emergeva la ragione della diversa categoria catastale (D7) attribuita dal Comune. La normativa Il classamento è disciplinato dalla L. n. 662/1996 e dall’art. 1, comma 335, della L. n. 311/2004, che risultano combinate con le disposizioni dello Statuto del contribuente (art. 7 della L. n. 212/2000, “Chiarezza e motivazione degli atti”), le quali prescrivono che negli atti dell’Amministrazione finanziaria siano indicati “i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione dell’amministrazione”. In particolare, l’art. 3, comma 58, della L. n. 662/1996 stabilisce che il Comune chiede all’Ufficio tecnico erariale la classificazione di immobili il cui classamento non risulti aggiornato ovvero non congruo rispetto a fabbricati similari. La revisione del classamento (categoria e classe) comporta la variazione delle rendite catastali degli immobili. La categoria catastale viene attribuita in base alla destinazione d’uso e alle caratteristiche costruttive dell’unita immobiliare; la classe viene determinata, in primis, in base al contesto urbano di ubicazione e poi con riferimento alle altre caratteristiche proprie dell’unità immobiliare non considerate per l’attribuzione della categoria. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Corte ha rilevato che l’atto impositivo non conteneva il criterio in base al quale al fabbricato poteva essere attribuita una diversa rendita catastale. All’avviso di accertamento era stata solo allegata una lettera con cui il Comune richiedeva all’UTE la verifica dell’immobile affermando che il fabbricato e l’area portuale dovevano costituire un unico comprensorio senza indicare gli altri immobili similari presi in comparazione. L’atto di revisione del classamento deve specificare, a pena di nullità, le ragioni giuridiche e i presupposti di fatto della modifica, non limitandosi a contenere l’indicazione della categoria e della classe attribuita dall’Agenzia del Territorio. La P.A. è tenuta a precisare se il mutamento è dovuto al mancato aggiornamento catastale, o da una rivalutazione dei parametri della microzona di collocazione da esplicitare in modo chiaro con l’indicazione tra il valore di mercato e valore catastale dell’area e delle altre aree comunali. I giudici hanno accolto la tesi che il Comune non poteva operare una classificazione sostituendosi all’Agenzia del Territorio. Infatti, l’art. 3, comma 58, della L. n. 662/1996 stabilisce che il Comune richiede all’UTE la classificazione di immobili il cui classamento non risulti aggiornato, ma la verifica della congruità con altri fabbricati similari spetta all’UTE. Sul tema la Cassazione ha ritenuto che l’atto di revisione, possibile nelle microzone in cui il rapporto tra il valore medio di mercato e quello catastale si discosta da quello relativo all’insieme delle microzone comunali, deve essere adeguatamente motivato nel rispetto del dettato normativo (Cass. nn. 30522 e 17413 del 2018). Per tali ragioni la Corte ha accolto il ricorso della società ricorrente.

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È illegittimo l’atto di revisione del classamento catastale se non adeguatamente motivato

L'atto di revisione del classamento catastale non può limitarsi a contenere l'indicazione della categoria e della classe attribuita dall'agenzia del Territorio, ma deve specificare, a pena di nullità, sia le ragioni giuridiche sia i presupposti di fatto della modifica

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