Immobile di lusso e perdita delle agevolazioni prima casa: niente sanzioni se dopo la riforma la violazione non è più rilevante

Con l’ordinanza n. 2414 depositata il 29 gennaio 2019, la Corte di Cassazione ha chiarito che - in caso di modifica legislativa di una norma impositiva che ha valore solo per il futuro - ove i presupposti della stessa siano profondamente modificati, una violazione commessa nella vigenza della sua precedente formulazione comporta la debenza del tributo, ma non delle sanzioni, in applicazione del principio di legalità e del favor rei. La scelta interpretativa di favore, è suscettibile di essere attuata anche d’ufficio, come avvenuto nella specie, in ogni stato e grado del giudizio, anche di legittimità. IL FATTO L’Ufficio notificava ad un contribuente un avviso di liquidazione per maggiore imposta ipotecaria e catastale in relazione alla vendita di una casa ritenuta di lusso in quanto di superficie superiore ai 240 mq e dunque esclusa dal beneficio di registrazione a tariffa ridotta. Il contribuente impugnava l’atto impositivo ma il ricorso, in primo grado, veniva rigettato. La CTR confermava l’esito della CTP. Il contribuente decideva di prestare acquiescenza ai capi della sentenza di appello che dichiaravano la non spettanza dell’agevolazione prima casa ma ricorreva in Cassazione, dolendosi della illegittimità delle sanzioni irrogata. In particolare i giudici del gravame avevano errato nel non disapplicare le sanzioni per obiettiva incertezza della legge tributaria applicabile ai sensi dell’art. 6 del Dlgs 472/1997. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente per una questione, rilevabile d’ufficio, diversa dai motivi proposti. In primo luogo, la Suprema Corte precisa che i trasferimenti immobiliari possono essere oggetto di esclusione dall’agevolazione prima casa sulla base di due discipline: 1) quella previgente al d.lgs. 23 del 2011, che individua l’immobile “di lusso” escluso dalle agevolazioni prima casa, sulla base di alcuni parametri (tipologia del bene, intrinseche caratteristiche qualitative e di superficie) contenute nel D.M. 2 agosto 1969; 2) Il nuovo regime introdotto dal Dlgs. 23/2011, applicabile per i trasferimenti imponibili realizzati successivamente a 1° gennaio 2014, che esclude l’agevolazione per le abitazioni iscritte in categorie catastali A1 A8 A9. L’atto di trasferimento dedotto in giudizio rientrava nella disciplina previdente al d.lgs. 23/2011, tuttavia per le sanzioni, la soluzione doveva essere diversa alla luce del principio di legalità e del favor rei in materia tributaria. A causa della disposizione sopravvenuta, infatti, la condotta che prima integrava la violazione fiscale, cioè la falsa dichiarazione del contribuente in relazione alle caratteristiche non di lusso dell’immobile acquistato, non avrebbe più avuto possibilità di realizzarsi. Si era verificata di conseguenza, una riformulazione ex novo della fattispecie legale di non spettanza dell’agevolazione (fondata sul parametro catastale, quindi del tutto differente da quello precedentemente previsto della metratura), comportando tale circostanza una situazione di favore per il contribuente addirittura più radicale ed evidente di quella del sopravvenire di un regime sanzionatorio semplicemente più mite. L’Ufficio dunque, pur mantenendo la potestà di revocare l’agevolazione in questione, non aveva più titolo per applicare le sanzioni conseguenti a comportamenti che dopo la riforma non sono più rilevanti in quanto riferiti a parametri non più vigenti.

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