Italia-Cina, siglato l’accordo per eliminare le doppie imposizioni

Il testo recepisce le raccomandazioni vincolanti del progetto “Ocse/G20 Beps”, rinnovando le disposizioni in vigore dal 1990 in tema di dividendi, interessi, royalties e capital gain

Il ministro dell’Economia e delle finanze, Giovanni Tria, e il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, hanno firmato sabato 23 marzo, a villa Madama, il nuovo accordo tra i due Paesi per eliminare le doppie imposizioni. Le disposizioni concordate realizzano una equilibrata ripartizione dei rispettivi diritti impositivi e contribuiscono a incoraggiare gli investimenti transfrontalieri e a fornire maggiore certezza fiscale alle imprese di Italia e Cina.

Dividendi (articolo 10)
L’intesa prevede una riduzione dell’aliquota convenzionale di prelievo alla fonte dal 10% al 5%, nel caso di partecipazioni dirette di almeno il 25% del capitale della società che paga i dividendi, detenute per un periodo di almeno 365 giorni. La riduzione si applicherà alle imprese italiane percipienti dividendi di fonte cinese. Inoltre, la riduzione dell’aliquota relativa alle partecipazioni qualificate potrà incoraggiare la capitalizzazione delle imprese cinesi in Italia, attraverso investimenti in equity. Per gli altri dividendi, si applica l’aliquota del 10 per cento.

Interessi (articolo 11)
L’accordo stabilisce che la misura della ritenuta applicabile nello Stato della fonte non può eccedere un’aliquota pari al 10% dell’ammontare lordo degli interessi. È prevista un’aliquota ridotta dell’8% sugli interessi pagati a istituti finanziari, in relazione a prestiti con durata almeno triennale mirati a finanziare progetti d’investimento. Tuttavia, l’accordo prevede l’esenzione da ritenuta alla fonte sui pagamenti di interessi in uscita quando il soggetto pagatore è il governo o un ente locale, oppure quando gli interessi sono pagati al governo o a un ente locale, alla Banca centrale, a un ente pubblico oppure a un ente il cui capitale è interamente posseduto dal governo. Ciò consente, tra l’altro, di ripristinare l’esenzione sui pagamenti di interessi di fonte cinese percepiti da alcune istituzioni finanziarie pubbliche italiane, le quali, in base all’accordo del 1986, non avevano più diritto all’esenzione in quanto non più detenute al 100% da capitale pubblico. Inoltre, l’accordo sancisce l’esenzione da ritenuta in Italia sui pagamenti di interessi in relazione a titoli emessi da Cassa depositi e prestiti, percepiti da soggetti residenti in Cina.

Royalties (articolo 12)
La convenzione prevede che l’aliquota generale applicabile nello Stato della fonte non può eccedere il 10% sui canoni corrisposti per l’uso, o la concessione in uso, di un diritto d’autore su opere letterarie, artistiche o scientifiche, compresi il software, le pellicole cinematografiche e le pellicole o registrazioni per trasmissioni televisive o radiofoniche, nonché per brevetti, marchi, disegni o modelli, formule o processi segreti, o per informazioni concernenti esperienze di carattere industriale, commerciale o scientifico. È invece prevista un’aliquota effettiva del 5% (l’aliquota nominale del 10% si applica sull’ammontare del 50% delle royalties) per i pagamenti relativi all’utilizzo o al diritto di utilizzo di attrezzature industriali, commerciali o scientifiche. Tale aliquota è inferiore a quella prevista per le stesse tipologie di pagamenti negli accordi stipulati dalla Cina con i principali Paesi europei, in cui la riduzione massima si attesta al 6 per cento.

Capital gain (articolo 13) 
È confermato il trattamento delle plusvalenze derivanti dall’alienazione di partecipazioni qualificate con un livello minimo del 25%. Tuttavia, è prevista la tassazione di tali plusvalenze, se detenute con un livello di partecipazione al di sopra di quella soglia in qualsiasi momento nei 12 mesi precedenti l’alienazione. Inoltre, per le tipologie di plusvalenze non espressamente disciplinate, la tassazione concorrente prevista nell’attuale accordo è sostituita con la tassazione esclusiva nello Stato di residenza dell’alienante.

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