Iva, obbligo di rettifica dal ricevimento della nota di credito

L’obbligo di rettifica scatta dal ricevimento della nota di credito IVA: lo ha chiarito l’Agenzia delle Entrate in risposta a un quesito. La questione rimaneva aperta dal momento che la circolare n. 1/E/2018 era chiara solo nell’indicare il termine ultimo entro cui il cedente/prestatore poteva rettificare il proprio debito in diminuzione - ossia, al più tardi, entro la data di presentazione della dichiarazione IVA relativa all’anno in cui si fosse verificato il presupposto per operare la variazione in diminuzione - lasciando però un alone di incertezza sul termine entro cui il cessionario/committente, ricevente la nota, dovesse provvedere alla rettifica in diminuzione della detrazione precedentemente effettuata: possesso del documento o data fattura? Note di variazione IVA: una norma in continua evoluzione L’art. 26, D.P.R. n. 633/1972 disciplina il tema delle note di credito IVA ed è stato oggetto di varie modifiche normative. Con la legge di Stabilità 2016 (art. 1, commi 126 e 127, legge n. 208/2015) l’art. 26 è stato novellato allo scopo di anticipare, al momento di apertura di una procedura concorsuale, la possibilità di emettere una nota di credito e, dunque, portare in detrazione l’IVA corrispondente alle variazioni in diminuzione, in caso di mancato pagamento connesso a procedure concorsuali, anziché doverne attendere l’infruttuosa conclusione per l’esercizio del relativo diritto. Successivamente, la legge di Bilancio 2017 (art. 1, comma 567, legge n. 232/2016) ha ripristinato la regola secondo la quale l’emissione di nota di credito IVA e, dunque, la possibilità di portare in detrazione l’IVA corrispondente alle variazioni in diminuzione, in caso di mancato pagamento connesso a procedure concorsuali, possa avvenire solo una volta che dette procedure si siano concluse infruttuosamente. Infine, il D.L. n. 73/2021 ha interamente riscritto l’art. 26 del decreto IVA. Termine per la rettifica della nota di variazione Al comma 5 dell’art. 26, D.P.R. n. 633/1972 è previsto che ove il cedente o il prestatore si avvalga della facoltà prevista dal comma 2, dovrà in tal caso registrare la variazione a norma dell’art. 23 o dell’art. 24, nei limiti della detrazione operata, salvo il suo diritto alla restituzione dell’importo pagato al cedente o prestatore a titolo di rivalsa. Con la circolare n. 1/E/2018 l’Agenzia delle Entrate ha indicato chiaramente il termine ultimo entro il quale il cedente/prestatore possa rettificare il suo debito IVA in diminuzione, ritenendo che la nota di variazione in diminuzione dev’essere emessa (e la maggior imposta a suo tempo versata potrà essere detratta) al più tardi entro la data di presentazione della dichiarazione IVA relativa all’anno in cui si è verificato il presupposto per operare la variazione in diminuzione. È emersa però un’incertezza in relazione al termine entro cui il cessionario/committente, che riceve la nota, debba provvedere alla rettifica in diminuzione della detrazione precedentemente effettuata. Ci si domanda se, per il cessionario/committente, il termine per annotare la nota di variazione nel registro ex art. 23 o art. 24, D.P.R. n. 633/1972 decorra - come accade per la detrazione - dal momento in cui si sia venuti in possesso del documento ovvero dalla data di ricevimento della fattura? Il punto del Fisco L’Agenzia delle Entrate ha chiarito il punto, ritenendo che la nota di variazione, che sia di addebito o di accredito, ha gli stessi requisiti della fattura e deve essere emessa, con riferimento all’originaria fattura, per la differenza dell’importo risultante errato o concesso a titolo di sconto. La rettifica in diminuzione rappresenta, a parere dell’Agenzia, una mera facoltà attribuita al cedente/prestatore. Questi, infatti, risulta titolare di un diritto potestativo che, in quanto tale, può decidere se esercitare o meno.

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Dal ricevimento della nota di credito Iva decorre il termine entro il quale il cessionario/committente deve rettificare, in diminuzione, il credito nei confronti dell’Erario

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