Legittimo l’accertamento con uno scostamento del dichiarato pari al 16,75%

Lo scostamento tra il dichiarato e l’accertato nella misura del 16,75 per cento legittima il risultato degli standard, nella fattispecie gli studi di settore. Lo chiarisce la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 1304 del 12 gennaio 2024. IL FATTO Venendo al caso concreto l’Agenzia delle Entrate notificava a una srl un avviso di accertamento con cui l’Ufficio provvedeva a riprese per Ires, Iva e Irap relativamente all’anno di imposta 2004, conseguenti all’imputato scostamento dagli studi di settore. La contribuente impugnava detto provvedimento innanzi alla Ctp di Roma, la quale accoglieva il ricorso. L'Agenzia delle Entrate proponeva dunque appello innanzi alla Ctr del Lazio, la quale accoglieva il gravame osservando come "la CTP avrebbe dovuto indicare debitamente ed analiticamente le ragioni per [le quali] ha tratto il proprio convincimento dalle allegazioni della parte ricorrente e perciò da quali fonti di prova ne abbia desunto la fondatezza, ai fini di giustificare il contestato scostamento dalle medie di settore e, d'altro canto tenere in considerazione gli ulteriori elementi di anomalia e di inattendibilità della dichiarazione che sono stati indicati dall'Agenzia a conferma delle risultanze dell'indagine ricostruttiva standardizzata" laddove, al contrario "il giudice di primo grado ha motivato il proprio convincimento con considerazioni vaghe ... o inesatte, del tutto elusive delle concrete tematiche poste dalla modalità di accertamento qui utilizzata e peculiarmente dei dati fattuali sui quali la contraria prova avrebbe dovuto essere fondata". La società ha così proposto ricorso per cassazione, censurando l'operato dell'ufficio per avere proceduto alla ripresa a tassazione mediante accertamento standardizzato sulla base di uno scostamento non significativo, siccome non rappresentativo di una grave incongruenza tra ricavi dichiarati e ricavi emergenti dall'applicazione dello studio di settore e pari ad appena il 16,75% LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Corte di Cassazione respinge il ricorso, osservando come correttamente la Ctr avesse riformato la decisione di primo grado per non avere la Ctp "debitamente ed analiticamente" indicato gli elementi in grado di inficiare le riprese operate dall'ufficio, avendo fondato la propria motivazione su considerazioni "vaghe" (ed al limite dell'inversione dell'onere probatorio tra le parti) o "inesatte” (quanto alla risoluzione delle questioni di diritto poste dal motivo di opposizione fondato sulla dedotta insufficienza della motivazione dell'atto impositivo). Pacifica la ricorrenza, nella specie, di uno scostamento pari al 16,75%, gli Ermellini ritengono tale scostamento certamente grave ed idoneo a giustificare l'accertamento standardizzato, secondo l'insegnamento di legittimità per cui "lo scostamento di almeno il 10% tra i ricavi dichiarati e quelli desumibili dagli studi di settore può rappresentare una soglia di sbarramento idonea a far ritenere che una percentuale di scostamento [come nella specie] superiore può costituire uno degli indici spia della gravità della incongruenza" (cfr. Cass. 29.1.2021, n. 2102, p. 9, sub § 4.8, non massimata). Ne consegue il rigetto del ricorso.

Concordato preventivo biennale: in un video le istruzioni per l’uso

Decreto salva casa: nuovi requisiti di abitabilità

Concordato preventivo forfetari: aggiornato il software

Via libera al Decreto Agricoltura: le misure approvate

Decreto Salva Casa: le novità in arrivo

Influencer inquadrabile come agente di commercio

Carta Dedicata a te: destinatari, requisiti e misura

Decreto Coesione in Gazzetta Ufficiale, le novità in arrivo

Disabili: come cambia la legge 104 dal 30 giugno

Legittimo l’accertamento con uno scostamento del dichiarato pari al 16,75%

Lo scostamento di almeno il 10% tra i ricavi dichiarati e quelli desumibili dagli studi di settore può rappresentare una soglia di sbarramento idonea a far ritenere che una percentuale di scostamento superiore può costituire uno degli indici spia della gravità della incongruenza

Newsletter

Articoli correlati