Plastic tax: i chiarimenti di Assonime

Assonime ha emanato la circolare n. 2 del 18 febbraio 2020, avente ad oggetto l’istituzione dell’imposta sul consumo dei manufatti con singolo impiego. La legge di bilancio 2020 ha introdotto questa nuova imposta sul consumo dei manufatti con singolo impiego, contraddistinti con l’acronimo MACSI, che hanno la funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari, c.d. plastic tax. Si tratta di una nuova imposta con carattere ambientale, oltre che ha la funzione di ottenere risorse strutturali per il bilancio dello Stato. Cos’è la plasic tax? Occorre evidenziare che la nuova imposta ha le caratteristiche dell’accisa, e il suo presupposto è costituito dalla fabbricazione o dall’introduzione nel territorio nazionale di prodotti aventi alcune caratteristiche merceologiche. Mentre la base imponibile è data dalla quantità, e non da un corrispettivo o valore del prodotto. In ogni caso non è applicabile la normativa generale delle accise, ma quella propria della nuova normativa, che dovrà essere integrata da un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, da pubblicare entro il mese di maggio del 2020. Quanto alla compatibilità del tributo con la disciplina armonizzata delle accise e con il sistema comune dell’IVA, occorre notare che la normativa comunitaria preclude l’istituzione di tributi non armonizzati che prevedano adempimenti o formalità connesse con il passaggio di frontiere. Al momento quindi non sembra che la nuova normativa si ponga in contrasto con quella europea. Con riferimento all’attuabilità concreta, occorre che chiarire che gli stabilimenti di produzione devono essere controllati dall’Amministrazione finanziaria per evitare che i prodotti oggetto di prelievo siano immessi in consumo senza avere assolto il tributo. L’imposta è dovuta nella misura di 0,45 euro per ogni chilogrammo di materia plastica, quindi con riferimento alla plastica costituita da polimeri organici di origine sintetica, contenuta nei MACSI. La nozione di MACSI Quanto alla nozione di MACSI questa dovrà essere chiarita con il successivo provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che porterà alla definizione delle modalità attuative della nuova disciplina. Questa nuova normativa esclude dal tributo i prodotti che: - sono compostabili; - sono dispositivi medici classificati dalla Commissione unica sui dispositivi medici; - servono per contenere e proteggere preparati medicinali. Nel caso in cui la materia plastica contenuta nei MACSI proviene da processi di riciclo, i MACSI sono soggetti all’imposta, ma la base imponibile deve essere ridotta in misura proporzionale rispetto alla quantità di plastica utilizzata che abbia questa provenienza. Chi sono i soggetti passivi I soggetti passivi sono raccolti in tre categorie: - MACSI realizzati nel territorio italiano; - MACSI provenienti da altro paese dell’Unione europea; - MACSI provenienti da paese non facente parte dell’U.E. Nella prima ipotesi, il soggetto passivo è il fabbricante,per cui non si considera così chi produce MACSI utilizzando, come materia prima o semilavorati, altri MACSI senza aggiungere ulteriori materie plastiche. Nella seconda ipotesi caso, chi effettua l’acquisto intracomunitario è il soggetto passivo, per cui vi è il dubbio se rientri fra i soggetti passivi anche il soggetto che effettua acquisti intracomunitari nei casi di destinazione dei manufatti nel territorio italiano per finalità rientranti nell’esercizio dell’impresa. Nella terza ipotesi, l’importatore è il soggetto passivo. In questo caso dovrebbe escludersi l’applicabilità dell’imposta per i MACSI importati per operazioni di perfezionamento attivo, dal momento che essi sono destinati a essere riesportati. L’accertamento dell’imposta avviene con una dichiarazione trimestrale che contiene gli elementi necessari alla determinazione dell’imposta dovuta, da presentare all’Agenzia delle dogane entro il mese successivo al trimestre solare cui la dichiarazione si riferisce. Ne consegue che la dichiarazione va presentata entro: - il mese di aprile per il trimestre gennaio-marzo; - il mese di luglio, per il trimestre aprile giugno; - il mese di ottobre, per il trimestre luglio-settembre; - il mese di gennaio, per il trimestre ottobre-dicembre. Sanzioni La nuova disciplina stabilisce in linea generale che il mancato pagamento dell’imposta è punito con la sanzione amministrativa dal doppio al decuplo dell’imposta evasa, con un minimo di euro 500, mentre per il ritardato pagamento dell’imposta è prevista la sanzione amministrativa pari al 30 per cento dell’imposta dovuta, con un minimo di euro 250. In realtà la norma non chiarisce quando l’imposta deve considerarsi omessa o quando si ha un ritardo del pagamento. Per cui si potrebbe ritenere che il ritardo si ha in tutti i casi in cui vi sia un pagamento spontaneo, in assenza cioè di un atto di accertamento o di una richiesta da parte dell’Amministrazione finanziaria.

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