PNRR: pagamenti della PA entro 30 giorni

Fare in due anni quel che non si è fatto in venti, arrivando (alla fine del 2024) al risultato di far rispettare – in maniera consolidata e strutturale – alle P.A. il termine di 30 giorni previsto dalla legge (nel 2002) per i pagamenti dei fornitori.

È la sintesi oggettiva della riforma 1.11 prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che si occupa riduzione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni e delle autorità sanitarie.

La questione è vecchia e con essa è invecchiata almeno una generazione di imprenditori e di funzionari pubblici.

L’approccio del PNRR sembra essere quello decisivo, scientifico, che non ammette differimenti e che non indulgerà in tolleranze.

L’esito auspicato colora di ottimismo il piano di azione delle azioni delle imprese: come non salutare con compiacimento la certezza dei flussi di cassa con tutto quel che ne consegue rispetto alla gestione finanziaria e alla gestione complessiva del core business.

Vediamo dunque di illustrare tutti i tasselli del mosaico.

Che cosa prevede la legge

La disciplina di riferimento è scritta dall’articolo 4 del D.Lgs.231/2002, ai sensi del quale, di regola, i fornitori, anche quelli delle pubbliche amministrazioni, si pagano in 30 giorni, che diventano 60 per gli enti pubblici che forniscono assistenza sanitaria.

Per le P.A. c’è una scappatoia, considerato che – sempre per legge – possono pattuire un termine per il pagamento superiore, ma in modo espresso (e apposita firma di accettazione) e solo quando ci sia una oggettiva giustificazione agganciata alla natura particolare del contratto o a talune sue caratteristiche. In ogni caso non si possono sforare i 60 giorni.

La fotografia nel 2022

La situazione dei pagamenti da parte della P.A. è stata fotografata da una analisi dell’Ufficio studi della Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre (CGIA), che, innanzi tutto, ha rammentato i volumi della questione: in Italia le commesse della PA ai privati ammontano complessivamente a circa 150 miliardi di euro all’anno e il numero delle imprese fornitrici si aggira attorno a un milione.

Il report (pubblicato il 1° ottobre 2022) ha, poi, misurato l’Indicatore di Tempestività dei Pagamenti per alcune amministrazioni (media anno 2021), elaborando (alla data del 29 settembre 2022) i dati pubblicati dagli enti pubblici a mezzo delle proprie pagine web.

Stando al conteggio della CGIA, tra i ministeri, quello meno reattivo a saldare le fatture ricevute è stato l’Interno con un ITP pari a +67,09 (oltre 2 mesi di ritardo rispetto alla scadenza prevista dal contratto).

Seguono le Politiche agricole con +42,28 e la Difesa con +32,75.

Tra le amministrazioni regionali, invece, i maggiori ritardi nel saldare i pagamenti si sono registrati in Abruzzo con 62 giorni oltre la scadenza contrattuale, in Basilicata con 39,57 e in Campania con un ritardo medio di 9,74 giorni.

Tra i comuni, invece, la situazione più critica si è verificata a Napoli.

Nel 2021, l’amministrazione comunale del capoluogo regionale campano i giorni di ritardo nei pagamenti sono stati 228,15, a Lecce 63,18 e a Salerno 61,57.

Tra le Asl, infine, quella di Napoli 1 Centro ha pagato con un ritardo di 43,77 giorni, l’Usl Toscana Nord Ovest con 22,34 e la Napoli 2 Nord con 16,92.

Il report in esame riferisce che, ad una visione pluriennale, i ritardi di pagamento, misurati con l’ITP, sono mediamente in calo, anche se secondo la Corte dei Conti (Relazione sul rendiconto generale dello Stato 2019, Volume I, Tomo I, pag.285) si starebbe consolidando una tendenza che vede le Amministrazioni pubbliche privilegiare il pagamento in tempi brevi delle fatture di importo maggiore e ritardare intenzionalmente la liquidazione di quelle di importo meno elevato (con penalizzazione delle PMI).

Guardando all’Europa, la CGIA segnala che, tra i 27 Paesi dell’UE, nel 2021 nessun altro presenta uno score così negativo come l’Italia: l’incidenza dei debiti commerciali della PA sul Pil è stata del 3,1 per cento.

Persino la Grecia, che l’anno scorso aveva un rapporto debito pubblico/Pil che sfiorava il 203 per cento, presenta un’incidenza dei debiti commerciali sul Pil quasi la metà della nostra: 1,7 per cento

Sempre nel Vecchio Continente, ma stavolta considerando le autorità giudiziarie, lo studio CGIA cita la sentenza del 28 gennaio 2020 (C-122/18), con la quale la Corte di Giustizia dell’UE ha condannato l’Italia per violazione dell’articolo 4 della direttiva UE 2011/7 sui tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra amministrazioni pubbliche e imprese private (in attuazione della quale è stata novellato il d.lgs.231/2002).

Il PNRR

La riforma 1.11 del PNRR è intitolata alla riduzione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni e delle autorità sanitarie.

Lo scopo della riforma è quello di garantire che, entro la fine del 2023 le pubbliche amministrazioni a livello centrale, regionale e locale paghino gli operatori economici entro il termine di 30 giorni e le autorità sanitarie regionali entro il termine di 60 giorni.

Peraltro, poiché la soluzione al problema dei ritardi di pagamento sia strutturale, la riforma è intesa altresì a garantire che nel 2024 le pubbliche amministrazioni a livello centrale, regionale e locale continuino a pagare entro il termine di 30 giorni, le autorità sanitarie regionali entro il termine di 60 giorni.

Per arrivare a questo obiettivo, entro il primo trimestre del 2023, è prevista l’entrata in vigore di nuove norme per ridurre i tempi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni agli operatori economici.

Le misure in parola dovranno includere quantomeno i seguenti elementi fondamentali:

1. deve essere istituito il Sistema InIT (Nuovo sistema informatico gestionale di contabilità pubblica usato dalla Ragioneria Generale dello) presso le amministrazioni centrali a supporto dei processi di contabilità pubblica e di esecuzione della spesa pubblica;

2. ritardi di pagamento: gli indicatori, desunti dalla banca dati del sistema informativo della Piattaforma per i crediti commerciali (PCC) gestito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, devono essere costituiti dalla media ponderata dei tempi di ritardo dei pagamenti delle pubbliche autorità agli operatori economici per ciascuno dei seguenti livelli della pubblica amministrazione: autorità centrali (amministrazioni dello Stato, enti pubblici nazionali e altri enti), autorità regionali (regioni e province autonome), enti locali, enti del Servizio sanitario nazionale.

Entro la fine del 2023, sulla base della Piattaforma per i crediti commerciali (PCC), la media ponderata dei tempi di pagamento delle P.A. nei confronti degli operatori economici deve essere pari o inferiore a 30 giorni (60 giorni per la Sanità).

Entro la stessa data, sempre sulla base della Piattaforma per i crediti commerciali (PCC), la media ponderata dei tempi di ritardo dei pagamenti agli operatori economici non deve superare 0 giorni. Entrambi i risultati devono essere confermati nel 2024.

Gli effetti

L’obiettivo del PNRR è in sé positivo sotto tutti punti di vista, sia quello privato sia quello pubblico.

Per il settore pubblico, in particolare, la tempestività della corresponsione dei corrispettivi ai fornitori implica risultati favorevoli sul piano del fabbisogno finanziario generale, con un miglioramento del quadro generale del bilancio pubblico.

Ciò non toglie che anche l’aspetto della tempestività dei pagamenti non è una monade isolata e andrà pur sempre valutato in uno con la qualità della spesa pubblica e con l’efficienza del sistema giustizia.

Peraltro, realisticamente, se gli obiettivi verranno centrati in una percentuale significativa sarà comunque un esito da salutare con entusiasmo, per il quale vale la pena di accantonare il pensiero che cinque lustri non sono stati sufficienti a far vivere un semplice istituto normativo.