Quando si configura la rissa sul luogo di lavoro

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26043 depositata il 7 settembre 2023, ha fornito interessanti chiarimenti in relazione al concetto di “rissa” sul luogo di lavoro pronunciandosi su una causa avente a oggetto un licenziamento disciplinare. IL FATTO L’ipotesi di rissa sul luogo di lavoro è spesso contenuta nei contratti collettivi in sede di specificazione delle ipotesi legittimanti il licenziamento per motivi soggettivi. Nel caso in esame era infatti contemplata all’art. 48 del CCNL Servizi di pulizia/Multiservizi applicato al rapporto di lavoro e a tale ipotesi erano stati ricondotti i fatti contestati al dipendente in sede di irrogazione della sanzione espulsiva. Più nel dettaglio, il lavoratore, dipendente di una società cooperativa di produzione e lavoro, si era rifiutato di sottoscrivere un ordine di servizio relativo alle postazioni e agli orari di lavoro e aveva contestualmente aggredito verbalmente, con ingiurie e minacce, i responsabili di cantiere. La discussione era stata particolarmente violenta, in quanto si era reso necessario l’intervento delle Forze dell’Ordine. Tale comportamento era stato ritenuto dalla società molto grave. In un primo momento, in sede di contestazione disciplinare, era stato qualificato come grave insubordinazione, ipotesi prevista dal CCNL quale causa di licenziamento per giusta causa, quindi senza preavviso. In sede di irrogazione del licenziamento, però, il datore di lavoro aveva ricondotto la condotta del lavoratore alla fattispecie della rissa sul luogo di lavoro, anch’essa prevista dal predetto CCNL all’art. 48 quale ipotesi comportante, in questo caso, il licenziamento con preavviso. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE I giudici di legittimità con la pronuncia in commento hanno, in prima battuta, chiarito come tale diversa qualificazione dei fatti contestati al lavoratore non avesse realizzato alcuna violazione del principio di immutabilità della contestazione disciplinare e fosse quindi legittima: il provvedimento espulsivo si era infatti basato sui medesimi fatti contestati al lavoratore e non su circostanze di fatto nuove o diverse. Detto ciò, a fronte dell’eccezione del lavoratore in merito all’erronea riconduzione della condotta contestata alla fattispecie di rissa sul luogo di lavoro, la Cassazione ne ha, in realtà, sostenuto la correttezza sulla base di un precedente (la Cass. n. 12132/1998) che l’ha definita, sotto il profilo civilistico, come “una contesa – anche tra due sole persone – idonea a determinare, per le modalità dell’azione e la sua capacità espansiva, una situazione di pericolo per i protagonisti e per altre persone e, comunque, ove la lite si svolga nel contesto lavorativo, un grave turbamento del normale svolgimento della vita collettiva nell’ambito della comunità aziendale”. I giudici hanno così evidenziato come l’appena riportata definizione civilistica di rissa risulti più ampia rispetto a quella di natura penalistica, in cui viene richiesta la partecipazione di un numero minimo di soggetti (almeno tre) ed è altresì richiesto il carattere violento della contesa, tale da costituire pericolo per l’incolumità personale. Per la Corte di Cassazione, quindi, alla luce della definizione civilistica sopra descritta, il comportamento tenuto dal dipendente, caratterizzato da grande aggressività e uso di offese e minacce, con conseguente clima di paura e turbamento dell’attività lavorativa e dell’ambiente di lavoro, era stato correttamente ricondotto alla nozione di rissa sul luogo di lavoro, con conseguente rigetto del ricorso proposto dal lavoratore. Sul punto si evidenzia una sentenza più recente della Corte di Cassazione, la n. 2830/2016, con la quale è stato chiarito che la nozione civilistica di rissa nei termini sopra descritti non solo è più aderente al significato che del termine viene dato nella vita comune, ma risulta anche più conforme rispetto alle peculiarità dell’ambiente di lavoro, in quanto tiene conto della circostanza che la lite provochi un’alterazione nel suo regolare svolgimento. In tal senso anche la sentenza n. 326/2019 del Tribunale di Vicenza, con la quale è stata ricordata l’autonomia della nozione civilistica di rissa rispetto alla corrispondente nozione penalistica.

Concordato preventivo biennale: in un video le istruzioni per l’uso

Decreto salva casa: nuovi requisiti di abitabilità

Concordato preventivo forfetari: aggiornato il software

Via libera al Decreto Agricoltura: le misure approvate

Decreto Salva Casa: le novità in arrivo

Influencer inquadrabile come agente di commercio

Carta Dedicata a te: destinatari, requisiti e misura

Decreto Coesione in Gazzetta Ufficiale, le novità in arrivo

Disabili: come cambia la legge 104 dal 30 giugno

Quando si configura la rissa sul luogo di lavoro

La condotta è definibile come una contesa – anche tra due sole persone – idonea a determinare, per le modalità dell’azione e la sua capacità espansiva, una situazione di pericolo per i protagonisti e per altre persone

Newsletter

Articoli correlati