Riscossione tributi locali: quali termini di prescrizione?

Dal 1° gennaio 2020, gli avvisi di accertamento per i tributi locali diventano a tutti gli effetti esecutivi, al pari di quanto già avviene, grazie al DL 78/2010, per imposte sui redditi, IVA e IRAP. Nel sistema accertativo antecedente, disciplinato dalla L. 296/2006, vigevano in sostanza due termini decadenziali: - un primo, inerente alla notifica dell’avviso di accertamento, che andava (e andrà) notificato, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata o il versamento avrebbe dovuto essere effettuato; - un secondo, riguardante la notifica dell’atto di riscossione (cartella di pagamento o ingiunzione fiscale), che andava notificato, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui l’avviso di accertamento era divenuto definitivo. Con il nuovo sistema, viene meno la fase intermedia tra notifica dell’accertamento e inizio dell’esecuzione, rappresentata dalla notifica della cartella di pagamento o dell’ingiunzione fiscale. Decorsi i termini di legge (in sostanza il termine per il ricorso), il credito dell’ente locale, ad esempio a titolo di IMU, potrà essere posto in riscossione, mediante affidamento all’esattore decorsi trenta giorni dal termine per il ricorso. Ora come allora, la riscossione potrà avvenire in proprio ad opera dell’ente impositore, mediante affidamento al concessionario locale o a quello “nazionale” (Agenzia delle Entrate-Riscossione o Riscossione Sicilia spa, quest’ultima considerata agente della riscossione per effetto del DL 203/2005). Gli atti di esecuzione (pignoramento) o cautelari (ipoteca, fermo dei beni mobili registrati) andranno posti in essere non entro termini di decadenza ma entro termini di prescrizione, che, in quanto tali, possono essere interrotti da qualsiasi atto di intimazione di pagamento. Per le sanzioni tributarie, la prescrizione è in ogni caso quinquennale (art. 20 del DLgs. 472/97). Costante giurisprudenza ritiene che ciò valga anche per le imposte, in tema di fiscalità locale (Cass. 10 dicembre 2014 n. 26013; Cass. 22 giugno 2017 n. 15580). Rimane fermo l’art. 2953 del codice civile, quindi se scende il giudicato in ogni caso la prescrizione, per imposte e sanzioni, è decennale. Del pari, in osservanza della normativa civilistica, la prescrizione rimane sospesa se viene presentato ricorso, cominciando a decorrere dal giudicato. Molti sono gli atti che interrompono la prescrizione. Anzi, praticamente tutti i provvedimenti disciplinati dal DPR 602/73 hanno effetto interruttivo, naturalmente se la notifica è avvenuta entro i cinque anni. Interrompono la prescrizione, contenendo l’intimazione al pagamento delle somme, il preavviso di fermo dei beni mobili registrati, la comunicazione di ipoteca e l’intimazione ad adempiere dell’art. 50 del DPR 602/73. Presa in carico con effetto interruttivo Invece, non può avere effetto interruttivo la trasmissione del carico all’esattore, essendo un atto interno tra enti pubblici. Diverso è il caso della nota di presa in carico degli importi, che, al pari di quanto avviene per imposte sui redditi/IVA e IRAP, va notificata al contribuente per renderlo edotto dell’affidamento in riscossione delle somme. Tale nota, intimando il pagamento, dovrebbe altresì interrompere la prescrizione.

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Per le sanzioni tributarie la prescrizione è quinquennale e costante giurisprudenza ritiene che ciò valga anche in tema di fiscalità locale

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