Ritenute negli appalti e subappalti, le novità del Decreto fiscale

Con il decreto fiscale 2020, l’Esecutivo prova mettere un freno all’evasione delle ritenute fiscali da parte di imprese assegnatarie di appalti pubblici e privati, ponendo in capo al committente l’obbligo di procedere al relativo versamento utilizzando, alternativamente, la provvista che, mensilmente, l’impresa incaricata dovrà mettergli a disposizione oppure il corrispettivo dovuto alla stessa. La “riesumata” responsabilità del committente prevista dall’art. 4 del decreto, dunque, questa volta sarà circoscritta alle sole ipotesi in cui appaltatori e subappaltatori siano stati adempienti, ossia abbiano fornito la predetta provvista e i dati necessari ad eseguire il relativo versamento. L’altalenante disciplina previgente Nel corso degli anni, i Governi che si sono succeduti hanno rimodellato più volte la disciplina. In origine, con il D.L. n. 223 del 2006 (decreto Visco-Bersani), l’appaltatore era responsabile in solido con il subappaltatore per il versamento delle ritenute fiscali; il committente, invece, rischiava una sanzione amministrativa (compresa tra 5.000 e 200.000 euro) qualora avesse pagato il corrispettivo dell’appalto senza aver verificato, acquisendo apposita documentazione, l’effettivo espletamento da parte dell’appaltatore o di eventuali sub-appaltatori degli oneri fiscali. In seguito, dopo aver sottratto il committente alla summenzionata sanzione (con il D.L. n. 97/2008), il Governo ha esteso l’originaria responsabilità solidale tra appaltatore e subappaltatore al committente (D.L. n. 16/2012), per poi eliminarla dal tessuto normativo con il D.Lgs. n. 175/2014. Questo il quadro normativo fino ad oggi. Cosa prevede il decreto fiscale 2020 Il nuovo art. 17-bis del D.Lgs. n. 241 del 1997, rubricato “Ritenute e compensazioni in appalti e subappalti ed estensione del regime del reverse charge per il contrasto dell’illecita somministrazione di manodopera”, pone nuovamente in capo al committente che affida ad un’impresa l’esecuzione di un’opera o di un servizio, l’onere di versare le ritenute fiscali tramite delega F24 e senza poter utilizzare i propri crediti in compensazione. A tal fine, il committente avrà a disposizione una provvista di importo corrispondente all’ammontare complessivo del versamento dovuto. Provvista che dovrà essergli fornita - almeno 5 giorni lavorativi prima della scadenza del versamento - dall’impresa appaltatrice e subappaltatrice. L’impresa affidataria, tuttavia, in caso di ritardo del committente nel pagamento dei corrispettivi dovuti, potrà chiedere a quest’ultimo di rivalersi sugli stessi senza, quindi, rimettere la necessaria provvista. Non solo. La nuova disciplina prevede due ulteriori obblighi in capo al committente: (i) quello (già previsto dal D.L. n. 83 del 2012) di sospendere i pagamenti all’impresa affidataria laddove la stessa non abbia messo a disposizione la provvista per il versamento o non abbia fornito le informazioni necessarie per eseguire lo stesso; (ii) l’obbligo di comunicare all’Agenzia delle Entrate l’inadempimento dell’impresa affidataria, laddove lo stesso permanga per oltre 90 giorni - termine utile per consentire il ravvedimento ex art. 13, comma 1, lettere a) e a-bis), D.Lgs. n. 472/1997. Versamento delle ritenute fiscali da parte dell’impresa appaltatrice Il comma 12, ulteriormente, prevede che l’impresa appaltatrice o subappaltatrice possa, in deroga alla disciplina illustrata, eseguire direttamente il versamento delle ritenute fiscali, a condizione che: a) comunichi al committente tale opzione almeno 5 giorni prima della scadenza del versamento; b) produca apposita certificazione, messa a disposizione delle singole imprese dall’Agenzia delle Entrate mediante canali telematici, comprovante che la società: - sia effettivamente operativa da almeno 5 anni, - abbia eseguito versamenti, nei due anni precedenti, per un importo superiore a 2 milioni di euro, - non abbia iscrizioni a ruolo o accertamenti esecutivi per un importo superiore a 50.000 euro. Problematiche operative Con un comunicato stampa del 21 ottobre 2019, Confimi Industria ha espresso le proprie perplessità in merito al meccanismo delineato dall’Esecutivo, focalizzando l’attenzione sulle difficoltà a cui andrebbe incontro l’appaltatore che dovesse versare la provvista prima ancora di aver percepito il proprio compenso. Si pensi, ad esempio, all’ipotesi in cui la fattura sia emessa nel mese di novembre e il committente debba, come da accordi tra le parti, pagare i lavori a fine mese. In base alla nuova norma, l’appaltatore dovrebbe versare la provvista entro l’11 di novembre (almeno 5 giorni prima della scadenza del 16 per il versamento delle ritenute), prima ancora di aver maturato il diritto al compenso e di aver percepito lo stesso. Ebbene, laddove l’appaltatore versasse in difficoltà economiche e non riuscisse a pagare tempestivamente la provvista, il committente sarebbe autorizzato a sospendere il pagamento per l’opera o il servizio reso e a comunicare all’Agenzia delle Entrate l’inadempienza riscontrata. Il tutto a danno dell’impresa appaltatrice, che non potrebbe agire nei confronti del committente per ottenere il compenso pattuito. Questo, in sostanza, l’allarme lanciato da Confimi, cui il Governo dovrà dar risposta nei prossimi giorni.

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A decorrere dal 1° gennaio 2020, sarà onere del committente sostituto d’imposta procedere al versamento delle ritenute fiscali trattenute dall'impresa appaltatrice o affidataria e dalle imprese subappaltatrici

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