Srl in liquidazione: il possesso della partecipazione non preclude l’accesso al forfettario

Sono passati quasi due mesi dall’entrata in vigore delle novità previste dalla legge di Bilancio 2019 riguardanti il regime forfetario di cui alla legge n. 190 del 2014 e sussistono ancora numerose incertezze. Le indicazioni fornite sino ad oggi sono molto scarne e non hanno risolto la maggioranza dei problemi che si pongono dall’inizio dell’anno. I contribuenti già in attività hanno dovuto valutare sin dal 1° gennaio 2019 la sussistenza o meno delle condizioni in grado di legittimare l’applicazione del regime in esame e l’operazione non è stata affatto agevole. Il possesso di partecipazioni: la “vecchia” causa ostativa Le incertezze sono state alimentate dai chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate in risposta ad alcuni quesiti. Dalle prime risposte successive all’approvazione della legge di Bilancio 2019, sembra che l’Agenzia delle Entrate abbia deciso di superare le precedenti interpretazioni. Ciò in quanto la causa ostativa relativa al possesso di partecipazioni è molto diversa rispetto alla norma in vigore fino al 31 dicembre 2018. Fino allo scorso anno, a parte il possesso delle quote di partecipazione in società di persone di cui all’art. 5 TUIR, la causa ostativa riguardava anche le S.r.l. trasparenti. Se il contribuente possedeva contemporaneamente all’esercizio dell’attività una quota di partecipazione, anche minoritaria, scattava la causa ostativa. Secondo l’Agenzia delle Entrate sarebbe stato sufficiente effettuare la cessione della quota di partecipazione entro il 30 dicembre, pur applicando il regime forfetario, per conservare tutti i vantaggi di questo regime. In tale caso, infatti, il reddito di partecipazione sarebbe stato imputato al nuovo socio. Il possesso di quote di partecipazione in S.r.l. non trasparenti non costituiva, invece, una causa ostativa. Il possesso di partecipazioni: la nuova causa ostativa La legge di Bilancio 2019 ha modificato radicalmente la disposizione precedentemente in vigore di cui all’art. 1, comma 57, legge n. 190/2014. Dall’inizio del nuovo anno anche il possesso di quote di partecipazione in S.rl.l. non trasparenti rappresenta una nuova ipotesi di esclusione dal regime forfetario. Tuttavia, l’impedimento all’ingresso nel regime forfetario richiede la contemporanea sussistenza di due condizioni: - in primis il contribuente deve essere in possesso di una quota in grado di assicurargli il controllo diretto o indiretto della S.r.l.; - in secondo luogo, la società a responsabilità limitata deve esercitare un’attività riconducibile, direttamente o indirettamente, al contribuente che intende applicare il regime forfetario. Se l’attività è diversa, l’accesso al forfait non sarà affatto precluso. Probabilmente a causa della diversità della nuova disposizione, l’Agenzia delle Entrate sembra aver superato le precedenti interpretazioni. È stato affermato, diversamente dal passato, che è necessario cedere preliminarmente la partecipazione posseduta per entrare, ma solo successivamente alla cessione, nel regime forfetario. L’ultima interpretazione è quindi più restrittiva rispetto ai passati orientamenti. L’auspicio è che questo “giro di vite” non condizioni negativamente l’interpretazione riguardanti fattispecie completamente diverse che non dovrebbero impedire l’accesso al regime forfetario. Il possesso di quote di partecipazione in S.r.l. in liquidazione In base ad un’interpretazione rigorosamente letterale della disposizione, il mero possesso di una partecipazione in una S.r.l., anche in liquidazione, se “accompagnato” dalle altre due condizioni sembrerebbe precludere l’accesso al forfait. Tuttavia, questa interpretazione non è corretta non tenendo conto della tipologia di attività e delle prestazioni che possono essere poste in essere dalla società durante il periodo di liquidazione. Se si considera la finalità della causa inibente risulta evidente come il legislatore abbia inteso evitare che il contribuente forfetario “trasferisca” una parte dei ricavi in capo alla S.r.l.. Ciò al fine di non superare il limite di ricavi di 65.000 euro. Anche per tale ragione, la causa ostativa scatta solo nei casi in cui il contribuente possieda una partecipazione in grado di assicurargli il controllo. La società che si trova in uno stato di liquidazione può anche essere in possesso del medesimo codice ATECO del contribuente che intende avvalersi del regime forfetario, ma la circostanza sembra essere insufficiente per fare scattare la causa ostativa. Si deve infatti tenere conto che la società in liquidazione non può avviare nuove attività e deve limitarsi al completamento dei lavori in corso. Le altre operazioni devono essere finalizzate al completamento della fase liquidatoria. Non è dunque possibile, con riferimento alle nuove prestazioni, che il contribuente trasferisca una parte del fatturato in capo alla S.r.l. ponendo in essere l’emissione delle relative fatture in relazione ad attività che la società non avrebbe potuto svolgere. La società possiede solo formalmente lo stesso codice ATECO del contribuente, ma nella sostanza l’attività finalizzata alla liquidazione non può essere ricondotta al contribuente forfetario e per tale ragione deve ritenersi come la causa ostativa in esame non trovi applicazione. Il punto non è stato ancora affrontato dall’Agenzia delle Entrate, ma sussistono diversi elementi per ritenere ed auspicare la conferma della soluzione.

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