Ticket sui licenziamenti più caro nel 2023

Il c.d. ticket licenziamento è un contributo dovuto in un’unica soluzione dai datori di lavoro nei casi di interruzione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato per le causali che, indipendentemente dal requisito contributivo, darebbero diritto alla NASpI; è pari al 41% del massimale mensile di NASpI per ogni 12 mesi di anzianità aziendale negli ultimi tre anni (circ. INPS n. 137/2021). L’obbligo contributivo va assolto entro e non oltre il termine di versamento della denuncia successiva a quella del mese in cui si verifica la risoluzione del rapporto di lavoro. Si tratta di un contributo scollegato rispetto all’importo della prestazione individuale, cosicché è dovuto per intero sia in caso di part time sia in caso di full time del rapporto di lavoro cessato. Avendo l’INPS, con la circ. n. 14/2023, indicato la misura, in vigore dal 1° gennaio 2023, della indennità di disoccupazione NASpI, determinando in 1.352,19 euro la retribuzione da prendere a riferimento per il calcolo delle indennità di disoccupazione NASpI e in 1.470,99 euro l’importo massimo mensile di detta indennità, in attesa di ulteriori indicazioni da parte dell’Istituto previdenziale si può, sin da ora, individuare l’importo, per il 2023, del ticket licenziamento, che dovrebbe essere quindi pari a 603,10 euro (il 41% di 1.470,99 euro) per ogni anno di anzianità lavorativa del lavoratore. L’importo massimo del contributo dovrebbe, così, essere pari a 1.809,30 euro (603,10 euro moltiplicato per 3). Quando il lavoratore abbia un’anzianità inferiore all’anno, occorrerà effettuare una riparametrazione dell’importo in base agli effettivi mesi di lavoro, considerando come mensilità intera quella in cui la prestazione lavorativa si sia protratta per almeno 15 giorni (circ. INPS n. 44/2013). A tal fine, si specifica che la quota mensile, per il 2023, del ticket licenziamento dovrebbe essere pari a 50,26 euro (603,10 euro/12). Nel computo dell’anzianità aziendale, come già chiarito dall’Istituto, devono ricomprendersi i periodi di lavoro con contratto diverso da quello a tempo indeterminato se il rapporto di lavoro sia proseguito senza soluzione di continuità e quelli in cui il datore di lavoro abbia beneficiato della restituzione del contributo addizionale, quindi nei casi previsti dall’art. 2 comma 30 della L. 92/2012, che prevede la restituzione del contributo qualora sia intervenuta in assenza di soluzione di continuità la trasformazione del rapporto di lavoro in contratto a tempo indeterminato o l’assunzione del lavoratore con contratto di lavoro a tempo indeterminato entro sei mesi dalla cessazione del precedente contratto a termine (circ. INPS n. 40/2020). Per i lavoratori coinvolti in operazioni societarie ex art. 2112 c.c. si fa presente che, in caso di interruzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, ai fini del versamento del contributo in questione deve essere considerata la durata complessiva del rapporto di lavoro, compreso il periodo svolto presso l’azienda cedente (messaggio n. 10358/2013 e circ. INPS n. 40/2020). Dal computo dell’anzianità vanno esclusi i periodi di congedo di cui all’art. 42 comma 5 del DLgs. 151/2001 e quelli di aspettativa non retribuita. Per i lavoratori intermittenti, a prescindere dall’obbligo di disponibilità, vanno invece esclusi i periodi non lavorati. Si evidenzia che, rispetto all’anno scorso, l’importo del ticket risulta aumentato, in quanto per il 2022 il massimale NASpI è stato pari a 1.360,77 euro, con conseguente importo del ticket pari a 557,91 euro (circ. INPS n. 26/2022).

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Ticket sui licenziamenti più caro nel 2023

Il contributo, per l’anno 2023, è pari a 603,10 euro (41% di 1.470,99 euro) per ogni anno di lavoro effettuato, fino ad un massimo di 3 anni (1.809,30 euro)

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