Utilizzo delle imbarcazioni extra-Ue: in arrivo controlli più stringenti

Novità per il mondo della nautica da diporto in arrivo dalla legge di bilancio 2020 (L. n. 160/2019), che, all’art. 1, commi 725 e 726, ha stabilito che le prestazioni di servizi di locazione, anche finanziaria, noleggio e simili, a breve termine (art. 7-quater, comma 1, lett. e) del DPR n. 633/72), di imbarcazioni da diporto, a decorrere dal prossimo 1° aprile, si considereranno effettuate al di fuori dell’Unione europea esclusivamente qualora, attraverso il ricorso ad “adeguati mezzi di prova”, sia dimostrata l’effettiva utilizzazione e l’effettiva fruizione di tali servizi al di fuori del territorio comunitario. A tal proposito, l’Agenzia delle Entrate, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio (quindi entro il 29 febbraio 2020), dovrà emanare un provvedimento ad hoc che individui le modalità e i mezzi idonei a dimostrare l’effettiva fruizione e l’effettivo utilizzo dei citati servizi al di fuori dell’Unione europea. Con la norma in esame – che si prefigge lo scopo di prevenire casi di doppia imposizione, di non imposizione o di distorsione di concorrenza ai fini dell’imposta sul valore aggiunto – il legislatore ha inteso superare definitivamente il c.d. metodo delle “percentuali di presumibile utilizzo” delle unità da diporto al di fuori delle acque comunitarie, costato all’Italia l’apertura, l’8 novembre 2018 (con la pubblicazione del “Pacchetto infrazioni di novembre: decisioni principali”, punto 13 – “Fiscalità e unione doganale”), da parte della Commissione europea, di una procedura di infrazione. Nell’occasione, la Commissione intervenne a stigmatizzare il ricorso, da parte non solo dell’Italia, ma anche di Regno Unito e Malta, a sistemi di riduzione forfetaria generalizzata delle basi imponibili relative all’utilizzo/fruizione di determinati servizi – quali, ad esempio, leasing nautici, locazione e/o noleggio di imbarcazioni da diporto – esclusivamente sulla base di presunzioni, tralasciando del tutto la concreta verifica del luogo di reale impiego del bene. Più nel dettaglio, con la circolare n. 49 del 7 giugno 2002, l’Agenzia delle Entrate stabilì percentuali di forfetizzazione dell’utilizzo delle unità da diporto nel territorio comunitario sulla base di “parametri dimensionali”, partendo dal presupposto che la probabilità di impiego di uno yacht al di fuori delle acque comunitarie aumenti in maniera direttamente proporzionale con la lunghezza dello stesso. Ecco, allora, che si passava dalla presunzione di impiego in territorio comunitario pari al 30%, per unità a motore o a vela oltre i 24 mt, al 90%, per unità a motore o a vela entro i 7,5 mt, al 100%, per le unità adibite alla navigazione in acque protette. In buona sostanza, col vecchio sistema, mentre l’aliquota IVA applicabile era sempre quella ordinaria del 22%, la base imponibile su cui essa veniva applicata si riferiva solo alla parte di presunto utilizzo nel territorio comunitario, generando – a parere della Commissione europea – un grave falsamento della concorrenza nel settore marittimo. Con l’entrata in vigore della nuova norma prevista dalla legge di bilancio, invece, a partire dal 1° aprile 2020, proprio allo scopo di contrastare le condotte abusive nello specifico settore palesate dalle inchieste Panama e Paradise Papers dell’International Consortium of Investigative Journalist (ICIJ), si amplieranno notevolmente le maglie dei controlli nello specifico settore. In tale contesto, sarà fondamentale il ruolo della Guardia di Finanza, che – in forza delle sue esclusive prerogative di unica “Polizia del mare” (derivante dalla riforma dei comparti di specialità delle Forze di polizia attuata attraverso il D.Lgs. n. 177/2016 e il decreto del Ministro dell’Interno del 15 agosto 2017), nonché di Polizia economico-finanziaria operante in mare – attraverso il proprio Comparto aeronavale, capillarmente diffuso sul territorio nazionale, porrà particolare attenzione al contrasto di quei fenomeni illeciti più insidiosi correlati al mondo del chartering, sempre più spesso appannaggio di veri e propri professionisti dell’evasione ed elusione fiscale, anche internazionale, nonché di riciclaggio e autoriciclaggio. Un provvedimento dell’Agenzia dovrà stabilire gli “adeguati mezzi di prova” Si resta, ovviamente, in attesa del provvedimento dell’Agenzia delle Entrate che dovrà stabilire gli “adeguati mezzi di prova” utili a dimostrare l’effettivo impiego degli yacht al di fuori del territorio comunitario, che potranno essere individuati, ad esempio, nei tracciati AIS (Automatic Identification System), ovvero nelle informazioni estraibili dai sistemi di cartografia elettronica e dai GPS di bordo.

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